Cos’è “l’effetto hipster”

Cioè quel fenomeno per cui, in certe condizioni, le persone che provano a essere "diverse" alla fine si assomigliano tra loro

Agli hipster non piace farsi etichettare. Ma tutti gli hipster vestono allo stesso modo e fanno le stesse cose: nel loro anti-conformismo, si conformano. Il fatto stesso che si possa parlare di “look da hipster”, non va contro ciò che vuole ottenere un hipster?

Questa frase, scritta nel 2008 da Julia Plevin sull’Huffington Post, assomiglia a qualcosa che in molti hanno pensato in vari modi, in varie epoche e su vari argomenti: cosa succede quando tante persone reagiscono a qualcosa che va per la maggiore, che è mainstream? Non è che queste persone finiscono per essere tutte diverse allo stesso modo? Non è che, a un certo punto, il loro essere anti-mainstream finisce per diventare mainstream? La questione se l’è posta anche Jonathan Touboul, professore e ricercatore di matematica e neuroscienza, che si occupa, un po’ più in generale, del modo in cui le informazioni vengono trasmesse in una società e di come la trasmissione può influenzare il comportamento delle persone al loro interno. Touboul è autore dello studio “L’effetto hipster: Perché gli anticonformisti finiscono sempre per assomigliarsi tutti“.

Per Touboul gli “hipster” sono quindi semplicemente gli anticonformisti, quelli che cercano di essere alternativi a quello che è percepito come la norma. Ma gli hipster sono solo un pretesto per rendere interessante uno studio in realtà molto più complesso, pieno di complicati calcoli, riferimenti ed equazioni.

Tornando alla più comprensibile parte sugli hipster, dello studio ha parlato di recente anche Technology Review, la rivista del Massachusetts Institute of Technology, che ha presentato così il problema:

Probabilmente ne siete stati testimoni, forse persino vittime. Ti senti alienato da ciò che va di moda e vuoi far capire che tu sei diverso. Pensi di vestirti in altro modo, provi nuove acconciature o un nuovo trucco fuori dai canoni. Ma poi, quando finalmente sveli il tuo nuovo look al mondo, salta fuori che non sei solo: altri milioni di persone hanno fatto le tue stesse identiche scelte.

Anziché occuparsi dell’alienazione di chi prova a essere diverso, Touboul ha provato a capire come mai succede che milioni di persone facciano scelte identiche. Per farlo ha spiegato di aver scelto di analizzare “la questione dei comportamenti collettivi in grandi sistemi di agenti interagenti che prendono decisioni nell’incertezza, basandosi su osservazioni parziali”: una questione che ha spiegato appartenere alla “grande letteratura della fisica statistica”.

Per il suo studio Touboul ha elaborato quello che in fisica si chiama toy model, modello giocattolo: è un modello semplificato di quel che si vuole analizzare. Ha immaginato quindi una società composta da solo due tipi di persone: i conformisti, che fanno quel che fa la maggioranza, e gli anticonformisti (o hipster), che fanno il contrario di quel che fa la maggioranza. Nei suoi complicati calcoli, Touboul ha preso in considerazione diversi modelli in cui variano certi parametri: per esempio i tempi con cui gli anticonformisti reagiscono al conformismo. L’esito è però sempre lo stesso: l’effetto hipster, inteso come sincronizzazione degli anticonformisti, è, almeno nei suoi modelli giocattolo, l’inevitabile risultato.

Touboul ammette che tutto diventa notevolmente più complicato quando le reazioni a ciò che è mainstream possono essere tante e diverse. Quando la scelta non è tra radersi o farsi crescere la barba, ma tra radersi e farsi crescere la barba, i baffi, il pizzetto e altre decine di possibili alternative. Touboul ha detto che è quello di cui vorrà occuparsi nel suo prossimo studio, e per ora non c’è quindi molto da dire.

L’attuale studio di Touboul è infatti solo un punto di partenza e, come spiega Technology Review, il riferimento agli hipster c’è solo per «divertirsi un po’ sparando contro un bersaglio facile». Più che per aiutare a capire cosa andrà di moda, le analisi di Touboul possono però avere applicazioni più serie e utili in altri ambiti: per esempio nell’analisi del mercato azionario e di quello che succede quando qualche speculatore (gli hipster delle azioni, diciamo) decide di andare contro la maggioranza degli investitori.

Intanto l’articolo di Technology Review su Touboul è stato al centro di un caso piuttosto divertente, forse persino emblematico. Dopo la pubblicazione un uomo ha protestato con Technology Review accusando la rivista di aver usato senza permesso una sua foto. Si è scoperto però che l’uomo si sbagliava: la rivista aveva i permessi necessari per usare la foto, che tra l’altro non mostrava quell’uomo ma solo uno che gli assomigliava. L’uomo sembra quindi essere stato vittima dell’effetto hipster.

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