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  • Domenica 10 novembre 2019

Quanto è pericoloso il Messico?

La brutale strage dei mormoni ha avuto grande impatto in un paese già colpito dalle violenze dei narcos: alcune zone però sono rimaste sicure e aperte al turismo

(Manuel Velasquez/Getty Images)
(Manuel Velasquez/Getty Images)

La brutale uccisione di nove persone nel nord del Messico durante un assalto compiuto lunedì contro donne e bambini mormoni ha avuto grande impatto dentro e fuori dal paese. La strage, di cui non si conoscono ancora i responsabili, è solo l’ultimo di una serie di episodi violenti e per certi versi incredibili accaduti negli ultimi anni in Messico, un paese con una fortissima presenza di bande criminali legate tra le altre cose al traffico di droga.

L’aumento delle violenze, hanno spiegato tre giornalisti del New York Times che si occupano di Messico, ha a che fare soprattutto con il modo in cui si sono evoluti i cartelli criminali negli ultimi anni e con l’inefficace reazione dello stato. Non tutto il Messico però è pericoloso allo stesso modo, e alcune zone del paese, tra cui molte aree turistiche, sono ancora visitabili senza grossi problemi e con le normali cautele e prudenze richieste a ogni viaggiatore.

Perché le violenze sono aumentate?

Da moltissimo tempo il Messico è un paese centrale nel traffico internazionale di droga, data anche la sua posizione strategica tra Stati Uniti e Sudamerica. Fino a qualche anno fa i principali gruppi criminali messicani – i “cartelli”, diventati noti in tutto il mondo per personaggi come il narcotrafficante Joaquín Guzmán Loera, più noto come “El Chapo” – si occupavano per lo più di traffico di droga ed erano società criminali monolitiche. Per cercare di smantellarli, il governo messicano adottò una strategia particolare finalizzata a catturare i boss criminali, con l’idea che tolto di mezzo il capo il resto del gruppo si sarebbe sciolto, o comunque indebolito.

Membri della famiglia mormone attaccata lunedì nel nord del Messico (Herika MARTINEZ / AFP)

Il risultato però è stato diverso. La strategia adottata dal governo ha creato una ulteriore frammentazione dei gruppi criminali, che sono diventati più violenti e difficilmente controllabili rispetto a quelli originari, e che si sono specializzati in diverse attività illegali: oltre al traffico di droga, molti cartelli hanno iniziato a occuparsi di estorsioni, sequestri, prostituzione, furti di carburante e traffico di esseri umani.

Le nuove attività illegali e gli scontri tra questi nuovi gruppi per il controllo dei traffici non sono il solo motivo del recente aumento delle violenze in Messico. Un altro fattore individuato da funzionari ed esperti è stato il cambio della leadership politica avvenuto grazie alle elezioni statali e municipali che si sono tenute nel paese nel 2018, quando è stato eletto anche il nuovo presidente, Andrés Manuel López Obrador. Nel momento in cui la vecchia classe politica ha lasciato spazio alla nuova, ha scritto il New York Times, la cooperazione tra funzionari statali corrotti e gruppi criminali è saltata ed è cominciata una nuova fase, per lo più violenta, finalizzata a concludere nuovi accordi.

Quali sono le città più pericolose?

Non tutto il Messico è pericoloso allo stesso modo. Come ha spiegato un rapporto dettagliato pubblicato nell’aprile 2019 dall’Università di San Diego (California), le violenze sono concentrate per lo più in alcune aree specifiche, dove si trovano i maggiori snodi del traffico della droga, nel nordovest e lungo la costa Pacifica.

