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  • Sabato 19 ottobre 2019

La polizia messicana è stata costretta a rilasciare il figlio di “El Chapo”

Dopo il fallimento di una grande operazione pianificata per arrestarlo, e dopo una grave sconfitta contro le milizie del cartello

 (AP Photo/Augusto Zurita)
(AP Photo/Augusto Zurita)

La polizia di Culiacán, il capoluogo dello stato messicano del Sinaloa, è stata costretta a rilasciare Ovidio Guzmán López, figlio del narcotrafficante Joaquín Guzmán Loera (più noto come “El Chapo”), dopo una giornata di guerriglia urbana tra forze dell’ordine ed esercito da un lato e gli uomini del potente cartello della droga locale dall’altro.

Inizialmente le autorità avevano detto di essersi imbattute in Guzmán “per caso”, durante un controllo di routine: avevano riferito di averlo arrestato ma di aver poi sospeso l’operazione e averlo rilasciato dopo che la squadra che lo aveva arrestato si era trovata in inferiorità numerica contro i miliziani del cartello.

Qualche ora dopo il governo ha ammesso che l’intervento della pattuglia che aveva fermato Guzmán per il controllo faceva in realtà parte di una grande operazione pianificata da polizia ed esercito proprio per fermarlo, catturarlo ed estradarlo negli Stati Uniti. Agenti e soldati erano in effetti riusciti ad arrestarlo, ma sono stati costretti a rilasciarlo quando i miliziani del cartello hanno preso in ostaggio otto di loro. Circondati dagli avversari, senza sapere se i rinforzi sarebbero arrivati e senza una strategia di fuga, agenti e soldati sono stati costretti a lasciare libero Guzmán.

Secondo una fonte citata dal New York Times, i miliziani del cartello, per ottenere il rilascio di Guzmán, non solo hanno preso in ostaggio otto membri delle forze dell’ordine, ma avrebbero anche rapito alcuni loro familiari.
La reazione così rapida ed efficace del cartello all’arresto di Ovidio Guzmán López si dovrebbe al coordinamento di un altro Guzmán: il figlio maggiore di El Chapo, Iván Archivaldo Guzmán. Sembra che anche Iván fosse stato arrestato, inizialmente, ma che sia riuscito velocemente a sfuggire alle forze dell’ordine, organizzando la risposta del cartello e la liberazione del fratello Ovidio.

El Chapo ha 62 anni e si trova in carcere negli Stati Uniti dal 2017: quest’estate è stato condannato all’ergastolo. Il cartello di Sinaloa è tuttora considerato il principale esportatore di droga negli Stati Uniti. Ovidio Guzmán López ha 28 anni ed è ricercato negli Stati Uniti per le sue attività legate al narcotraffico. Con gli altri figli di El Chapo, Iván Archivaldo Guzmán e Jesús Alfredo Guzmán, è noto come uno dei “los Chapitos”; si pensa che i tre gestiscano il cartello di Sinaloa insieme a Ismael “El Mayo” Zambada.

Il presidente messicano Andrés Manuel López Obrador ha manifestato il suo sostegno ai membri delle forze dell’ordine coinvolti nell’operazione e ha detto che comprende e approva la loro decisione di rilasciare Guzmán, perché «la situazione si era fatta molto brutta e molti cittadini erano a rischio». La sconfitta pubblica di polizia ed esercito, la guerriglia urbana che ne è seguita e il riaffermarsi della potenza (anche militare) del cartello potrebbero però portare a una forte perdita di credibilità per López Obrador che ha più volte minimizzato le critiche e i dubbi sulla sua strategia per la sicurezza nazionale.