Il prezzo della benzina sta per salire?

Dipende da quanto ci metteranno i sauditi a riparare i danni: per ora non dovrebbero esserci aumenti significativi

(AP Photo/Amr Nabil)
(AP Photo/Amr Nabil)

Da sabato in molti paesi del mondo c’è grande preoccupazione per le conseguenze degli attacchi contro due importanti stabilimenti petroliferi dell’Arabia Saudita, che hanno ridotto in maniera significativa la capacità del paese di produrre petrolio. Gli attacchi hanno provocato un blocco della produzione di 5,7 milioni di barili di greggio al giorno, circa la metà di tutta la produzione di petrolio saudita e poco più del 5 per cento di quella mondiale. Hanno inoltre causato il più grande aumento nel corso di una sola giornata del prezzo del Brent (il petrolio estratto nel Mare del Nord che serve da riferimento a livello mondiale per i prezzi), che è salito a 71 dollari – aumentando del 19,5 per cento – prima di scendere a circa 66 dollari.

A causa dell’aumento del prezzo del petrolio, e dell’incertezza causata dalle poche informazioni disponibili sui danni subiti dai due stabilimenti, negli ultimi giorni si è parlato dei rischi di un possibile aumento del costo della benzina e del diesel, anche in Italia. È ancora troppo presto per fare previsioni precise, ma qualcosa si può già dire.

Come regola generale, quando il prezzo del petrolio aumenta, aumenta anche il costo della benzina e del diesel, che sono il risultato del processo di raffinazione del greggio. Il costo finale del carburante è determinato anche da altri fattori, come per esempio le tasse imposte dallo Stato, ma solitamente quello che incide di più è proprio il prezzo del petrolio.

I consumatori di tutto il mondo, ha scritto Reuters, potrebbero assistere quindi nelle prossime settimane a un aumento del costo della benzina, del diesel, del riscaldamento domestico e dei biglietti aerei. Se il costo generale dei trasporti dovesse aumentare, nei prossimi mesi aumenteranno anche i costi delle spedizioni di molti tipi di beni, che saranno rivenduti poi a prezzi più alti nei supermercati. Gli aumenti più rilevanti dei prezzi del carburante potrebbero verificarsi nelle maggiori economie del mondo, in particolare nei paesi asiatici, che hanno una domanda di petrolio molto alta e sono grandi importatori di greggio saudita.

Gli effetti negativi degli attacchi contro gli stabilimenti sauditi saranno attenuati dalla possibilità di immettere sul mercato globale petrolio di riserva, cosa che il presidente statunitense Donald Trump ha già detto che farà, se necessario. La stessa Arabia Saudita ha abbastanza riserve di greggio da poter soddisfare gli impegni presi almeno per i prossimi 60 giorni. Le riserve non saranno comunque sufficienti ad annullare gli effetti degli attacchi, soprattutto per l’incertezza sull’entità dei danni provocati: secondo il Financial Times, che ha citato tre persone informate sulle valutazioni che si stanno facendo sui due stabilimenti, potrebbero volerci mesi prima che l’Arabia Saudita ritorni ai livelli di produzione di greggio precedenti agli attacchi.

Gli effetti dell’aumento del petrolio potrebbero farsi sentire sul costo della benzina in Italia, anche se per il momento sembra che non ci saranno aumenti significativi nei prossimi giorni.

Unione Petrolifera, associazione che raggruppa le principali aziende operanti in Italia nel settore della raffinazione e distribuzione di carburanti, ha specificato come l’Italia sia un grande importatore di energia, ma che per ora il mercato sembra avere gli strumenti per contenere l’impatto degli attacchi. La stessa idea è stata espressa da Paolo Uniti, segretario nazionale della Figisc (sindacato dei benzinai), che ha detto che la sensazione è che non ci saranno aumenti importanti per benzina e gasolio. La situazione potrebbe cambiare soprattutto se l’Arabia Saudita dovesse impiegare molti mesi a ritornare alla sua piena produzione o se ci saranno ulteriori attacchi o gravi episodi di tensione nella regione del Golfo Persico, già da mesi al centro degli scontri tra Stati Uniti e Arabia Saudita da una parte, e Iran dall’altra.

Un eventuale aumento del costo del carburante potrebbe provocare anche un aumento del costo dei trasporti, e quindi del prezzo dei molti beni che in Italia vengono trasportati “via gomma”. Secondo Coldiretti, un impatto significativo potrebbe verificarsi per esempio sui beni del settore agroalimentare, dove la logistica incide fino al 30-35 per cento sul costo di frutta e verdura.