È il caso di iniziare a conoscere Shopify

È una piattaforma che permette di creare negozi online anche a chi è alle prime armi: oggi vale in borsa più di eBay e ha iniziato a fare concorrenza ad Amazon

(Justin Tang/The Canadian Press via AP)
(Justin Tang/The Canadian Press via AP)

Nel 2004 Tobias Lütke, un programmatore tedesco che si era trasferito da due anni in Canada, aprì insieme a Daniel Weinand e Scott Lake un sito chiamato Snowdevil per vendere online prodotti per fare snowboard. Mentre creava il sito, Lütke non trovò nessuna piattaforma di e-commerce a cui appoggiarsi che lo soddisfacesse, così decise di crearne una lui, da zero. Da quella prima idea due anni dopo nacque Shopify, che oggi è una delle principali piattaforme per gestire siti di e-commerce ed è utilizzata da 800mila negozi in tutto il mondo.

Come funziona Shopify

A differenze di siti come eBay o Amazon, Shopify non funziona come un sito di e-commerce vero e proprio, ma come una piattaforma a disposizione di chiunque voglia vendere qualcosa online. Shopify è utile soprattutto per chi non ha esperienza nella vendita online e non saprebbe da dove iniziare per costruire un proprio sito di e-commerce: fornisce tutti gli strumenti necessari per la creazione di un sito, anche per chi è alle prime armi, dalla registrazione del dominio alla vendita degli oggetti. Tutto è personalizzabile, dalla grafica alle modalità di pagamento e di spedizione, dalla gestione degli ordini all’integrazione dei siti con i principali social network.

Shopify permette di fare una prova gratuita di 14 giorni, dopodiché richiede il pagamento di una tariffa mensile che varia a seconda delle proprie esigenze: si parte da 29 euro al mese fino ad arrivare a 299 euro al mese per avere le funzionalità più avanzate. C’è poi una versione chiamata Shopify Lite per vendere i propri prodotti su Facebook, senza creare un sito, che costa 9 euro al mese, e una versione per le aziende maggiori chiamata Shopify Plus, la cui tariffa mensile più bassa è di 2mila euro.

Lütke oggi è il CEO della società, che ha sede a Ottawa, in Canada. Già questo rende Shopify un’anomalia rispetto alla grandissima parte delle altre società di tecnologia e informatica, che operano nella Silicon Valley in California. Shopify è cresciuta costantemente dal 2006 e nel 2015 si è quotata alla borsa di New York. Dall’inizio del 2019 le azioni di Shopify sono cresciute del 150 per cento, facendo raggiungere alla società una capitalizzazione azionaria di 40 miliardi di dollari e quindi superando la capitalizzazione di eBay, uno dei primi e più importanti siti di e-commerce. Come ha raccontato il Financial Timesperò, Lütke non vuole che i suoi dipendenti diano troppo peso all’andamento delle azioni di Shopify, e ogni volta che qualcuno viene scoperto a farlo deve pagare pegno comprando ai suoi colleghi una confezione di TimBits (dei dolcetti canadesi).

Le cause del successo

La possibilità di essere utilizzato da chiunque è una delle principali ragioni della popolarità di Shopify. Sia una grande azienda che una piccola start up possono utilizzare Shopify per costruire il proprio negozio di e-commerce, e nessuno lo saprà perché sul sito del negozio non apparirà da nessuna parte l’informazione che è stato realizzato con Shopify. «Non c’è nessuna scritta “powered by Shopify”. Abbiamo costruito un brand che sta dietro ad altri brand», ha detto Lütke al Financial Times. 

La forza di Shopify è stata finora proprio la possibilità data ai venditori di non appoggiarsi a un sito esterno per vendere qualcosa, ma di costruirsi un sito su misura e creare un rapporto più intimo con i clienti. «Amazon è riuscita a convincere le persone che fare acquisti online è meglio», ha detto Lütke. «Ma dopo che hai acquistato tutto quello che ti serviva su Amazon, se vuoi comprare qualcos’altro che desideri particolarmente, molto probabilmente non andrai su Amazon, e finirai su un negozio di Shopify».

Pur non essendo un sito di e-commerce e non funzionando come Amazon, però, Shopify ne sta lentamente diventando un diretto concorrente, in particolare per quanto riguarda la logistica. Come ha raccontato Lütke al Financial Times, per i negozi più piccoli gestire spedizioni, resi e inventari è una delle cose più difficili se non si ha molta esperienza. Per questo lo scorso giugno Shopify ha introdotto negli Stati Uniti una nuova funzionalità che permette ai venditori di affidare alla società canadese la distribuzione della merce in vendita, la spedizione e la gestione degli inventari, in maniera molto simile a quanto già fa Amazon.

Se la concorrenza a Amazon per ora è limitata alla logistica ed è appena iniziata, la sfida principale per il prossimo futuro di Shopify riguarda la possibilità di vendere sui social network, in particolare su Facebook e Instagram. «Instagram è stato il più fenomenale vettore di crescita per le piccole aziende», ha detto Lütke. «È un gran modo di raccontare storie sui prodotti, una cosa che Amazon non riesce a fare, con le sue immagini statiche e i suoi annunci molto sterili». Al momento l’ostacolo maggiore sembra essere proprio Facebook, che non vuole farsi sfuggire la possibilità di reinventarsi come sito di e-commerce. Di recente infatti Instagram, di proprietà di Facebook, ha introdotto in via sperimentale una funzione “Checkout”, che permette agli utenti di acquistare un prodotto direttamente sull’app, senza visitare il sito del venditore. Lütke però non è preoccupato, e pensa che i venditori continueranno a usare Shopify per gestire i propri siti di e-commerce, anche se alcuni passaggi nell’acquisto dei prodotti saranno mediati da Facebook.