Più di mille donne australiane hanno vinto una class action contro Johnson & Johnson, a causa dei danni procurati da un prodotto per curare le complicanze del parto

(Mario Tama/Getty Images)
(Mario Tama/Getty Images)

1.350 donne australiane hanno vinto una class action contro la multinazionale farmaceutica Johnson & Johnson, avviata in seguito ai danni procurati da un prodotto che serviva a curare le complicanze del parto. La cifra che l’azienda dovrà risarcire alle querelanti sarà comunicata a febbraio.

Il prodotto in questione è un impianto in garza utilizzato per trattare alcune comuni complicanze del parto, come il prolasso della vescica e l’incontinenza urinaria da stress. Questi impianti in molti casi sono risultati difettosi, causando infezioni e si sono dimostrati molto difficili da rimuovere. A causa degli impianti alcune donne hanno iniziato a soffrire di dolori cronici e altre non sono più riuscite ad avere rapporti sessuali.

Gli impianti erano stati ideati da Ethicon, un’azienda di proprietà di Johnson & Johnson, e ampiamente promossi tra chirurghi e pazienti, sostenendo che impiantare queste garze fosse un’operazione facile e veloce: in tutto Johnson & Johnson ha venduto più di 100mila impianti di questo tipo. Secondo Anna Katzmann, giudice del tribunale federale che ha emesso la sentenza, l’azienda ha promosso questi impianti nonostante non li avesse adeguatamente testati, pur sapendo delle potenziali complicanze che avrebbero potuto arrecare, e non avrebbe fatto nulla per rimediare ai danni una volta che ne era venuta a conoscenza. «Hanno trattato le donne essenzialmente come cavie, hanno mentito e non hanno fatto nulla per aiutarle», ha detto la giudice riferendosi a Johnson & Johnson. «I rischi erano noti, non insignificanti, e per ammissione delle persone ascoltate avrebbero potuto causare danni significativi e gravi».