Billie Eilish, popstar dei nostri tempi

È una cantante 17enne che tiene assieme tanti tratti diversi della cultura giovanile contemporanea, va fortissimo tra gli adolescenti e piace sempre di più anche alla critica

Billie Eilish in concerto a Inglewood, California. (Emma McIntyre/Getty Images for KROQ/Entercom)
Billie Eilish in concerto a Inglewood, California. (Emma McIntyre/Getty Images for KROQ/Entercom)

Da pochi giorni è uscito When We All Fall Asleep, Where Do We Go?, il primo disco della cantante americana Billie Eilish: il suo nome non dirà niente a chi non segue con una certa attenzione le nuove uscite musicali, ma a milioni di adolescenti americani dice tantissimo. Eilish è infatti da almeno un paio d’anni un enorme fenomeno della musica pop statunitense, una che conta un miliardo di riproduzioni su Spotify con le sue prime tre canzoni, e che piace sempre di più anche alla critica. Un dettaglio: Eilish ha da poco compiuto 17 anni.


Secondo Dave Grohl, il cantante dei Foo Fighters, con Eilish sta succedendo la stessa cosa che successe nel 1991 coi Nirvana, la sua storica band. Lo sa perché le sue figlie sono ossessionate da Eilish, così come tantissimi altri teenager americani. Eilish fa canzoni pop generalmente malinconiche, con produzioni molto contemporanee e che tengono dentro generi diversi. A vederla con i suoi capelli platino o colorati, gli occhi stanchi e i pantaloncini larghi da basket, sembra richiamare direttamente l’immaginario hip hop giovanilistico molto di moda negli Stati Uniti. Ma la musica di Eilish non ha niente a che vedere con la trap, e anzi ricorda il pop d’autore di artiste come Lorde e Lana Del Rey, che però ogni tanto sconfina in sonorità più radiofoniche come quelle di Dua Lipa. Ma in certi video dimostra di amare molto le citazioni horror, e a qualcuno certe atmosfere e certi riferimenti hanno ricordato quelli di Marylin Manson.

Eilish insomma ha preso un sacco di cose diverse e apparentemente inconciliabili ed è riuscita a tenerle assieme con una naturalezza che ha convinto i suoi fan, soprattutto i più giovani. Su Instagram ha 15 milioni di follower, e i giornalisti che sono andati ai suoi concerti per provare a spiegare il suo successo hanno raccontato di adolescenti ossessionati e completamente invaghiti del suo stile schietto e diretto e dello stretto contatto che mantiene coi fan. Nelle sue storie mostra spesso il dito medio, scherza in continuazione, chiama tutti “bro”, si lamenta di cose come il suo apparecchio: fa quello che fa un qualsiasi adolescente americano, in pratica.


Normalmente, le cantanti pop degli ultimi anni che potevano vantare i numeri di Eilish alla sua età erano prodotti televisivi come Ariana Grande e Selena Gomez, che hanno costruito le loro carriera sulla notorietà ottenuta dai programmi Disney (anche con successi di critica, come nel caso di Grande). Eilish invece arriva da una famiglia di attori un po’ squattrinati di Los Angeles, nella quale ha potuto coltivare molto presto il suo estro artistico. Scrive e produce la maggior parte delle sue canzoni con il fratello Finneas, che spesso suona anche con lei dal vivo. A 14 anni caricò sulla piattaforma SoundCloud – dove negli ultimi anni hanno trovato grande successo i giovani rapper – la canzone “Ocean Eyes”. Divenne virale ed ebbe un successo enorme, dando inizio alla sua carriera che la portò l’anno successivo a pubblicare il suo primo EP, Don’t Smile at Me.


Il suo stile estetico è un po’ androgino, ricorda un po’ quello emo, che ciclicamente dagli anni Ottanta rivive momenti di auge, e i suoi testi parlano di ansie giovanili, di insicurezze quotidiane, sempre quasi sussurrate come nei video ASMR, cioè quelli di bisbigli rilassanti che hanno un enorme successo su YouTube. L’intera figura di Eilish, in pratica, sembra un assemblamento di cose che funzionano bene su internet nel 2019: ma il risultato è piuttosto naturale, e il suo disco When We All Fall Asleep, Where Do We Go? sta ricevendo buone recensioni sui siti di musica. Eilish lo ha promosso andando in televisione da Ellen DeGeneres e da Jimmy Kimmel, e ora sta cominciando ad avere sempre più fan non-adolescenti, anche quelli più attenti alla sua musica che al suo immaginario estetico. Come ha scritto il New York Times, il suo ultimo disco «consoliderà probabilmente la sua reputazione di unicorno dell’industria musicale del 21esimo secolo, che incarna tutte le speranze della cultura online giovanile».