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  • Sabato 2 febbraio 2019

Com’è che Maria Giovanna Maglie è ridiventata una notizia

O anche "chi diavolo è Maria Giovanna Maglie?”, cari piccoli lettori

(Lapresse - Omar Abd el Naser)
(Lapresse - Omar Abd el Naser)

Da alcuni giorni è in corso una vivace discussione politica sulla possibilità che la giornalista Maria Giovanna Maglie assuma la conduzione di un nuovo programma televisivo su Rai 1, subito dopo il telegiornale serale, in uno spazio considerato uno dei più ambiti e influenti della televisione italiana. La discussione sta andando avanti su due piani: sui giornali e sui social network si discute della biografia di Maglie, ora accesa sostenitrice del segretario della Lega Matteo Salvini ma con un passato vicino prima al PCI, poi ai socialisti e a Silvio Berlusconi, e una visibilità mediatica negli scorsi decenni che sembrava del tutto finita. Ma la nomina di Maglie è diventata anche un caso politico che riguarda gli equilibri della maggioranza: il Movimento 5 Stelle si è infatti opposto alla sua nomina, un po’ per non consegnare alla Lega il grosso delle scelte sulla Rai, un po’ per timore del dissenso dei propri elettori su una simile biografia.

Maglie ha 67 anni, è nata a Venezia e ha iniziato a lavorare come giornalista all’Unità nel 1979, occupandosi di politica estera e soprattutto di America Latina. Su Repubblica di venerdì, Goffredo De Marchis ne ha scritto un approfondito ritratto in cui ha raccontato come in quegli anni fosse molto vicina a Giancarlo Pajetta, responsabile degli esteri del PCI (di cui l’Unità era organo di stampa). Nel 1989 se ne andò dall’Unità e andò a lavorare alla Rai: la stessa Maglie ha poi raccontato di essere stata raccomandata da Bettino Craxi, allora segretario del PSI ed ex Presidente del Consiglio. Lavorò al Tg2, prima come inviata durante la Guerra del Golfo e poi come corrispondente da New York: sempre con uno stile molto personale, esuberante e polemico che insieme a una sua vistosa presenza scenica la rese molto familiare al pubblico televisivo.

Risale a questo periodo un caso che è tornato d’attualità in questi giorni: come racconta De Marchis, nel 1993 Maglie si dimise dalla Rai dopo che il direttore generale Gianni Locatelli minacciò di licenziarla. Il problema erano le spese che aveva sostenuto a New York:

Il procedimento giudiziario per truffa fu archiviato: non c’erano prove di falsificazioni. Ma il magistrato scrisse: le spese sono molto ingenti, per la gestione della sede di New York 1 miliardo e 700 milioni di lire nel 1992 e mezzo miliardo nei primi mesi del ‘93, senza contare gli stipendi. Due milioni e mezzo di lire al mese di giornali, 6,3 milioni di taxi mensili nonostante una macchina in leasing. L’inchiesta interna della Rai fu più feroce: un informatore pagato con i soldi dell’azienda risultò ubicato all’indirizzo di un noto parrucchiere.

Di quegli stessi anni è un aneddoto più frivolo ma rimasto famoso (suggerì una popolare imitazione da parte di Francesca Reggiani): il fuorionda trasmesso poi dal programma Blob in cui Maglie rivolgendosi allo studio in collegamento da New York diceva «adesso mi vedete così, ma se smetto di bere divento una strafiga».

Negli anni successivi Maglie collaborò con diversi quotidiani, come Libero, il Foglioil Giornale – mostrando sempre una grande disinvoltura nelle relazioni personali con i personaggi della politica –, si occupò di vari progetti in memoria di Oriana Fallaci e nel 2007 fu anche opinionista per il reality show L’isola dei famosi. Come ha spiegato De Marchis, dalla politica estera si spostò sempre di più al commento della politica interna e dell’attualità: le sue posizioni furono a lungo vicine a quelle di Berlusconi, ma negli ultimi anni ha cambiato di nuovo simpatie. Ha collaborato con il sito Dagospia, seguendo la campagna elettorale americana del 2016 e sostenendo piuttosto esplicitamente Donald Trump. Ha poi scritto più volte apprezzamenti per il presidente russo Vladimir Putin, e ha tenuto posizioni sempre più populiste e sovraniste anche per quanto riguarda la politica italiana. Da qualche tempo è infatti un’accesa sostenitrice di Matteo Salvini, soprattutto su Twitter dove è molto attiva.

Il programma che dovrebbe condurre sulla Rai – secondo le ipotesi raccolte dai giornali – è una “striscia” di pochi minuti dopo il telegiornale delle 20, cioè lo spazio la cui fama si deve soprattutto al tempo in cui fu occupato da un programma del giornalista Enzo Biagi. A volerglielo consegnare è la direttrice di rete Teresa De Santis, e dovrebbe partire lunedì 25 febbraio. Ma la pagina Facebook del M5S ha pubblicato un post contro di lei che cita l’intervista in cui Maglie raccontò di essere stata aiutata a entrare in Rai da Craxi, e commentando: «La Rai che vogliamo non ha raccomandati!». Secondo molti, il M5S teme l’assegnazione del programma a Maglie per via delle sue forti simpatie per Salvini: sono preoccupati, insomma, che possa ulteriormente aiutare il suo consenso, che secondo i sondaggi ha già ampiamente superato quello del M5S dopo le elezioni dell’anno scorso. In più, il M5S è preso nella contraddizione tra la coerenza con i propri attacchi contro i personaggi della “vecchia politica” vicini a Craxi e Berlusconi, e quella con i propri proclami sulla liberazione della Rai dall’ingerenza dei partiti: in questo momento sta cedendo sulla seconda. Igor Iezzi, deputato della Lega in commissione Vigilanza Rai, ha definito questa polemica «assurda» e si è augurato che Maglie possa ottenere la nomina.

Sempre negli ultimi giorni c’è stata un’altra piccola polemica su Maglie: Vittorio Di Trapani, il segretario di Usigrai (il sindacato dei giornalisti Rai) ha scoperto che dal 2016 non risulta iscritta all’Ordine dei Giornalisti, l’albo professionale della categoria. Maglie stessa ha spiegato che, semplicemente, non ha pagato la quota annuale di iscrizione: una condizione che potrebbe essere sanata con facilità e che peraltro non sembra collegabile all’eventualità di un ruolo in Rai.