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  • Lunedì 11 novembre 2019

E ora che succede in Bolivia?

L'ormai ex presidente Evo Morales è nascosto non si sa dove, e dopo una serie lunghissima di dimissioni il suo posto potrebbe essere preso da una politica di opposizione

(AP Photo/Juan Karita)
(AP Photo/Juan Karita)

La situazione in Bolivia è sempre più caotica. Dopo le dimissioni forzate dell’ormai ex presidente boliviano Evo Morales, costretto a rinunciare al suo incarico su pressione delle forze di sicurezza del paese, i leader dei vari partiti stanno cercando di capire chi prenderà il suo posto, visto che le persone che occupavano le cariche istituzionali più importanti del paese si sono dimesse tutte nelle ultime ore, in solidarietà con l’ex presidente. Morales, che si è nascosto non si sa dove, ha scritto su Twitter che la polizia starebbe cercando di arrestarlo «illegalmente» e che «gruppi violenti» avrebbero assaltato la sua casa.

Un video della sua casa messa sotto sopra e con dentro decine di persone è stato diffuso sui social network.

Il problema più urgente emerso nelle ultime ore è quello di capire chi prenderà il posto di Morales per guidare la Bolivia a nuove elezioni. Insieme all’ex presidente, infatti, si sono dimesse le cariche più importanti del paese, quelle che la Costituzione prevede che guidino il governo in caso di emergenza: il vicepresidente, Álvaro García Linera, la presidente del Senato, Adriana Salvatierra, e il presidente della Camera, Víctor Borda.

La nuova presidente sarà probabilmente Jeanine Añez Chavez, seconda vicepresidente del Senato e senatrice del partito di opposizione Unione Democratica. Lunedì Chavez ha confermato di essere disposta a occupare la carica per guidare una breve transizione «assolutamente necessaria per tornare alla democrazia», ma potrebbe non essere sufficiente: il trasferimento di poteri dovrà essere approvato dal parlamento, che però è controllato dal Movimento per il Socialismo, il partito di Evo Morales, che ha già chiesto ai suoi sostenitori di impegnarsi per fermare la formazione di un governo di transizione.

Nel frattempo la situazione nel paese continua a essere caotica, e lunedì ci sono stati molti episodi di violenza, scontri e saccheggi.

Le proteste erano iniziate dopo la diffusione dei risultati delle ultime elezioni presidenziali, tenute lo scorso ottobre e vinte da Morales ma contestate dalle opposizioni. Secondo i partiti di opposizione, infatti, i dati preliminari delle elezioni erano stati manipolati per far sì che Morales non dovesse andare al ballottaggio con Carlos Mesa, il suo principale sfidante. Morales era candidato per ottenere il suo quarto mandato presidenziale, nonostante la Costituzione boliviana ne permetta solamente due. Le sue dimissioni erano arrivate domenica, su pressione delle opposizioni, dei manifestanti e delle forze di sicurezza, che hanno tolto l’appoggio a Morales e al suo governo.