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  • Mercoledì 19 dicembre 2018

George Soros è stato scelto come persona dell’anno dal Financial Times

Esattamente per i motivi per cui l'estrema destra lo detesta: in quanto «difensore della democrazia liberale e di una società aperta»

George Soros. (Sean Gallup/Getty Images)
George Soros. (Sean Gallup/Getty Images)

Ogni anno il Financial Times, il principale quotidiano finanziario del Regno Unito e uno dei più famosi e autorevoli al mondo, sceglie la “persona dell’anno” basandosi sui traguardi che questa persona ha raggiunto e sulla sua influenza durante l’anno. Quest’anno ha scelto George Soros, il miliardario e filantropo ungherese naturalizzato statunitense di 88 anni. La scelta del Financial Times è caduta su Soros non solo per il suo noto e grande impegno umanitario, ma soprattutto per quello che rappresenta: nella motivazione del FT si legge che Soros è «un difensore della democrazia liberale e di una società aperta. Sono le idee che hanno trionfato durante la Guerra Fredda. Oggi sono sotto attacco da tutti i lati, dalla Russia di Vladimir Putin all’America di Donald Trump». Anche per questo motivo, da anni Soros è contestato dai complottisti e dagli estremisti di destra di tutto il mondo.

In un articolo che comprende anche una lunga intervista, il Financial Times spiega le motivazioni della sua scelta e racconta come l’influenza di Soros abbia avuto un caro prezzo. «L’uomo che una volta veniva descritto come l’unica persona al mondo con una sua politica estera deve fronteggiare l’ascesa di autocrati nel mondo, e le velenose ripercussioni da parte di chi vuole delegittimarlo». Soros, scrive il Financial Times, «per più di trent’anni ha usato la filantropia per combattere l’autoritarismo, il razzismo e l’intolleranza. Attraverso il suo lungo impegno a favore dell’apertura, della libertà di stampa e dei diritti umani, si è attratto il disprezzo dei regimi autoritari e dei populisti e nazionalisti che continuano a guadagnare terreno, soprattutto in Europa».

Soros nacque nel 1930 da una famiglia di religione ebraica in Ungheria e sopravvisse – quasi per miracolo – alle feroci persecuzioni avvenute nel suo paese durante la Seconda guerra mondiale, tra le peggiori dopo quelle subite dalla Polonia (gli ebrei ungheresi uccisi furono circa 500 mila). Durante la guerra il padre lo mandò a vivere con un funzionario cristiano del ministero dell’Agricoltura: mentre viveva con lui, partecipò involontariamente a una visita in cui il funzionario doveva fare l’inventario di tutte le proprietà confiscate a una famiglia ebraica. Questo episodio lo ha perseguitato per tutta la vita, diventando la scusa di tutti quelli che lo hanno accusato nel corso degli anni di essere stato un collaborazionista dei nazisti. Nel 1947 si trasferì con la famiglia nel Regno Unito, dove si laureò alla London School of Economics, conseguendo anche un master in filosofia (Soros dice che le teorie di Karl Popper hanno molto influenzato il suo modo di investire). Dopo la laurea lavorò in numerose banche d’affari finché nel 1969 non decise di mettersi in proprio, creando un proprio fondo di investimento.

Soros iniziò a emergere tra le migliaia di gestori di fondi di tutto il mondo nel 1992, quando durante la crisi della sterlina, il “mercoledì nero”, scommise contro la moneta britannica e vendette allo scoperto dieci miliardi di dollari di sterline. L’operazione di Soros contribuì in qualche misura al crollo della sterlina di quei giorni e gli fruttò un miliardo di dollari. Nello stesso periodo, Soros partecipò alla speculazione contro un’altra moneta: la lira italiana. Nel giro di pochi giorni, lira e sterlina uscirono dal Sistema monetario europeo (SME), un sistema che serviva ad ancorare le valute europee a dei cambi fissi le une con le altre. Durante la crisi, la lira venne svalutata di circa il 30 per cento.

Soros è conosciuto oggi soprattutto per la sua attività filantropica. A partire dalla fine degli anni Settanta, ha speso centinaia di milioni di dollari per finanziare i movimenti democratici nei paesi del blocco comunista, come il sindacato polacco Solidarnosc. Nel 1984 fondò un’università in Ungheria che divenne uno dei centri di raccolta per l’opposizione democratica al regime comunista. Tra i giovani leader che furono aiutati da Soros c’era anche l’attuale primo ministro Victor Orban, che ha usato spesso slogan anti Soros durante le campagne elettorali.

