La discussa risposta della Polizia a una critica di Roberto Saviano

Su Twitter lo ha accusato di voler «regolare conti personali» e si è difesa dalle accuse di fare il «servizio d'ordine» di Salvini

Agenti di polizia davanti a una manifestazione antifascista a Casal Bruciato. (ANSA/MASSIMO PERCOSSI)
Agenti di polizia davanti a una manifestazione antifascista a Casal Bruciato. (ANSA/MASSIMO PERCOSSI)

L’account su Twitter della Polizia di Stato ha risposto con un tono insolito e piuttosto discusso a un tweet critico dello scrittore Roberto Saviano, che l’aveva accusata di essersi ridotta a fare il «servizio d’ordine per la campagna elettorale di un partito». Saviano si riferiva ai molti recenti episodi in cui agenti di polizia sono intervenuti per fermare piccole e pacifiche contestazioni al ministro dell’Interno Matteo Salvini (qualche mese fa un ragazzo fu fermato dalla polizia per aver mostrato un cartello con scritto “Ama il prossimo tuo”, addirittura; pochi giorni fa a una donna è stato sequestrato il cellulare senza motivo). Dopo aver negato di avere interessi di parte, la Polizia ha scritto:

«Che pena leggere commenti affrettati e ingenerosi per dispute politiche o per regolare conti personali»

Non è chiaro chi abbia scritto il tweet, specialmente dal momento che l’account della Polizia di Stato di solito non risponde ai singoli utenti e non interviene nelle discussioni. Il tono del tweet è stato giudicato inopportuno e poco istituzionale da molti, anche considerando che Saviano è tuttora sotto scorta per le minacce ricevute dalla camorra e che la sua critica era rivolta al ministro dell’Interno, che è quindi anche responsabile delle forze dell’ordine e che più volte ha minacciato di togliergli la scorta (una decisione che però non spetta a lui).

Nel suo tweet, illustrato da una foto scattata durante una intimidazione razzista ai danni di una donna rom di Casal Bruciato protetta in quel caso dalla polizia, Saviano aveva criticato il comportamento della polizia nella gestione di due contestazioni a Salvini, entrambe avvenute a Salerno. Nella prima, gli agenti della Digos avevano sequestrato il telefono a una donna che, con la scusa di un selfie, aveva provocatoriamente chiesto a Salvini se gli abitanti del Sud Italia fossero ancora «terroni di m….». Nella seconda, una donna ha accusato la polizia di averle fatto rimuovere uno striscione che aveva appeso alle finestre del suo appartamento nei pressi della piazza del comizio, su cui c’era scritto “Questa Lega è una vergogna”.

In quanto ministro dell’Interno, Salvini è a capo della Polizia di Stato, corpo che ha molto sfruttato per la promozione della sua immagine: è nota e molto criticata la sua abitudine di indossare con regolarità giacche, felpe e magliette con il logo “Polizia”, e sui social network sono quasi quotidiani i suoi incoraggiamenti agli agenti delle forze dell’ordine, che ha difeso anche in casi molto controversi (come il caso Cucchi o quello dello stupro di Firenze).