Secondo il rapporto, nel 2018 nelle dieci più violente città messicane si è concentrato il 33,6 per cento di tutti gli omicidi del paese, mentre il 24,7 per cento degli omicidi è stato registrato in cinque sole città, le più pericolose: Tijuana, al confine con la California, poco lontano da San Diego; Ciudad Juárez, di fronte alla città statunitense di El Paso, nello stato messicano di Chihuahua, cioè dove erano dirette le tre auto con a bordo le famiglie mormoni attaccate lunedì scorso; Acapulco, nello stato di Guerrero, dove negli ultimi anni ci sono stati molti casi di sequestri e violenze, tra cui il caso della sparizione dei 43 studenti non ancora risolto; Cancún, sulla costa sudorientale, una delle regioni più turistiche del paese; e Culiacán, la città più grande dello stato di Sinaloa, dove opera il cartello omonimo che fa riferimento al narcotrafficante El Chapo.

Poco meno di un mese fa, proprio nello stato di Sinaloa c’era stato un episodio violentissimo finito su tutti i principali giornali internazionali. L’intera città di Culiacán era stata ostaggio per ore di una estesa guerriglia urbana tra polizia ed esercito da un lato e un potente cartello della droga dall’altro, iniziata dopo l’arresto di Ovidio Guzmán López, figlio di “El Chapo”. I narcos messicani erano intervenuti circondando le forze di sicurezza e forzando la liberazione di Ovidio Guzmán López, epilogo che aveva imbarazzato molto il governo guidato dal presidente Obrador.

Quali sono i posti considerati sufficientemente sicuri per fare turismo

La zona più turistica del Messico, nella parte sudorientale del paese, dove si trovano le rovine maya, le città coloniali e le spiagge degli stati di Campeche e dello Yucatán, è piuttosto sicura. Merida, capitale dello Yucatán, è considerata agli stessi livelli di sicurezza delle città europee, così come diversi altri centri urbani di questo pezzo di Messico. Anche per gli stati vicini di Tabasco e Chiapas, dove passano molti dei turisti che da Città del Messico si spostano verso lo Yucatán, non ci sono segnalazioni particolari di pericoli: solitamente l’avvertenza per i turisti che passano in particolare dal Chiapas è quella di non allontanarsi dalle strade statali, perché ci sono stati episodi di rapine a danni di stranieri o richieste di “pedaggi” nell’attraversamento di comunità rurali.

Per quanto riguarda Cancún, una delle cinque città più pericolose del Messico e punto di arrivo o partenza per chi visita la penisola dello Yucatán, c’è solo da prestare un po’ di attenzione, perché le aree più turistiche sono abbastanza isolate dalle zone della città dove è più estesa la violenza. C’è da essere prudenti anche a Città del Messico, dove la criminalità negli ultimi anni è aumentata ma non è ancora arrivata a livelli preoccupanti.

Rovine maya al complesso archeologico di Chichén Itzá, nello Yucatán (AP Photo/Eduardo Verdugo)

Un discorso diverso va fatto invece per lo stato di Baja California, cioè il primo pezzo della penisola che si estende a sud di San Diego e che include Tijuana.

Anche questa zona è piuttosto turistica, ma a differenza della regione dello Yucatán è più pericolosa: secondo i dati del Sistema Nacional de Seguridad Pública, meccanismo del governo usato per coordinare la sicurezza pubblica del Messico, nel 2018 Baja California è stato lo stato messicano con il maggior numero di omicidi intenzionali (lo Yucatán e Campeche quelli con il numero più basso). Viaggiare Sicuri, servizio del ministero degli Esteri italiano che segnala i rischi di viaggiare all’estero, include Baja California, così come Baja California Sur, poco più a sud, nella lista degli stati in cui «si raccomanda di prestare la massima cautela in caso di spostamenti».

La barriera che separa San Diego da Tijuana (AP Photo/Gregory Bull)

Gli altri stati “a rischio” segnalati da Viaggiare Sicuri sono Estado de Mexico, dove si trova la capitale Città del Messico, Sinaloa, Sonora, Nuevo Leon, Coahulla, Chihuahua, Michoacan, Collma, Zacatecas, Guanajuato e Veracruz. Il ministero degli Esteri raccomanda inoltre di evitare viaggi negli stati di Guerrero e di Tamaulipas, e di prendere le massime cautele negli spostamenti nello stato di Jalisco. Indicazioni simili, ma più dettagliate, si possono trovare anche sul sito del dipartimento di Stato americano.