Tramite la sua Open Society Foundations e il finanziamento di altre centinaia di organizzazioni, Soros ha esteso la sua attività filantropica e umanitaria in tutto il mondo. Molte delle ong che ricevono i suoi finanziamenti si battono per valori progressisti, come diritti delle minoranze, delle donne e degli omosessuali; oppure a favore di una stampa libera e contro regimi corrotti. In alcuni casi le organizzazioni finanziate da Soros sono riuscite ad avere un impatto importante sulla storia dei loro paesi. Il caso più eclatante è probabilmente quello della Georgia, dove le ong e le associazioni locali della società civile, alcune sostenute proprio da Soros, hanno guidato la rivoluzione pacifica che ha portato alla fine della presidenza del leader sovietico Eduard Shevardnadze, che era al potere dal 1972. Un’associazione fondata da Soros è presente anche in Ucraina e fu creata prima della caduta dell’Unione Sovietica. All’epoca della rivoluzione del 2014, Soros si schierò apertamente con i leader europei, a favore delle proteste popolari e contro l’allora presidente filo-russo. Oggi le associazioni fondate o finanziate da Soros sono proibite in diversi paesi con regimi più o meno autoritari: Russia, Bielorussia, Turkmenistan e Kazakistan. Dal 1979 a oggi Soros ha speso circa otto miliardi di dollari nelle sue iniziative civiche e politiche.

«Sono accusato di tutto, incluso di essere l’anti-Cristo» ha detto Soros al Financial Times. «Vorrei non avere così tanti nemici, ma lo prendo come un indizio del fatto che qualcosa di giusto lo sto facendo». Le teorie del complotto nate nei gruppi di estrema destra ormai hanno raggiunto l’opinione pubblica mainstream, fa notare il Financial Times: persino il presidente degli Stati Uniti Donald Trump – che non ha apprezzato i fondi donati da Soros ai Democratici e a Hillary Clinton durante le ultime elezioni presidenziali – ha avanzato l’accusa che la carovana di migranti che dal Centro America si sta dirigendo verso il confine degli Stati Uniti sia stata finanziata in un qualche modo da lui, così come che sempre Soros abbia ispirato l’attacco alla sinagoga di Pittsburgh a ottobre dove sono morte undici persone.

A ottobre, poi, Soros è stata la prima di una serie di vittime di un fanatico ammiratore di Trump che ha spedito pacchi bomba agli avversari politici del presidente degli Stati Uniti. In tutto sono stati spediti tredici pacchi bomba e per fortuna nessuno è esploso: anche i Clinton, Joe Biden e gli Obama ne hanno ricevuto uno, così la sede della CNN ad Atlanta, uno dei giornali più disprezzati da Trump. «Sono stato dipinto come il diavolo. E il fatto che gli estremisti vengano spinti ad uccidere da false teorie del complotto su di me, mi infastidisce tremendamente», ha detto Soros.

Anche in Europa sono in molti ad avercela con lui. Il primo ministro dell’Ungheria Viktor Orban ha strumentalizzato il suo nome durante la campagna elettorale – e continua a farlo tuttora – accusandolo di aver progettato di invadere il continente europeo di migranti (una teoria simile è circolata anche in Italia, secondo la quale Soros avrebbe pianificato di sostituire tutta la popolazione italiana con immigrati da utilizzare come operai a basso costo). A dicembre la Central European University, fondata da Soros con lo scopo di promuovere la democrazia nei paesi dell’ex blocco sovietico, è stata “costretta” a spostare alcuni dei suoi corsi da Budapest a Vienna.

Nel Regno Unito, dove Soros studiò dopo essere fuggito dal regime comunista che si era instaurato in Ungheria e dove è ricordato per il “mercoledì nero” del 1992, è stato spesso diffamato per il suo ruolo di opposizione alla Brexit e per i fondi donati a Best of Britain, un gruppo che sta facendo campagna per indire un secondo referendum sull’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea.

Il mondo, almeno stando a quello che può dirne un uomo come George Soros, «è in uno stato di fermento rivoluzionario». All’inizio Soros aveva pensato che la sua fondazione Open Society sarebbe durata solo per l’arco della sua vita, ma l’anno scorso ha trasferito 18 miliardi di dollari nelle casse della fondazione, riducendo il suo patrimonio personale a 8 miliardi di dollari, assicurandosi che le attività che sta finanziando possano continuare senza di lui. Ora ha anche trovato qualcuno che può sostituirlo nelle attività filantropiche: suo figlio Alexander.