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  • Lunedì 18 novembre 2019

La battaglia al Politecnico di Hong Kong

Dopo due giorni di scontri, tra bombe incendiarie e gas lacrimogeni, la polizia ha circondato una delle più importanti università della città, occupata dai manifestanti

Un incendio su uno dei ponti che portano verso il Politecnico di Hong Kong, domenica 17 novembre (Anthony Kwan/Getty Images)
Un incendio su uno dei ponti che portano verso il Politecnico di Hong Kong, domenica 17 novembre (Anthony Kwan/Getty Images)

Sabato e domenica la polizia di Hong Kong e i manifestanti pro-democrazia si sono scontrati molto violentemente intorno al Politecnico di Hong Kong (comunemente chiamato PolyU), che da giorni è occupato dai manifestanti. Domenica sera la polizia ha provato a entrare nelle strutture dell’università, ma è stata respinta da un cospicuo lancio di bombe incendiarie. Gli agenti hanno quindi circondato tutto il campus universitario e da alcune ore impediscono ai manifestanti di lasciare la zona. All’alba di lunedì (Hong Kong è sette ore avanti rispetto all’Italia) un gruppo di manifestanti che avevano provato a lasciare il Politecnico è dovuto tornare indietro, dopo che la polizia aveva sparato contro di loro gas lacrimogeno.

All’interno del Politecnico si trovano tra le cinquecento e le ottocento persone, tra studenti universitari e altri manifestanti (BBC dice che tra loro ci sono moltissimi adolescenti). Dopo che per i primi mesi delle proteste ad Hong Kong le università erano rimaste escluse dagli scontri più violenti, nell’ultima settimana diverse scuole della regione sono state occupate dai manifestanti, in una mobilitazione coordinata per interrompere lo svolgimento di lezioni e attività didattiche. Tra le università occupate ci sono state anche la Chinese University, una delle più prestigiose di Hong Kong, e il Politecnico, dove gli scontri con la polizia erano cominciati l’11 novembre, facendosi sempre più intensi e violenti col passare dei giorni.

Sabato e domenica la polizia ha provato a cacciare gli occupanti dal Politecnico ed è cominciata una sorta di battaglia. I manifestanti sono ormai piuttosto organizzati e hanno respinto le cariche della polizia lanciando sassi, mattoni e bombe incendiarie in grandissima quantità. Gli scontri più gravi sono avvenuti sui ponti che collegano il campus al resto della città e nelle strade intorno all’università, dove i manifestanti hanno costruito barricate per rallentare i movimenti degli agenti. Gran parte dei manifestanti indossava maschere antigas per proteggersi dai gas lacrimogeni e dal fumo degli incendi; molti di loro erano armati con armi improvvisate, spade da scherma, archi con frecce. Un video girato molto domenica mostrava un gruppo di manifestanti sul tetto del Politecnico che lanciava bombe incendiarie contro la polizia con una grossa fionda improvvisata.

Contro i manifestanti, la polizia ha sparato gas lacrimogeni e proiettili di gomma (come questi), arrestando decine di persone nel corso del fine settimana. Decine di altre persone sono state arrestate lunedì mattina intorno al Politecnico, ma non è ancora chiaro se si trattasse di manifestanti che si trovavano dentro la scuola o di altri arrivati in loro aiuto dopo gli scontri di domenica. Il New York Times, citando le autorità sanitarie di Hong Kong, dice che 38 persone sono state ferite negli scontri al Politecnico, tra cui un agente di polizia ferito alla gamba da una freccia lanciata dai manifestanti.

A giudicare dalle tattiche adottate dalla polizia nelle ultime ore, scrivono diversi giornalisti, sembra che la strategia delle autorità sia attendere il momento giusto per fare irruzione e arrestare i manifestanti asserragliati nel Politecnico. Il presidente del Politecnico Teng Jin-Guang ha diffuso un video messaggio in cui ha detto di aver raggiunto un accordo con le autorità per accompagnare i manifestanti fino a una stazione di polizia e di essersi fatto garante dell’equità del trattamento che riceveranno. L’offerta però non sembra essere stata accolta da nessuno e alcuni manifestanti sentiti da BBC hanno detto di aver scelto di aspettare la polizia nell’università visto che tutti saranno comunque arrestati, prima o poi. La polizia ha minacciato di usare anche proiettili veri, se nelle prossime ore non cesseranno gli attacchi contro gli agenti.

Intanto lunedì l’Alta Corte di Hong Kong ha giudicato incostituzionale la controversa legge introdotta a inizio ottobre per vietare l’uso di maschere nelle manifestazioni pubbliche. La legge, sostenuta anche dalla governatrice Carrie Lam, era stata pensata per rendere più facile l’identificazione dei manifestanti e controllare le proteste, ma l’Alta Corte ha stabilito che la sua formulazione era troppo vaga e quindi incostituzionale.