C’è un altro caso Open Arms

La nave della ong spagnola si trova da sette giorni in mare con 121 persone a bordo: Italia, Malta e Spagna non vogliono accoglierla

PA/OPEN ARMS / HANDOUT
PA/OPEN ARMS / HANDOUT

La nave Open Arms, della ong spagnola ProActiva Open Arms, è in mare da sette giorni con a bordo 121 persone salvate nel Mediterraneo tra l’1 e il 2 agosto. Come successo in casi simili negli ultimi mesi, il governo italiano si è rifiutato di fare entrare la nave nelle sue acque territoriali e di fare sbarcare le persone a bordo; in base al “decreto sicurezza bis”, se la Open Arms dovesse violare il divieto rischierebbe l’arresto del suo equipaggio, la confisca della nave e una multa fino a 1 milione di euro. Per ora nessun altro governo si è fatto avanti offrendo aiuto. La Open Arms quindi si trova in attesa al largo di Lampedusa.

L’1 agosto, pochi giorni dopo aver ripreso la navigazione dopo una sosta per un problema tecnico, la Open Arms aveva recuperato 52 persone alla deriva su un piccolo gommone a largo della Libia. Il giorno seguente, in piena notte, erano state salvate in circostanze simili altre 72 persone. In tutto a bordo della Open Arms c’erano quindi 124 persone, tutti migranti partiti dalla Libia: tra loro c’erano anche due donne all’ottavo e nono mese di gravidanza e due bambini molto piccoli. Open Arms aveva scritto inoltre che molte delle persone salvate avevano «evidenti segni di tortura».

Già dopo il primo salvataggio, la Open Arms aveva chiesto un “porto sicuro” per poter attraccare e fare sbarcare i naufraghi salvati. L’Italia si era rifiutata e il governo aveva fatto sapere che era stato firmato un decreto che vietava all’imbarcazione l’ingresso e il transito nelle acque territoriali italiane. Le due donne in gravidanza e la sorella di una di loro erano state fatte sbarcare per ragioni mediche, ma a bordo, ha spiegato il Manifesto, sono rimasti 32 minori, tra cui due bambini di 9 mesi.

Negli stessi giorni il governo italiano aveva firmato un decreto simile relativo alla nave Alan Kurdi, che aveva salvato 40 migranti e cercava un porto sicuro per sbarcare. I migranti sulla Alan Kurdi, gestita dalla ong tedesca Sea Eye, sono sbarcati domenica a Malta dopo un accordo tra il governo maltese e quello tedesco per la loro ricollocazione in Europa. La ong ProActiva Open Arms si trova però in una condizione più complicata, e non ha il sostegno del governo spagnolo. La Open Arms ha detto di aver ricevuto minaccia di una multa fino a 900.000 euro anche da parte della Spagna, che vuole vietare la prosecuzione delle attività di soccorso tra la Libia e l’Italia e si è detta indisponibile ad accogliere altri migranti salvati.

Al momento non è chiaro cosa succederà alla Open Arms. Il governo italiano non sembra intenzionato a cedere e accogliere i 121 migranti a bordo, così come il governo maltese e quello spagnolo. La situazione, come in altri casi recenti, potrebbe sbloccarsi grazie a un accordo tra i governi europei per il ricollocamento dei migranti o se la Open Arms decidesse di violare il divieto italiano, con tutti i rischi conseguenti. ProActiva Open Arms ha fatto intanto sapere di aver presentato ricorso al Tribunale dei minori di Palermo per chiedere che venga stabilito lo sbarco dei minorenni a bordo della sua nave.