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  • Domenica 6 gennaio 2019

La ritrovata serenità del Manchester United

Ole Gunnar Solskjær ha fatto sparire l'ambiente cupo lasciato da Mourinho e ha riportato perlomeno risultati, unità e un po' di fiducia

Ole Gunnar Solskjaer si rivolge al pubblico dopo la vittoria in FA Cup contro il Reading
(OLI SCARFF/AFP/Getty Images)
Ole Gunnar Solskjaer si rivolge al pubblico dopo la vittoria in FA Cup contro il Reading (OLI SCARFF/AFP/Getty Images)

Con l’ultima vittoria in FA Cup contro il Reading, squadra di seconda divisione del campionato inglese, il Manchester United ora allenato dal suo ex giocatore norvegese Ole Gunnar Solskjær ha ottenuto il quinto successo in altrettante partite disputate dopo l’esonero di José Mourinho. Nell’ultimo mese lo United è riuscito a rimettersi in carreggiata vincendo senza alcun problema cinque partite in cui era favorito, cosa che prima non sempre succedeva. Il merito per questo breve periodo di forma è una conseguenza dell’arrivo di Solskjær, che da quando è ritornato nel club in cui giocò per più di un decennio ha riportato serenità e fiducia in una squadra che fino a lì era depressa, sottoperformante e in netto contrasto con il suo allenatore.

Le cinque vittorie di Solskjær, ancora imbattuto con lo United, sono state tutte nette. All’esordio in Premier League ha battuto 5-1 il Cardiff e poi 3-1 l’Huddersfield: due squadre in difficoltà che lottano per la salvezza. Quattro giorni dopo è arrivata la vittoria per 4-1 contro il Bournemouth. Nell’ultima giornata di Premier League prima della breve sosta invernale, lo United ha ottenuto una vittoria in trasferta a Newcastle, battuto facilmente 2-0. Grazie alla serie di vittorie in campionato in un periodo cruciale per il campionato inglese, in cui si gioca ancora più frequentemente del solito, con delle conseguenze sul piano della tenuta fisica che rendono le partite più aperte e imprevedibili, ora lo United è nella posizione che merita, ovvero a ridosso di tutte le altre grandi squadre e in piena zona Europa League.

Sarà molto difficile un recupero sul Chelsea, in vantaggio di sei punti, per rientrare fra le prime quattro posizioni e poi rimanerci per ottenere la qualificazione alla Champions League. Ma intanto la squadra si è ripresa, Paul Pogba è ritornato tra i titolari e sembra che giochi con molta più sicurezza, così come sta facendo il tridente offensivo formato da Jesse Lingard, Marcus Rashford e Anthony Martial, poco utilizzato da Mourinho. Rispetto all’allenatore portoghese, Solskjær ha il vantaggio di non essere messo costantemente sotto pressione, in quanto il suo è un incarico temporaneo che dovrebbe terminare a fine stagione (con qualche possibilità che continui se dovesse concludere molto bene la stagione). I problemi avuti con Mourinho si erano creati principalmente per i suoi tentativi di cambiare radicalmente le strategie del club con l’obiettivo di formare nuovamente una squadra di alto livello: strategie che però erano in contrasto con i piani della dirigenza. Ora lo United è ancora una squadra inferiore a tutte quelle che lo precedono in classifica, ma senza pressioni sembra riuscire ad assestarsi meglio su di un buon livello, in vista dei prossimi cambiamenti.

Ole Gunnar Solskjær e Paul Pogba dopo la vittoria in campionato contro l’Huddersfield (Getty Images)

Il ruolo di Solskjær, nonostante si tratti di un allenatore con nessuna esperienza ad alti livelli, potrebbe comunque portare alcuni benefici, per esempio nella crescita dei giocatori più talentuosi in rosa. Tornerà utile anche il riavvicinamento alla squadra di Sir Alex Ferguson, lo storico allenatore del club che con Solskjær, di cui è una sorta di maestro, è spesso vicino alla squadra nel centro di allenamento di Carrington. Lo stesso Solskjær è stato abbastanza chiaro nelle conferenze stampa tenute finora, nelle quali si è detto entusiasta di ricevere una mano dal suo vecchio allenatore. Ha parlato anche della sua posizione, dicendo: «Non so se questo [al Manchester United] sia il mio livello come allenatore. Sicuramente però è un luogo in cui sono a casa, dove conosco tutti, dai preparatori agli altri dipendenti, e che considero come una famiglia».