La Corte Costituzionale ha respinto i ricorsi delle regioni sul “decreto sicurezza”

Ma ne ha bocciato la parte che attribuiva molti e forti poteri ai prefetti

Vienna, Austria
Il ministro dell’Interno italiano Matteo Salvini arriva a Vienna per una conferenza dei ministri dell’Interno europei su sicurezza e immigrazione (HANS PUNZ/AFP/Getty Images)

La Corte Costituzionale – il massimo organo giuridico del paese – ha giudicato inammissibili i ricorsi delle regioni Calabria, Emilia-Romagna, Marche, Toscana e Umbria, che avevano impugnato numerose disposizioni della legge nota come “decreto sicurezza”, lamentando la violazione diretta o indiretta delle loro competenze.

Le motivazioni della sentenza non sono ancora state depositate, ma l’ufficio stampa della Corte ha fatto sapere che “la Corte ha ritenuto che le nuove regole su permessi di soggiorno, iscrizione all’anagrafe dei richiedenti asilo e SPRAR sono state adottate nell’ambito delle competenze riservate in via esclusiva allo Stato in materia di asilo, immigrazione, condizione giuridica dello straniero e anagrafi (articolo 117, secondo comma, lettere a, b, i, della Costituzione), senza che vi sia stata incidenza diretta o indiretta sulle competenze regionali”. La Corte ha ritenuto però che sia stata “violata l’autonomia costituzionalmente garantita a comuni e province” rispetto ai forti poteri che la legge attribuiva ai prefetti.

Il decreto sicurezza, spiegato