Cos’è la “Milano da bere”

Da dove viene l'espressione celebrativa oppure ironica che da qualche decennio è associata alla città

di Filippo Minonzio


L’espressione “Milano da bere” nacque per indicare la vita sociale milanese negli anni ’80. È usata spesso in modo scherzoso per indicare un’idea di vivacità e modernità che in quel periodo si associava alla città ma anche la sua superficialità, individualismo e persino disonestà. Il luogo comune fu sintetizzato da uno spot pubblicitario dell’Amaro Ramazzotti, uno dei più celebri amari prodotti in Lombardia, il cui finale diceva: “Milano, la città dell’Amaro Ramazzotti, l’amaro di chi vive e lavora […], che è nato qui e che ancora oggi porta dovunque questa Milano da vivere, da sognare, da godere. Questa Milano… da bere.”


La pubblicità era stata realizzata da un noto pubblicitario, Marco Mignani, che nel corso degli anni concepì altri slogan destinati a diventare parte della cultura popolare. Questo in particolare, però, conobbe particolare fortuna, per vari motivi. Innanzitutto, ritraeva con grande efficacia la visione che i milanesi avevano di sé stessi e che il resto d’Italia, grazie ad alcune verità e ad altrettanti luoghi comuni, tendeva ad attribuire loro: quella di una classe all’avanguardia, di yuppies laboriosi e dinamici, devoti alla competizione e alla scalata sociale. Lo slogan poi, suonava bene ed era perfettamente funzionale. Non importava che la Milano ritratta fosse naturalmente una quota minoritaria della popolazione milanese.

L’immagine della città che lo spot trasmetteva finì per essere collegata a un contesto borghese ben preciso: la città degli affari, dei manager moderni, dei rampanti arrivisti, delle figure carismatiche che si destreggiavano tra corruzione e progresso padroneggiandone la vita sociale, di Berlusconi e degli aspiranti Berlusconi, dei Craxi e degli aspiranti Craxi e dell’egemonia del Partito Socialista Italiano.

Al declino di questi ultimi fu dovuto, peraltro, il rinnovo della celebrità del modo di dire “Milano da bere”. Nel 1992, infatti, grazie all’inchiesta giudiziaria che fu chiamata Mani pulite si rivelarono all’Italia la corruzione e il clientelismo endemici del sistema che aveva governato buona parte della politica e gli affari della città e i cui protagonisti finirono spesso sulle prime pagine dei giornali. Un gran numero di membri del PSI e di manager e imprenditori vennero accusati e spesso arrestati, con grande partecipazione e promozione da parte dei mezzi di informazione. Blob, il celebre programma di Rai3 che dal 1989 trasmette un collage delle dichiarazioni e dei fatti più bizzarri o significativi del momento, cominciò a mescolare gli spezzoni degli arresti degli imputati (che spesso si verificavano a Milano) con i frammenti della famosa pubblicità. E rinnovò così la popolarità della celebre espressione, contribuendo alla sua definitiva entrata nel gergo comune e nel linguaggio popolare e giornalistico italiano.

Questo e gli altri articoli della sezione Milano per profani sono un progetto del corso di giornalismo 2018 del Post alla scuola Belleville, pensato e completato dagli studenti del corso.