• Mondo
  • Venerdì 11 ottobre 2019

Le foto delle nuove proteste di Extinction Rebellion

Dal 7 ottobre è iniziata una nuova serie di eventi, proteste e manifestazioni del movimento ecologista che già si era fatto notare ad aprile

Londra, 8 ottobre
(AP Photo/Matt Dunham)
Londra, 8 ottobre (AP Photo/Matt Dunham)

Dal 7 ottobre è iniziata in tutto il mondo una nuova serie di proteste e manifestazioni del movimento ecologista Extinction Rebellion, di cui già si parlò molto prima dell’estate. Le manifestazioni e le proteste sono ognuna diversa dall’altra, nei modi e nella durata, ma molte stanno avvenendo in questi giorni e alcune andranno avanti per tutto ottobre. Si tratta di iniziative di disobbedienza civile con lo scopo di dichiarare una crisi climatica ed ecologica globale, e convincere i governi mondiali a prendere misure drastiche e immediate. Il sito di Extinction Rebellion presenta una lista delle decine di azioni nonviolente di protesta e disobbedienza civile che sono in corso o anche solo in programma, ma spiega anche che «trattandosi di un movimento decentralizzato, ci sono eventi e proteste di cui ancora non siamo a conoscenza»

Sul suo sito Extinction Rebellion racconta così le proteste di oggi: «XR New York ha fatto chiudere Times Square con una barca verde, i “ribelli” britannici sono andati fino all’aeroporto e si sono arrampicati su un aereo e a Berlino hanno cambiato le loro azioni per far fermare la città. A Rio de Janeiro e Città del Messico hanno messo in scena espressioni creative e dinamiche per spiegare come il mondo è minacciato». L’obiettivo dei gesti di Extinction Rebellion è infatti di farsi notare attraverso iniziative imprevedibili e per quanto possibile originali, che diventino delle notizie. Come nel caso della vernice rossa sparata contro il ministero del Tesoro britannico con un vecchio camion dei pompieri.

Extinction Rebellion fu fondato nel Regno Unito nell’aprile del 2018, durante le proteste del movimento RisingUp!, da 15 attivisti che volevano rendere più aggressive e concrete le proteste ambientaliste, per attirare maggiore attenzione e comunicare meglio l’urgenza del problema. Le prime importanti proteste iniziarono però nell’ottobre 2018, dopo la diffusione dell’allarmante rapporto sul clima secondo il quale i prossimi 11 anni saranno cruciali per evitare che l’aumento della temperatura media globale sia superiore a 1,5 °C, il limite ritenuto una soglia di sicurezza accettabile per avere effetti gestibili.

Di recente l’Economist ha raccontato che parte del successo di Extinction Rebellion è dovuta al modo in cui il movimento è organizzato: ha scritto che ha adottato una sorta di “olocrazia“, un tipo di organizzazione che riprende una teoria del 2007, basata sull’esistenza di «circoli semi-autonomi», anche definiti come «diversi franchise dello stesso brand». In effetti, sotto l’unico cappello del nome Extinction Rebellion esistono gruppi e iniziative con relativa autonomia organizzativa e decisionale, ma l’Economist spiega che «ci sono comunque delle gerarchie» e che Extinction Rebellion cerca di mantenere entro certi limiti il controllo dei messaggi pubblici di chi dice di aderire al movimento. L’articolo finisce scrivendo: «I manifestanti che cantano “questa è la democrazia” sarebbero sorpresi di apprendere che il loro gruppo non è gestito in un modo propriamente democratico».

Il sito Fast Company, invece, ha raccontato la storia del logo di Extinction Rebellion, e i motivi della sua efficacia. In breve, scrive che è drammatico ma anche ottimista e che soprattutto è facile da ricordare e riprodurre.

https://www.instagram.com/p/B3WZSTDHvWY/?utm_source=ig_embed&utm_campaign=dlfix