In Sicilia sono state arrestate 15 persone sospettate di gestire una rete di smaltimento illecito di rifiuti plastici pericolosi

Un fermo immagine tratto da un video della polizia diffuso il 24 ottobre 2019: mostra alcune delle persone arrestate in provincia di Ragusa in mezzo a rifiuti di plastica, e il testo di un'intercettazione (ANSA/POLIZIA)
Un fermo immagine tratto da un video della polizia diffuso il 24 ottobre 2019: mostra alcune delle persone arrestate in provincia di Ragusa in mezzo a rifiuti di plastica, e il testo di un'intercettazione (ANSA/POLIZIA)

Nella notte tra mercoledì e giovedì nelle province di Ragusa e Catania, in Sicilia, sono state arrestate 15 persone sospettate di aver organizzato e gestito una rete mafiosa per smaltire illegalmente rifiuti di plastica pericolosi; tra loro c’è l’ex collaboratore di giustizia Claudio Carbonaro, arrestato negli anni Novanta dopo aver commesso decine di omicidi.

Delle 15 persone arrestate, 10 sono state portate in carcere, le altre 5 sono agli arresti domiciliari; tra i reati di cui sono accusate ci sono l’estorsione pluriaggravata, l’illecita concorrenza con minaccia, le lesioni aggravate, la ricettazione, la detenzione ed il porto di armi da sparo, il danneggiamento seguito da incendio, il traffico illecito di rifiuti aggravato. La polizia ha anche sequestrato cinque aziende del settore dello smaltimento di rifiuti.

Un articolo dell’AGI spiega che le indagini erano cominciate nel 2014 dopo che a Roma erano state sequestrate delle scarpe prodotte in Cina e contenenti materiali nocivi: sarebbero state prodotte da aziende che riciclano plastica usando rifiuti plastici pericolosi venduti da aziende di raccolta e stoccaggio con sedi nelle province di Ragusa e Catania. In particolare, queste aziende sono specializzate nella raccolta dei teli di copertura delle serre periodicamente dismessi nelle province di Ragusa, Siracusa e Caltanissetta: sono rifiuti pericolosi perché contengono residui di pesticidi e fertilizzanti.