Il concerto “The Wall” a Berlino nel 1990

Otto mesi dopo la caduta del Muro, Roger Waters dei Pink Floyd mise assieme un sacco di musicisti e il disco del 1980

di Federica Salto

Roger Waters sul palco del concerto del 22 luglio 1990; alle sue spalle c'è Cindy Lauper (AP Photo/Hansjoerg Krauss)
Roger Waters sul palco del concerto del 22 luglio 1990; alle sue spalle c'è Cindy Lauper (AP Photo/Hansjoerg Krauss)

Il 21 luglio del 1990 si tenne a Berlino un grande concerto celebrativo della caduta del muro che aveva diviso la città fino a otto mesi prima: era stato organizzato da Roger Waters, ex leader della band dei Pink Floyd, come una variazione del “The Wall Tour” che la band aveva dedicato a promuovere il proprio disco The Wall tra il 1980 e il 1981, e fu usata l’area della città che era stata per molto tempo una “terra di nessuno” intorno alla separazione e alle barriere, tra Potsdamer Platz e la porta di Brandeburgo.

Al concerto assistettero più di 350mila persone: fu trasmesso in diretta televisiva in diversi paesi del mondo (in Italia su Canale 5). Insieme a Roger Waters suonarono altri musicisti importanti tra cui Joni Mitchell, Van Morrison, gli Skorpions e Sinead O’Connor, ma non gli altri membri dei Pink Floyd, da cui Rogers si era separato nel 1985. La giornata sommò molti significati simbolici, principalmente per il luogo e il momento ma anche per il contenuto del concerto. In un’intervista alla rivista GQ, Waters disse: “Se questo concerto vuole celebrare qualcosa, è che il crollo del muro di Berlino può essere interpretato come una liberazione dell’animo umano”; il disco The Wall aveva in effetti usato il muro come una metafora per molte barriere ideali.

Potsdamer Platz era stata il centro commerciale di Berlino prima della Seconda Guerra Mondiale, quando venne rasa al suolo dagli alleati a causa della sua vicinanza con i quartier generali nazisti, per poi trovarsi sulla linea di confine tra la Germania Est e Berlino Ovest al momento della costruzione del muro e trasformarsi in un luogo disabitato e desolato per lungo tempo. Quando si avviò la pulizia dell’area per preparare il concerto, insieme a una grande quantità di bombe e proiettili, furono ritrovate tracce dei bunker sotterranei usati dalle SS prima della caduta del Reich.

“The Wall – Berlin” riportò in scena il concerto del tour tra il 1980 e il 1981 che fa parte, insieme al disco e al film omonimi, dell’opera rock dei Pink Floyd The Wall. Roger Waters è l’autore della maggior parte delle musiche e dei testi, oltre che del concept di The Wall, in cui tratta il tema dell’assenza di comunicazione tra le persone a causa di una barriera costruita dalle imposizioni della società. In diverse canzoni, tra cui “In the flesh” e “Waiting for the worms”, sono presenti riferimenti ai regimi dittatoriali del Novecento (Waters ci tornerà ancora col disco successivo dei Pink Floyd, The final cut). Al centro dell’esibizione live progettata da Waters insieme allo studio inglese Fisher&Park, c’era un imponente muro costituito da mattoni di poliestere che sorgeva in breve tempo a metà dello spettacolo davanti al pubblico e crollava violentemente nel finale.

L’idea di riportare in vita lo spettacolo nacque in seguito a uno scambio di battute tra Waters e il dj e conduttore radiofonico Redbeard avvenuto anni prima del concerto, in cui Waters aveva detto che avrebbe riprodotto The Wall solo quando fosse crollato il muro di Berlino. Quando successe, Leonard Cheschire, pilota pluridecorato della British Air Force durante la Seconda Guerra Mondiale e filantropo, chiese a Waters di organizzare l’evento a supporto della sua associazione di beneficenza, Memorial Fund for Disaster Relief, nata in memoria delle vittime di guerra degli ultimi 100 anni. Fu proprio Cheschire a dare il via allo spettacolo, soffiando in un fischietto della Seconda Guerra Mondiale.

Per il concerto a Berlino furono apportate alcune modifiche, non sostanziali, con l’obiettivo di adattare The Wall a un palco molto più grande, una capienza di pubblico maggiore e alla trasmissione televisiva. La storia del personaggio Pink, creata dal fumettista Gerald Scafe per il disco The Wall e raccontata sul palco attraverso le canzoni suonate dalla band, fu arricchita di nuovi episodi. Tornarono anche i pupazzi di 8 metri, il maiale volante, e la stanza d’albergo spoglia ricreata dove Waters cantava le parti più intimistiche.

Dopo che Waters aveva cercato di coinvolgere senza successo alcuni amici tra cui Eric Clapton, Bruce Springsteen, Rod Stewart e Peter Gabriel, il produttore Tony Hollingsworth subentrò nella ricerca all’ultimo momento. Davanti alla richiesta di Waters di avere una grande orchestra riuscì a ottenere la partecipazione dell’Orchestra sinfonica della Radio di Berlino Est e dalla Banda delle Forze Armate Sovietiche in Germania: “in tempi normali ci sarebbe voluto almeno un anno di anticipo per la prenotazione, ma erano liberi dato che il governo della Germania Est era stato smantellato e l’Unione Sovietica si stava sgretolando”, commentò lo stesso Hollingsworth.

Gli altri componenti dei Pink Floyd, da cui Waters si era separato nel 1985, decisero di non partecipare all’iniziativa e David Gilmour dichiarò in un’intervista “Certamente sono tentato di andarci, ma non lo farò. Non lo farà nessuno di noi. Lo guarderò in televisione. Non potrei sopportare che qualcuno mi vedesse da qualche parte nel retro, che guardo segretamente il concerto. Non mi interessa a tal punto da andarci. In realtà non ho mai veramente riflettuto sull’intera faccenda: abbiamo combattuto con Roger per la libertà, e se voglio essere libero, dovrei anche permettere la sua libertà. Per quanto mi riguarda, non ho obiezioni all’esecuzione di The Wall. Sono certo che Roger lo farà bene”.

Questo e gli altri articoli della sezione La fine del Muro di Berlino sono un progetto del corso di giornalismo 2019 del Post alla scuola Belleville, progettato e completato dagli studenti del corso.