La guerra commerciale tra Stati Uniti e Messico è stata evitata
Trump ha ritirato la minaccia dei dazi dopo aver raggiunto un accordo per rallentare il flusso migratorio, e si è evitato un potenziale guaio
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato su Twitter di aver trovato un accordo con il Messico sull’immigrazione, e di avere così scongiurato l’entrata in vigore dei dazi minacciati nei giorni scorsi. Trump aveva detto di voler imporre delle tariffe del 5 per cento sulle merci importate dal Messico, se il paese confinante non avesse adottato misure drastiche per ridurre il flusso migratorio attraverso il confine meridionale negli Stati Uniti, che nell’ultimo periodo ha attraversato un notevole aumento. Dopo giorni di trattative, di preoccupazioni e di proteste anche interne al Partito Repubblicano, Trump ha annunciato un accordo, con il quale sembra avere ottenuto meno di quanto inizialmente chiesto.
I am pleased to inform you that The United States of America has reached a signed agreement with Mexico. The Tariffs scheduled to be implemented by the U.S. on Monday, against Mexico, are hereby indefinitely suspended. Mexico, in turn, has agreed to take strong measures to….
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) June 8, 2019
Il Messico si è infatti impegnato a schierare sul territorio nazionale e sul suo confine meridionale la guardia nazionale per contrastare il flusso di migranti provenienti dai paesi centramericani, come Guatemala, Honduras ed El Salvador. Ha anche accettato di avviare un programma per far rimanere in Messico i migranti mentre aspettano che la loro richiesta di asilo sia esaminata negli Stati Uniti. La richiesta statunitense di trasferire i migranti guatemaltechi in Messico, e quelli honduregni e salvadoregni in Guatemala, riportandoli cioè nel primo paese di ingresso, non è stata inclusa nell’accordo.
È un risultato che scongiura quella che sarebbe stata una guerra commerciale potenzialmente enorme, e che mette fine a una crisi diplomatica cominciata giorni fa tra due paesi con uno stretto legame: il Messico è il primo partner commerciale degli Stati Uniti, e uno dei suoi più stretti alleati, nonostante le frequenti tensioni legate all’immigrazione. Una tassa del 5 per cento sulle merci messicane avrebbe portato a un aumento di 17 miliardi di dollari all’anno su tantissimi prodotti, da quelli alimentari agli elettrodomestici. Nell’idea di Trump, poi, le tariffe sarebbero dovute aumentare ogni mese arrivando fino al 25 per cento.
Molti esperti avevano avvertito dei potenziali danni all’economia americana: oltre a danneggiare le esportazioni messicane, infatti, i dazi avrebbero un effetto anche sull’economia statunitense, visto che a pagarli sarebbero gli importatori negli Stati Uniti, che poi probabilmente avrebbero dovuto aumentare i prezzi per i consumatori finali dei prodotti. Questo aveva portato molti politici Repubblicani a criticare l’ostinazione di Trump, e a minacciare di bloccare i dazi al Congresso se fossero stati approvati.
La proposta di far rimanere in Messico i migranti mentre aspettano l’esito della propria richiesta di asilo consiste nell’espansione di un programma già in vigore nelle città di Tijuana, Mexicali e Ciudad Juarez, che però porterà alla permanenza dei migranti in aree in cui sono frequenti i rapimenti da parte delle gang criminali. Per questo, varie associazioni per i diritti umani hanno criticato la decisione del governo americano: a un certo punto un tribunale aveva anche bloccato la pratica, poi ripristinata da un ricorso in appello.
A maggio, gli arresti di migranti illegali eseguiti dalla polizia di frontiera statunitense sono stati 132.887, il numero più alto in oltre dieci anni. Di questi, oltre 11mila erano minori non accompagnati. La crisi umanitaria sta raggiungendo livelli di nuova emergenza: le strutture destinate alla detenzione temporanea sono sovraffollate, ci sono lentezze nelle pratiche burocratiche con cui dovrebbero essere esaminate le richieste di asilo e i migranti vivono grandi disagi e sofferenze.
Fino ad ora, Trump ha provato diverse strategie per cercare di fermare il flusso: muro a parte, l’anno scorso aveva adottato la pratica di dividere le famiglie separando i bambini dai genitori, per scoraggiare le partenze, poi sospesa dopo una vasta indignazione internazionale. Aveva provato anche a far approvare al Congresso delle modifiche al sistema, per esempio per rendere più rigidi i criteri per chiedere l’asilo: ma sono anni che non vengono approvate riforme significative dell’immigrazione, e da quando la Camera è passata ai Democratici è praticamente impossibile che Trump possa ottenere qualcosa in questo senso. A febbraio Trump era dovuto ricorrere ai fondi di emergenza – solitamente usati per calamità naturali – per ottenere fino a 8 miliardi di dollari per iniziare a costruire il muro, dopo la prolungata opposizione dei Democratici al Congresso.