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  • Sabato 19 ottobre 2019

La notte più violenta a Barcellona

Dopo le enormi manifestazioni pacifiche per protestare contro le condanne agli indipendentisti catalani, ci sono stati scontri nel centro città, con più di 70 feriti

Manifestanti dietro a una barricata a Barcellona (AP Photo/Joan Mateu)
Manifestanti dietro a una barricata a Barcellona (AP Photo/Joan Mateu)

Venerdì sera ci sono stati nuovi scontri tra polizia e radicali indipendentisti nel centro di Barcellona, per il quinto giorno consecutivo: più di 70 persone hanno avuto bisogno di assistenza medica, tra cui tre agenti, e in tutta la Catalogna ci sono stati 31 arresti. Le violenze sono iniziate dopo una enorme manifestazione pacifica che era coincisa con una giornata di sciopero generale convocata dai sindacati indipendentisti, per protestare contro le condanne ai leader indipendentisti catalani annunciate lunedì dal Tribunale Supremo. Alla manifestazione pacifica hanno partecipato centinaia di migliaia di persone, provenienti anche da altre città catalane: secondo la Guardia urbana di Barcellona, i manifestanti sono stati più di mezzo milione.

Secondo il Díario, alle proteste violente di Barcellona hanno partecipato circa 1.500 persone, per lo più con il volto coperto. I primi scontri si sono verificati in via Laietana, dove alcuni radicali hanno tentato di raggiungere la sede della Polizia Nazionale, che risponde al governo centrale di Madrid.

Le violenze sono poi continuate poco distante, in piazza Urquinaona, nel centro città. Qui i radicali hanno messo in piedi delle barricate, appiccando piccoli incendi e iniziando quella che diversi giornali spagnoli hanno definito una “guerriglia urbana”: hanno lanciato bottiglie, pietre e petardi contro gli agenti, che a loro volta hanno sparato proiettili di gomma e gas lacrimogeno per cercare di disperdere la folla. Altri fuochi sono stati accesi in diverse parti della città, per esempio nella Gran Vìa e nei dintorni di piazza Catalunya.

Alfondo Congostrina, giornalista della redazione catalana del País, ha scritto: «Nessuno a Barcellona ricordava un episodio di guerriglia urbana con tanta violenza».

La polizia ha arrestato diciassette persone: tra loro, il fotogiornalista del País, Albert García, portato via di forza dagli agenti che lo hanno accusato di avere attaccato le forze dell’ordine, ricostruzione criticata da molti suoi colleghi. La giornalista della radio SER Catalunya, Anna Punsí, ha pubblicato su Twitter il video dell’arresto di García. Ci sono state comunque altre testimonianze di giornalisti minacciati sia dai radicali violenti (come quelli della televisione privata Sexta e della pubblica TVE), sia da agenti di polizia (come quelli di Catalunya Radio), che si sono a loro volta resi responsabili di azioni sproporzionate.

Diversi giornalisti hanno chiesto la liberazione immediata di García, che come ha scritto un suo collega del País, Josep Catà, ha scattato foto come questa.

Durante le proteste violente, la polizia catalana, i Mossos d’Esquadra, ha usato per la prima volta un blindato con montato un idrante acquistato da Israele nel 1994: il mezzo è servito per aprire la strada ai furgoni della polizia tra le barricate messe in piedi dagli indipendentisti, come hanno spiegato gli stessi Mossos, e per spegnere gli incendi e pulire il terreno alla fine delle proteste.

Scontri tra radicali e polizia si sono verificati anche in altre città catalane, come per esempio Tarragona, Lleida e Girona, che secondo il País ha attraversato «la peggiore notte che si ricordi»: a Girona, la città in cui fu sindaco l’ex presidente catalano Carles Puigdemont, sono state arrestate cinque persone. Circa 200 persone divise in piccoli gruppi si sono scontrate per diverse ore con la polizia.

Venerdì sera, prima degli scontri più intensi, il ministro dell’Interno spagnolo, Fernando Grande-Marlaska, aveva avvertito che lo stato avrebbe punito duramente i responsabili delle violenze.

Venerdì alle 21 c’è stata inoltre una riunione tra il presidente catalano, l’indipendentista Quim Torra, e altri membri del suo governo. Torra, considerato vicino all’ala più radicale dell’indipendentismo, era stato molto criticato nei giorni scorsi perché accusato di non denunciare con sufficiente chiarezza l’azione dei gruppi violenti durante gli ultimi giorni di manifestazioni. Alla fine della riunione, il governo catalano ha detto che è imprescindibile isolare i gruppi violenti e ha chiesto alla cittadinanza di partecipare alle manifestazioni in maniera civile e pacifica.