Una canzone di Paul Buchanan

La prima della nuova newsletter serale scritta da Luca Sofri per gli abbonati al Post

(Scott Gries/Getty Images)
(Scott Gries/Getty Images)

Grazie al tweet di un lettore di questo post sui gusti e la musica, ho cominciato a leggere un libro che conoscevo e stupidamente non avevo mai iniziato. In italiano prese lo sventato titolo di Musica di merda (Isbn, 2014) e ora non si trova perché l’editore ha chiuso (ma in versione digitale sì). Oltre al tema, che è appassionante (quello dei gusti, appunto), inizia con la leggendaria e drammatica storia di quando Elliott Smith finì a cantare alla serata degli Oscar. Lo consiglio molto.
La settimana scorsa ho passato una serata con Michael Stipe: mi sono trattenuto dal condividere altrove il selfie in cui non siamo venuti benissimo, ma scalpitavano queste due perfette didascalie (la seconda è di Luca Misculin del Post):
– That’s me in the corner, that’s me in the spotlight.
– It’s been a bad day, please don’t take a picture.

Ho comprato i biglietti per i Pet Shop Boys, Londra, maggio 2020. Qui c’è la storia.

After Dark
Paul Buchanan ha 63 anni ed è scozzese di Glasgow. La sua riservatezza è piuttosto leggendaria, nel mondo dei musicisti. Nessuno ha mai nemmeno messo insieme una voce di Wikipedia che lo riguardi. La cosa per cui è famoso è una band adorata ed eterea, i Blue Nile, che ottenne qualche maggiore fama negli anni Ottanta: qui ci sono le cose che scrissi di loro in Playlist. Un loro disco del 1989 – compie trent’anni esattamente domani – è stato votato ancora l’anno scorso il disco scozzese preferito dai lettori dello Herald, il più antico quotidiano della nazione. Quando la band si perse, distrattamente, lui aspettò di nuovo un sacco di tempo e fece un disco da solo, ancora più notturno. Finiva con questa canzone da addormentarsi beati e svegliarsi nel cuore della notte che la canzone sta ancora andando.

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