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  • Lunedì 16 settembre 2019

Gli arresti dei capi ultrà della Juventus

Sono accusati di associazione a delinquere, estorsione, autoriciclaggio e violenza privata, l'indagine è nata da una denuncia della Juventus stessa

(ANSA/ALESSANDRO DI MARCO)
(ANSA/ALESSANDRO DI MARCO)

Lunedì mattina la procura di Torino ha emesso misure cautelari nei confronti di dodici leader del tifo organizzato della squadra di calcio della Juventus, che quindi sono stati arrestati o posti agli arresti domiciliari o a cui è stato imposto l’obbligo di dimora. Le dodici persone sono accusate a vario titolo di associazione a delinquere, estorsione aggravata, autoriciclaggio e violenza privata, reati che avrebbero commesso in qualità di esponenti dei gruppi organizzati di tifosi noti come “Drughi”, “Tradizione-Antichi Valori”, “Viking”, “Nucleo 1985” e “Quelli di via Filadelfia”, i più importanti e influenti gruppi di tifo organizzato della Juventus.

Nel dettaglio, Geraldo Mocciola, Salvatore Cava, Domenico Scarano, Umberto Toia, Luca Pavarino e Sergio Genre sono stati arrestati; per Fabio Trinchero, Giuseppe Franzo, Christian Fasoli e Roberto Drago sono stati disposti i domiciliari mentre a Massimo Toia e Massimo Corrado Vitale è stato imposto l’obbligo di dimora. Per tutti gli indagati è stato disposto inoltre il divieto di partecipazione a manifestazioni sportive fino a un massimo di dieci anni.

Da anni sono apertamente noti i molti legami tra i gruppi del tifo organizzato, non solo a Torino, e ambienti vicini all’estrema destra e alla criminalità organizzata; così come è di dominio pubblico che questi gruppi spesso riescano a condizionare le società sportive chiedendo biglietti gratuiti e vari privilegi. Secondo l’accusa, i dodici capi del tifo organizzato juventino avevano costituito un’associazione a delinquere che ricattava i dirigenti della Juventus per avere a disposizione biglietti gratuiti per le partite della squadra all’Allianz Stadium di Torino, e gestire così il bagarinaggio arricchendosi dalla loro vendita. L’inchiesta è iniziata dopo che la Juventus aveva denunciato il ricatto a cui diceva di essere sottoposta dai capi del tifo organizzato: alla fine del campionato 2017/18 la società aveva interrotto alcuni privilegi concessi ai gruppi ultrà, che avevano reagito con scioperi del tifo e intonando cori razzisti durante le partite al solo scopo di far sanzionare la società stessa. Secondo gli investigatori, a quel punto gli ultras avrebbero attuato una “precisa strategia estorsiva” nei confronti della società, per cercare di riavere i privilegi cessati; sempre secondo le accuse, uno dei principali gruppi ultrà della Juventus – i Drughi – riusciva a recuperare centinaia di biglietti per le partite della squadra da rivendere a prezzi maggiorati grazie a una rete di agenzie compiacenti in tutta Italia.

Tra le persone arrestate c’è anche Mocciola, a capo del gruppo ultrà dei Drughi, che era già finito in carcere negli anni Novanta per l’omicidio di un carabiniere durante una rapina ed era considerato uno dei responsabili delle infiltrazioni della ‘ndrangheta nella curva della Juventus. Nel corso dell’inchiesta sulle infiltrazioni mafiose era morto Raffaello Bucci, a lungo membro dei Drughi, che nel 2015 era stato assunto dalla Juventus come “vice supporter liason officer”, una sorta di collegamento tra la tifoseria e la società. Bucci si era suicidato poco dopo essere stato interrogato dai magistrati. Sulla sua morte è ancora in corso un’inchiesta della procura di Cuneo.

Oltre alle dodici misure cautelari, da questa mattina sono in corso 39 perquisizioni in giro per l’Italia, coordinate dalla Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione e con la collaborazione delle Digos di Alessandria, Asti, Como, Savona, Milano, Genova, Pescara, La Spezia, L’Aquila, Firenze, Mantova, Monza, Bergamo e Biella.