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  • Lunedì 9 dicembre 2019

L’India vuole regolarizzare i migranti irregolari, ma non quelli musulmani

È un emendamento proposto dal governo nazionalista di Narendra Modi, ma è molto criticato e controverso

Protesta contro la Citizenship Amendment Bill (CAB) a Gauhati, India, dicembre 2019 (AP Photo/Anupam Nath)
Protesta contro la Citizenship Amendment Bill (CAB) a Gauhati, India, dicembre 2019 (AP Photo/Anupam Nath)

Lunedì il Parlamento indiano comincerà a discutere una legge che dovrebbe facilitare la regolarizzazione dei migranti non musulmani provenienti da tre paesi vicini all’India, cioè Pakistan, Bangladesh e Afghanistan. La legge, chiamata Citizenship Amendment Bill (CAB), è stata proposta dal governo guidato dal primo ministro Narendra Modi, leader del partito nazionalista indù Bharatiya Janata Party, accusato in passato di fare politiche discriminatorie contro la minoranza musulmana. Secondo il governo, la nuova legge dovrebbe garantire un rifugio sicuro alle minoranze non musulmane che vivono nei tre paesi vicini, dove la religione maggioritaria è l’Islam.

La legge proposta dal governo emenda la Legge sulla Cittadinanza Indiana, che tra le altre cose prevede la prigione o l’espulsione per i migranti irregolari e stabilisce che per richiedere la cittadinanza uno straniero debba avere vissuto in India o lavorato per il governo federale per almeno 11 anni.

La proposta di legge, la CAB, introduce alcune eccezioni per i membri di sei minoranze religiose – induisti, sikh, buddisti, gianisti, parsi e cristiani – provenienti da Pakistan, Afghanistan e Bangladesh. A queste persone viene data la possibilità di richiedere la cittadinanza indiana dopo avere vissuto in India per sei anni, praticamente la metà del tempo previsto per tutti gli altri.

Gli oppositori del governo sostengono che la proposta di legge violi i principi garantiti dalla Costituzione indiana, che vieta la discriminazione sulla base della religione. Se l’obiettivo fosse davvero quello di proteggere le minoranze discriminate e perseguitate, dicono gli oppositori, allora la proposta avrebbe dovuto includere anche gli ahmadi provenienti dal Pakistan e il rohingya provenienti dal Myanmar. Chi si oppone alla legge accusa il governo Modi di avere avviato una campagna molto dura per delegittimare i cittadini musulmani dell’India.

Per diventare legge, la proposta del governo dovrà essere approvata in entrambe le Camere del Parlamento: il passaggio alla Camera bassa dovrebbe essere piuttosto semplice, vista la grande maggioranza di seggi controllata dal partito Bharatiya Janata Party, mentre nella Camera alta il margine è minore. Già un tentativo precedente di far passare la proposta di legge si era fermato alla Camera alta dopo alcune violente proteste anti-migranti nel nordest dell’India, dove l’immigrazione illegale proveniente dal Bangladesh è considerata un problema di sicurezza da diverso tempo.