I calzini di Donald Trump e la merce fasulla su Amazon

Wired racconta una storia esemplare su come il grande sito di e-commerce rischi di favorire i prodotti contraffatti

Billy Nungesser mostra i suoi calzini a Donald Trump (AP Photo/Evan Vucci)
Billy Nungesser mostra i suoi calzini a Donald Trump (AP Photo/Evan Vucci)

Il 14 maggio il presidente degli Stati Uniti Donald Trump è atterrato all’aeroporto di Lake Charles, in Louisiana, dove è stato accolto dal vicegovernatore Billy Nungesser. Nungesser, che è Repubblicano e suo sostenitore, indossava per l’occorrenza un paio di calzini con disegnata sopra la faccia di Trump da cui svolazzava un ciuffo giallo al posto dei capelli.

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La foto di Nungesser che mostra fiero i calzini a Trump fece un po’ il giro del mondo, ripresa da siti, news, programmi tv come il Late Show di Stephen Colbert (e finì anche sul Post). I calzini sono finiti invece nei carrelli online di migliaia di persone, per la soddisfazione di Erica Easley, la fondatrice di Gumball Poodle, la piccola azienda di Los Angeles che li produce dai tempi della campagna per le elezioni presidenziali del 2016. «Sono diventati subito virali, oltre qualsiasi aspettativa», ha detto Easley a Wired, e in poco tempo sono entrati nella classifica dei prodotti più venduti su Amazon.

Nel giro di una settimana però Easley si era accorta che su Amazon i suoi calzini erano stati surclassati da versioni fasulle prodotte perlopiù in Cina e vendute a un costo molto più basso dei suoi: 30 dollari (circa 27 euro), che includono anche un pettinino per sistemare il ciuffo. In particolare Amazon aveva assegnato a una delle versioni fasulle l’ambita Buy Box, un bottone che si trova a destra nella pagina dedicata di un prodotto e che consente di acquistarlo più rapidamente. Quasi la totalità degli acquisti fatti su Amazon passa per la Buy Box: sia per la comodità di comprare rapidamente qualcosa sia perché è un indicatore di qualità del prodotto. È infatti assegnata da Amazon in modo esclusivo a solo un rivenditore di un dato prodotto, scelto in base a un algoritmo che tiene conto della quantità di ordini difettosi segnalata nelle recensioni, della qualità del servizio clienti, delle votazioni e del tempo di permanenza su Amazon.

A destra, la Buy Box

Per evitare problemi del genere, Easly aveva registrato il suo marchio e il disegno negli Stati Uniti e anche nel registro dei marchi di Amazon, che dovrebbe proteggere la proprietà intellettuale delle aziende. Dopo aver notato i calzini fasulli, quindi, aveva scritto quattro volte al registro per lamentarsi, senza ottenere risposta. Wired scrive che Amazon ha infine rimosso i falsi, ma solo dopo la pubblicazione dell’articolo (su Amazon.it invece non si trovano i calzini originali di Gumball Poodle ma solo le copie).

Wired scrive che il mercato dei prodotti contraffatti è in crescita, ed è molto favorito dall’e-commerce e in particolare da Amazon, sia per la quantità di clienti e acquisti, che per il suo funzionamento. Uno stesso prodotto infatti può essere proposto da rivenditori diversi e indipendenti, e tra loro si possono infilare molti che propongono merce contraffatta; in alcuni casi, come in quello di Gumball Poodle, i prodotti fasulli possono addirittura essere promossi meglio da Amazon, con conseguenze sulle vendite.

È un problema noto da tempo e le aziende hanno cercato di combatterlo anche per vie legali; tre anni fa per esempio Apple aveva fatto causa a un rivenditore di finti caricabatterie per iPhone su Amazon. Negli Stati Uniti i giudici hanno più volte stabilito che Amazon non è responsabile dei falsi venduti sulla sua piattaforma, perché non è il venditore e si limita a fare da piattaforma. L’azienda ha cercato di limitare i danni avvertendo i clienti che alcuni suoi prodotti potrebbero essere «illegali, contraffatti, piratati o rubati». A marzo aveva annunciato un programma che permette ad alcuni venditori di rimuovere i prodotti contraffatti senza passare per l’ordinaria burocrazia, mentre i suoi «ingegneri di software, scienziati, manager di programmi e investigatori lavorano per migliorare continuamente i programmi anti-pirateria», aveva spiegato la portavoce Maxine Tagay.

Nel frattempo Gumball Poodle potrebbe aver perso migliaia di dollari e ha visto saltare un accordo con un rivenditore fisico perché i calzini venivano venduti su Amazon a un prezzo molto più economico di quello di listino. L’azienda deve anche rispondere delle lamentele di chi ha ordinato i calzini contraffatti per sbaglio, si è ritrovato con un prodotto di qualità inferiore a quella che si aspettava e se n’è lamentato online, ma con il rivenditore sbagliato.