È morto Robert Frank, uno dei più importanti fotografi del Novecento

Aveva 94 anni ed era famoso soprattutto per il reportage "The Americans", che cambiò la storia della fotografia

Robert Frank con la moglie
(AP Photo/Kathy Willens)
Robert Frank con la moglie (AP Photo/Kathy Willens)

Lunedì è morto a Inverness, in Canada, il fotografo Robert Frank: aveva 94 anni ed era considerato uno dei più grandi fotografi del Novecento. La notizia è stata data oggi dal New York Times e confermata dalla galleria Pace-MacGill Gallery di Manhattan, New York, che lo rappresentava. Frank era noto soprattutto per The Americans, un libro che raccoglieva le foto scattate da Frank viaggiando in 48 stati americani a metà degli anni Cinquanta, con uno stile nuovo che cambiò il modo di vedere i reportage.

Robert Frank era nato a Zurigo, in Svizzera, nel 1924. Era figlio di due ebrei, sua madre era svizzera e suo padre tedesco, e di buona famiglia. Iniziò a occuparsi di fotografia da giovane, collaborando con diversi fotografi svizzeri, ma a 23 anni si trasferì negli Stati Uniti, lamentandosi dell’ambiente chiuso e poco stimolante della Svizzera di quegli anni.

Negli Stati Uniti, a New York, cominciò a collaborare come fotografo per diverse riviste, facendosi conoscere ed entrando in contatto con i giri di artisti e intellettuali newyorkesi. A metà degli anni Cinquanta ottenne un finanziamento da parte della Fondazione Guggenheim per viaggiare e fotografare gli Stati Uniti. Partì con una Ford Business Coupe, due macchine fotografiche e centinaia di rullini in bianco e nero; dopo aver percorso migliaia di chilometri in tutti gli Stati Uniti, raccolse 83 delle quasi 30.000 foto che aveva scattato per The Americans. Il libro fu pubblicato prima in Francia, nel 1958, con il titolo Les Americains e con saggi ad accompagnare le foto di Frank. Solo l’anno successivo il libro fu pubblicato negli Stati Uniti, nella famosa edizione con prefazione di Jack Kerouac (che due anni prima aveva pubblicato On The Road).


Una rara intervista a Robert Frank, registrata nel 2004

Frank venne una volta definito dal New York Times Magazine “il più influente fotografo in vita” ed è largamente considerato uno dei più importanti fotografi del Novecento. The Americans, però, non fu subito apprezzato e ricevette inizialmente anche dure critiche, per lo stile e per il contenuto delle foto. Frank aveva fotografato scene di vita di ogni tipo, spesso in contraddizione con l’idea positiva che gli Stati Uniti volevano dare di loro stessi in quegli anni; e lo aveva fatto con uno stile a volte sporco, scattando fotografie a colpo d’occhio, a volte senza nemmeno scendere dall’auto, se stava viaggiando. Per queste stesse ragioni, The Americans diventò poi uno dei libri più apprezzati e celebrati della storia della fotografia e del fotogiornalismo, rendendo Robert Frank uno dei più importanti e influenti fotografi della sua generazione.

Dopo The Americans, Frank non riuscì più a ottenere lo stesso grande successo con il suo lavoro. Abbandonò quasi del tutto la fotografia e cominciò presto a dedicarsi al cinema già dalla fine degli anni Cinquanta. Il suo primo film, Pull My Daisy, legato ai temi della Beat Generation, fu narrato da Jack Kerouac, che aveva tratto la trama da una sua commedia. Tra gli attori c’erano anche Allen Ginsberg, il poeta Gregory Corso e la moglie di Frank, l’artista Mary Frank. Il suo lavoro più famoso è però probabilmente Cocksucker Blues, il documentario che girò nel 1972 durante un tour dei Rolling Stones ma che non fu mai pubblicato per l’opposizione degli stessi Rolling Stones, a causa delle scene molto esplicite di sesso e uso di droga che mostrava. Un tribunale stabilì che il film poteva essere mostrato al pubblico solo alla presenza di Frank, che organizzò diverse proiezioni nel corso degli anni, compresa una al MOMA di New York nel 2012 (oggi il film si può trovare anche online).