Un dirigente italiano di FCA è stato arrestato in Michigan per il caso sulle emissioni diesel falsate

(Uli Deck/picture-alliance/dpa/AP Images)
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Emanuele Palma, dirigente della Fiat Chrysler Automobiles (FCA), è stato accusato dal dipartimento di Giustizia statunitense di frode informatica, truffa ai danni degli Stati Uniti, violazione del Clean Air Act (la legge statunitense che regola il livello di inquinamento dell’aria) e di falsa testimonianza nel caso sulle emissioni falsate dei motori diesel negli Stati Uniti, emerso nel gennaio del 2017.

Palma, che ha 40 anni, aveva guidato un gruppo di ingegneri statunitensi con il compito di sviluppare e tarare il motore da tre litri di alcuni veicoli di FCA. Secondo le accuse avrebbe controllato la taratura del software che controllava le emissioni di più di 100mila veicoli e avrebbe poi mentito sul suo funzionamento; in particolare avrebbe calibrato di proposito il sistema di controllo delle emissioni per far risultare un livello di emissioni inferiore rispetto a quello reale nei test federali. Palma è stato arrestato dall’FBI a Bloomfield Hills, in Michigan, dove vive. Fino al 2016 aveva lavorato per VM Motori SpA, un’azienda di motori diesel controllata da Fiat Chrysler.

Nel gennaio 2019 FCA aveva concordato con il governo statunitense di pagare circa 800 milioni di dollari per il caso sulle emissioni falsate; dovrà versare circa 400 milioni di dollari al governo e alla California, mentre quasi 300 milioni di dollari saranno suddivisi tra i proprietari delle automobili coinvolte. Saranno poi necessari altri rimborsi di dollari per l’archiviazione del caso in altri stati. FCA ha sempre negato di avere manomesso i dati sulle emissioni dei suoi motori diesel e sostenuto di avere agito in buona fede.