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  • Giovedì 14 novembre 2019

Le zone colpite dalle alluvioni in Veneto

Venezia e Chioggia rimangono sott’acqua, a Jesolo e Caorle il mare ha distrutto il litorale ed è arrivato alle piazze: i danni sono enormi e ancora incalcolabili

Piazza San Marco, il punto più basso di Venezia, fotografata giovedì pomeriggio (Marco Bertorello / AFP)
Piazza San Marco, il punto più basso di Venezia, fotografata giovedì pomeriggio (Marco Bertorello / AFP)

Le isole della laguna veneta e ampie zone del litorale veneziano sono state sommerse da almeno un metro di acqua a causa delle alluvioni provocate dal brutto tempo negli ultimi due giorni. Nella notte tra martedì e mercoledì le piogge, il forte vento di scirocco e l’alta marea hanno alzato rapidamente, e a livelli eccezionali, le acque della laguna, che poi non sono scese a sufficienza anche a causa dell’ingrossamento del mare Adriatico, sostenuto dalle piene simultanee dei fiumi che sfociano attorno alla laguna. Giovedì il vento si è indebolito e la marea si è abbassata ovunque, ma in serata potrebbe riportarsi nuovamente sopra i 120 centimetri sul medio mare.

Le alluvioni hanno sommerso interamente Chioggia e la città di Venezia con un picco di 187 centimetri di acqua alta, il più alto registrato dalla famosa alluvione del 1966. Il comune di Venezia ha ordinato la chiusura di tutti gli istituti scolastici, l’intero sistema di navigazione pubblico è stato interrotto ed è stato chiesto lo stato d’emergenza. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, a Venezia da due giorni, ha detto che giovedì prenderà in carico la richiesta, oltre a stanziare i primi fondi per gli interventi. Il cosiddetto “Comitatone” per la salvaguardia di Venezia è stato convocato il 26 novembre per accelerare la soluzione strutturale dei problemi.

Finché l’acqua non si ritirerà completamente, i danni non possono essere calcolati con esattezza, ma le stime sono già iniziate. In tutta Venezia l’acqua ha superato le barriere di protezione installate alle entrate di negozi e abitazioni; dove le barriere hanno funzionato perché più alte, l’acqua è entrata ugualmente ai piani terra di molti edifici attraverso tubature e sanitari. Ci sono stati guasti alle linee telefoniche, agli impianti elettrici e alle imbarcazioni, che il vento e la marea hanno sospinto fuori dai canali e trasportato sopra le fondamenta in vari punti della città.

In un’ala della basilica di San Marco si lavora per mettere al riparo opere e oggetti di valore (Marco Bertorello / AFP)

C’è stato un incendio all’interno del palazzo Ca’ Pesaro, sul Canal Grande, che ospita la Galleria Internazionale d’Arte Moderna e il Museo di arte orientale. Ci sono stati danni alla Basilica di San Marco – che si trova nel punto più basso di Venezia – e al teatro La Fenice: la cripta di San Marco si è allagata e l’acqua all’interno della basilica ha superato il metro di altezza, mentre nel teatro sono stati invasi i locali di servizio. Si stimano poi numerosi altri danni ancora da quantificare a palazzi, musei, fondazioni, biblioteche e attività commerciali.

In laguna, invece, le onde dell’Adriatico hanno scavalcato i murazzi dell’isola di Pellestrina, cioè le dighe costruite proprio per proteggere dal mare il Lido e le isole. A nord-est di Venezia la mareggiata è stata così violenta da distruggere le spiagge e le strutture balneari del litorale jesolano e delle località di Porto Santa Margherita, Eraclea, Caorle, Bibione e Lignano. Le onde sono arrivate fino in piazza Mazzini, il centro del Lido di Jesolo, e nella piazza principale di Caorle.

In Friuli Venezia Giulia, le zone più basse del centro di Trieste sono state sommerse, così come le località limitrofe, mentre a Grado manca la corrente e le scuole sono state chiuse. Nel Veneto meridionale, in provincia di Rovigo, la zona di pesca e allevamenti nota come la Sacca degli Scardovari è stata gravemente danneggiata.

Il molo Audace di Trieste al livello del mare (Giovanni Montenero/Ufficio Stampa regione FVG/LaPresse)

Mercoledì sera il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro ha detto in conferenza stampa: «È una tragedia, lo capiremo man mano che arriveranno i conti. Da qui dobbiamo ripartire, trovando soluzioni e restando uniti». Ha inoltre chiesto la nomina di un commissario per concludere gli ultimi lavori del MOSE — l’imponente struttura in costruzione ormai da oltre quindici anni che dovrebbe riparare la città dall’alta marea — per accelerare la sua entrata in funzione, ora prevista verso la fine del 2021.

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