Anche Ivanka Trump è nei guai per le email
Nel 2017 utilizzò un account privato al posto di quello ufficiale della Casa Bianca per scambiarsi centinaia di email, violando diverse regole
Nel 2017 Ivanka Trump, la figlia del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, utilizzò un indirizzo di posta privato per gestire la sua corrispondenza alla Casa Bianca, al posto degli indirizzi ufficiali forniti dal governo per potere archiviare gli scambi via email. La notizia era già circolata lo scorso anno, ma ha trovato nuove e più consistenti conferme in seguito a un articolo del Washington Post, basato su un rapporto preparato dalla Casa Bianca sull’utilizzo della posta elettronica da parte di Ivanka Trump.
Stando alle informazioni diffuse finora, Ivanka Trump utilizzò più volte il suo indirizzo email privato per scrivere ad alcuni membri del governo e ai suoi assistenti, condividendo informazioni sulle sue attività. Il Washington Post scrive che le email verso persone con incarichi governativi furono almeno un centinaio, mentre altre centinaia furono scambiate per coordinare la sua agenda con i collaboratori.
Per motivi di trasparenza e di sicurezza informatica, i dipendenti pubblici negli Stati Uniti devono utilizzare indirizzi email governativi, in modo da potere tenere traccia e archiviare i documenti che si scambiano. Se si utilizza un indirizzo email privato, la conservazione dei dati diventa difficoltosa – se non impossibile – e comporta di fatto un’omissione di informazioni pubbliche, che dovrebbero essere accessibili a tutti. Tra il 2015 e il 2016 Hillary Clinton fu al centro di un caso simile – seppur con varie differenze – che la portò a ricevere lunghissime e durissime critiche dai Repubblicani e dalla famiglia Trump.
Già nel settembre del 2017 il New York Times aveva pubblicato un articolo nel quale segnalava che Ivanka Trump, con altri cinque consiglieri della Casa Bianca, avesse utilizzato indirizzi email privati per la corrispondenza nei mesi subito dopo l’insediamento di Donald Trump, avvenuto a gennaio dello stesso anno. L’articolo era stato poi seguito da un’inchiesta di Newsweek, dove si diceva che Ivanka Trump aveva continuato a usare un indirizzo privato anche dopo essere stata assunta come diretto consigliere del presidente.
Un portavoce di Abbe D. Lowell, l’avvocato di Ivanka Trump, ha detto che nella fase di transizione fu utilizzato brevemente e saltuariamente un dominio di posta privato al posto di quello ufficiale. Ha poi aggiunto che nessuna email ufficiale fu cancellata e che intervennero i funzionari della Casa Bianca, in modo da verificare che tutte le informazioni pubbliche rilevanti fossero mantenute e trasferite per la loro archiviazione. Secondo il New York Times, Ivanka Trump avrebbe detto più volte ai suoi collaboratori e interlocutori alla Casa Bianca di non essere al corrente che fosse obbligatorio l’utilizzo di un indirizzo di posta elettronica governativo, al posto del suo privato.
La giustificazione di Ivanka Trump non ha però convinto molti osservatori, proprio considerato che un caso analogo che coinvolse Hillary Clinton fu al centro della campagna elettorale durante le presidenziali del 2016. Da segretario di stato, Clinton utilizzò un server privato per gestire la propria corrispondenza, al posto di un account governativo. La vicenda portò a un’indagine dell’FBI, che si concluse senza accuse formali, e a grandi polemiche che accompagnarono tutta la campagna elettorale. Donald Trump cercò di sfruttare il più possibile la situazione, sostenendo che Clinton dovesse essere incriminata. Ai suoi comizi i sostenitori urlavano spesso in coro “Lock her up!” (“Mettetela dentro!”).
Nick Merrill, portavoce di Hillary Clinton, ha scritto un tweet piuttosto laconico per commentare la vicenda: “Oh Ivanka”.
Oh Ivanka.
— Nick Merrill (@NickMerrill) November 20, 2018
Il modo in cui Ivanka Trump ha utilizzato le email potrebbe essere presto esaminato dal Congresso, dove i Democratici hanno ottenuto la maggioranza alla Camera. Ancora prima che fosse pubblicato il nuovo articolo del Washington Post, si parlava della possibilità di indagini per verificare l’impiego delle email non solo da parte di Ivanka Trump, ma anche di suo marito Jared Kushner, altro alto consigliere del presidente.