Keith Flint dei Prodigy è morto

Aveva 49 anni, ed era stato uno dei volti più noti della musica elettronica degli anni Novanta

Keith Flint dei Prodigy in concerto in Germania nel 2009. (Britta Pedersen/picture-alliance/dpa/AP Images)
Keith Flint dei Prodigy in concerto in Germania nel 2009. (Britta Pedersen/picture-alliance/dpa/AP Images)

Keith Flint, il cantante dei Prodigy, è morto oggi a 49 anni: è stato trovato dalla polizia nella sua casa di Dunmow, nell’Essex. La polizia ha diffuso un comunicato in cui dice di aver risposto a una segnalazione per «le condizioni di salute» di Flint alle 8.10 di lunedì mattina, spiegando che al momento la morte «non è trattata come sospetta». Sul profilo ufficiale della band su Instagram è stato pubblicato il messaggio: «La notizia è vera, non posso credere che lo sto dicendo ma nostro fratello Keith si è tolto la vita nel weekend. Sono scioccato, incazzato, confuso e con il cuore spezzato».

Con i suoi capelli colorati e spesso acconciati a punta, Flint era il membro più riconoscibile dei Prodigy, che erano formati anche da Liam Howlett e dal rapper Maxim. Flint era nato a Londra nel 1969, e si era trasferito nell’Essex a metà degli anni Settanta. Qui, dopo aver conosciuto Howlett, fondò nel 1990 i Prodigy, che diventarono uno dei gruppi fondamentali nella diffusione della cultura e della musica dei cosiddetti “rave”, cioè i lunghi ritrovi di musica elettronica che si diffusero in quegli anni e che ancora oggi sono associati a volumi altissimi e a un disinvolto consumo di droghe.

Ma i Prodigy uscirono presto dalla pur ampia nicchia della cultura rave: diventarono famosi prima nel Regno Unito, con il disco d’esordio Experience, del 1992, e poi nel resto del mondo con Music for the Jilted Generation del 1994 – che fu nominato al prestigioso Mercury Prize – e soprattutto con The Fat of The Land, uscito nel 1997, che conteneva “Breathe”, “Smack My Bitch Up” e “Firestarter”, tre tra le più note canzoni del gruppo. Il disco vendette dieci milioni di copie e consacrò i Prodigy come una delle più note band di musica elettronica degli anni Novanta. All’inizio Flint doveva essere il ballerino della band, ma nel giro di qualche anno cominciò a cantare e gli fu presto assegnato il ruolo di cantante solista.

Insieme ai Massive Attack e a Fatboy Slim, i Prodigy sono considerati i principali esponenti del “big beat”, un genere di musica elettronica tipicamente britannico che fu popolare in tutto il mondo negli anni Novanta. Nel 1997 finirono in mezzo a una grossa polemica per via del testo di “Smack My Bitch Up”, estesamente accusato di essere violento e misogino (il titolo arrivava in realtà da un verso di un’altra canzone, campionata).  Howlett disse sempre che era stato frainteso, ma ci furono negozi che ritirarono The Fat of the Land dalla vendita: il video della canzone vinse in ogni caso due premi agli MTV Video Music Awards del 1998.

Nel 1999 i Prodigy si sciolsero momentaneamente, per poi tornare insieme nel 2001: il loro disco più famoso degli anni Duemila fu Invaders Must Die del 2009, che conteneva il singolo “Omen”. L’ultimo disco pubblicato dalla band è No Tourists, dell’anno scorso.

Di recente, Flint era stato anche attivo nel settore delle corse motociclistiche, come proprietario e manager della squadra Team Traction Control, che aveva avuto alcuni successi nel Regno Unito.

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