Da dove arriva “La notte di San Silvestro”

Ok, sarete in giro a festeggiare, ma magari vi interessa sapere "chi" state festeggiando

(Ulet Ifansasti/Getty Images)
(Ulet Ifansasti/Getty Images)

La sera del 31 dicembre siamo soliti festeggiare l’arrivo dell’anno nuovo, con veglioni e feste di ogni sorta. I ristoranti organizzano cenoni di San Silvestro, e anche la notte stessa, quella di Capodanno, viene chiamata “notte di San Silvestro”, anche se non sappiamo bene il perché. Il motivo, in realtà, è abbastanza banale: il 31 dicembre è il giorno del calendario dedicato a San Silvestro, che fu papa con il nome di Silvestro I tra il 314 e 335. Questo santo non ha molto a che fare con i festeggiamenti dell’anno nuovo, e anche la pratica di festeggiare la sera del 31 è piuttosto recente, visto che fino al Settecento ognuno festeggiava un po’ quando gli pareva. Della strana storia di San Silvestro e della notte di capodanno (“la vigilia di Capodanno”, preciseranno i precisini) aveva scritto Leonardo Tondelli sul suo blog sul Post.

“La notte di San Silvestro”. Non so chi abbia cominciato a chiamarla così. Non è un’espressione antica: nel medioevo i giorni cominciavano al tramonto, quindi si trattava piuttosto della notte della Circoncisione di Gesù (primo gennaio). D’altro canto fino al Settecento ognuno festeggiava il capodanno un po’ quando gli pareva, per la gioia delle cancellerie. Non c’era consenso nemmeno tra una città e l’altra: a Venezia l’anno iniziava il primo marzo, perciò dicembre era davvero il decimo mese. A Firenze cominciava il 25 marzo: a Pisa anche, ma c’era un anno di differenza, così, per il piacere di complicarsi la vita. In Francia si cominciava con la Pasqua. Esatto, era una festa mobile, quindi ogni anno aveva un numero di giorni diversi. A Bisanzio, ma anche nel meridione e in Sardegna, si cominciava il primo settembre, che in fondo anche oggi è il capodanno vero, quello senza spumante e con tanta tristezza. Ufficialmente però alla fine ha prevalso lo “stile moderno” – che in realtà adoperavano già i romani nel secondo secolo avanti Cristo, detto anche “della circoncisione”, perché gli ebrei venivano circoncisi nell’ottavo giorno dalla nascita, e quindi a Gesù sarebbe capitato il primo gennaio, appunto. E San Silvestro, in tutto questo?

Niente. Non c’entra niente. Eppure da bambini, a furia di sentire parlare di “veglione di San Silvestro”, finivamo per immaginare uno di quei santi bonaccioni che portano doni nottetempo: un Santa Klaus per adulti, niente regali per i bambini ma un magnum per mamma e papà, e poi danze, ricchi premi et cotillons. Ebbene no, San Silvestro non è quel tipo di Santo. Silvestro Papa è l’ultima persona che invitereste a un veglione, San Silvestro è uno dei santi più opachi del calendario, notevole non per quello che ha fatto (resse la Chiesa di Roma ai tempi di Costantino), ma per quello che non ha fatto. Per esempio non ha indetto il concilio di Arles (314) che condannò lo scisma donatista: ci pensò Costantino. Undici anni più tardi a Nicea si tenne il primo concilio ecumenico della Chiesa universale, che condannò lo scisma ariano, e Silvestro non lo organizzò: ci pensò anche stavolta Costantino. Il papa non trovò nemmeno il tempo di andarci. Insomma appare abbastanza chiaro che all’inizio del quarto secolo il vescovo di Roma era una figura di secondo piano. Più in generale, era Roma che stava perdendo colpi. Era ancora il simbolo dell’impero, da poco si era munita di mura, ma non era più capitale. Non reggeva il dinamismo delle ricche metropoli orientali, Alessandria d’Egitto e Antiochia in Siria. Ma anche i Cesari e gli Augusti d’occidente le preferivano città più prossime ai confini, come Milano o Treviri. Costantino le avrebbe dato il colpo di grazia, fondando Costantinopoli – lui in realtà pensava di chiamarla “Nuova Roma” o qualcosa del genere, non era quel tipo di tiranno che si dedica le città da vivo.

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Come ogni anno, Google ha preparato un doodle per la “Notte di San Silvestro”: quello di oggi è piuttosto semplice, mostra due buffi elefantini che giocano tra di loro gonfiando e lanciando palloncini. I doodle di fine anno di Google cambiano di solito intorno alla mezzanotte, per sapere cosa succederà ai due elefantini dovrete quindi riaprire il computer anche domani.

Se avete intenzione di festeggiare l’anno nuovo in piazza, sappiate che quasi tutte le città hanno adottato regole e limitazioni sull’uso di botti e fuochi d’artificio, per garantire la sicurezza di tutti. A Milano, per esempio, sarà in vigore il divieto di uso e possesso di petardi e fuochi d’artificio per chi si recherà al concerto in piazza Duomo; a Torino sarà vietato l’uso di materiale pirotecnico nel centro storico cittadino; a Roma sarà genericamente vietato usare petardi e fuochi d’artificio in zone molto affollate.

Maggiori informazioni su regole e divieti per i botti e i divieti di Capodanno – città per città – le trovate qui.