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  • Giovedì 13 dicembre 2018

Con Brexit siamo in un limbo

Quelli a cui non piace l'accordo non hanno i numeri per sostituire May, ma sono abbastanza da bloccarla in Parlamento: quindi?

(Charles McQuillan/Getty Images)
(Charles McQuillan/Getty Images)

Dopo che ieri sera la prima ministra britannica Theresa May ha ottenuto la fiducia del suo partito, quello dei Conservatori, il processo di uscita del Regno Unito dall’Unione Europea si trova in una specie di limbo. I sostenitori di una Brexit più “dura”, cioè con meno legami con l’Unione Europea, hanno dimostrato di non avere i numeri per sostituire May, ma rimangono forti abbastanza da bloccare l’approvazione dell’accordo in Parlamento. Il voto era previsto per l’11 dicembre ma è stato sospeso in attesa che May trovi tutti i voti necessari (all’accordo si oppongono anche il Partito Laburista, i Liberal-Democratici e il partito unionista nordirlandese). Non è chiaro come le cose possano evolversi nei prossimi giorni.

May non riceverà una mano dai suoi colleghi europei, che oggi pomeriggio si riuniranno a Bruxelles per l’ultimo Consiglio Europeo dell’anno. Brexit sarà di nuovo all’ordine del giorno, ma non ci saranno grosse novità. Nei giorni scorsi May aveva chiesto ai leader dei principali paesi europei di cambiare l’accordo trovato a metà ottobre, che lei stessa però aveva definito «il migliore possibile», per introdurre alcune modifiche al cosiddetto backstop – l’accordo temporaneo che sarà in vigore fra la fine del periodo di transizione e il futuro accordo commerciale – e sperare così di convincere qualche parlamentare scettico a votare l’accordo in Parlamento.

Non succederà. L’accordo conviene parecchio all’UE – soprattutto per ragioni economiche e commerciali – e riaprendo i negoziati l’Unione Europea rischierebbe di perdere la faccia, dopo aver dichiarato in tutte le sedi che le trattative erano finite. La bozza della dichiarazione che il Consiglio Europeo pubblicherà dopo la discussione di oggi, letta dal Financial Times, conterrà solo alcune generiche rassicurazioni sul fatto che il backstop «non è un’opzione desiderabile» per l’UE, e che le trattative per negoziare l’accordo commerciale definitivo inizieranno il prima possibile.

Da giorni i politici vicini a May lasciano intendere che all’ultimo minuto l’Unione Europea potrebbe accettare delle modifiche al backstop: ancora oggi il segretario per Brexit, Steve Barclay, ha insistito sul fatto che «si sta muovendo qualcosa». Politico esclude invece che possa succedere qualcosa del genere, almeno nell’immediato: la bozza della dichiarazione che sarà diffusa oggi è scritta in un modo che esclude altre soluzioni.

Il governo britannico ha fatto sapere che intende far votare l’accordo entro il 21 gennaio: probabilmente utilizzerà queste settimane per cercare di convincere più parlamentari Conservatori possibili ad appoggiare l’accordo, per poi provare a perdere “bene” la prima votazione e riprovarci nei primi mesi del 2019. Per ora i sostenitori di una Brexit “dura” non sembrano inclini a fare compromessi. Ieri sera uno dei loro leader, il parlamentare Jacob Rees-Mogg, ha detto a BBC che nonostante il voto di fiducia May dovrebbe comunque prendere in considerazione le dimissioni.