Il Naviglio Grande a Milano, fotografato nel 2016 (Daniel Kalker/picture-alliance/dpa/AP Images)
  • Italia
  • Questo articolo ha più di quattro anni

Cosa sono poi questi Navigli di Milano

Sia un quartiere pieno di locali, sia il sistema di canali della città, che erano stati chiusi nel Novecento e che ora il Comune vuole riaprire

di Nadia Corvino
Il Naviglio Grande a Milano, fotografato nel 2016 (Daniel Kalker/picture-alliance/dpa/AP Images)

Quando si parla dei Navigli di Milano, ci si può riferire a due cose diverse: il quartiere nella zona sud ovest della città famoso per i locali, o il sistema complessivo di canali artificiali che si trova a Milano e nella sua provincia. Nel corso del Novecento i canali vennero via via chiusi o coperti, e ora il Comune ha proposto di riaprirli in un progetto molto discusso.

Pubblicità

Il quartiere Navigli si chiama così perché è definito dai due navigli che entrano a Milano da sud: il naviglio Grande e il naviglio Pavese. Sono collegati dalla Darsena, un bacino artificiale che limita il quartiere a nord: il primo vi porta l’acqua, il secondo la riceve. La zona è molto frequentata dai milanesi ed è una delle più conosciute dai turisti per l’atmosfera pittoresca dei canali su cui si affacciano numerosi ristoranti, bar e pub, per le botteghe di artigiani e gallerie d’arte, e per il mercato di antiquariato che ospita nell’ultima domenica di ogni mese.

Il mercatino dell’antiquariato sul naviglio Grande, Milano, 6 maggio 2018
(LaPresse – Stefano Porta)

A nord est dal centro di Milano, in direzione opposta a questi due navigli, si trova l’ultimo tratto del naviglio della Martesana, che prosegue fuori Milano nella stessa direzione della linea verde della metropolitana, attraversando parchi, campi e paesini da cui si affacciano ville signorili e cascine secolari. Il naviglio è affiancato da trenta chilometri di pista ciclo-pedonale, che nei giorni di bel tempo si riempie di persone in bici, che corrono e che passeggiano. Viene anche usato dai pendolari che vanno al lavoro a Milano in bici o per andare a Lecco, sempre in bicicletta.

La costruzione del sistema idraulico iniziò nel periodo romano, si sviluppò tra il 1200 e il 1500, e venne utilizzato fino all’Ottocento. Il naviglio Grande fu fondamentale nel commercio con la Svizzera e nella costruzione del Duomo di Milano: il marmo veniva estratto in una cava vicina al lago Maggiore e poi trasportato in città sulle imbarcazioni che scendevano nel Ticino. Prima del Novecento i navigli erano un collegamento importante tra Milano e i fiumi e i laghi della regione. Il naviglio Grande e il naviglio Pavese si collegano a due diversi punti del Ticino e percorrendoli si poteva raggiungere il Lago Maggiore e poi la Svizzera; il naviglio della Martesana proviene dal fiume Adda, a est, e porta al Lago di Como. Il sistema collegava la città anche a fiumi minori ma più vicini al centro: il Lambro, il Seveso e l’Olona. La Darsena era il luogo di collegamento dell’intero sistema di canali e la zona di attracco e di scarico per le imbarcazioni. Il declino dei navigli iniziò nell’Ottocento, quando i trasporti si spostarono progressivamente su terra dove erano diventati più economici. L’ultima navigazione per scopi mercantili sul naviglio Grande risale al 1979: ora le imbarcazioni che percorrono il tratto interno a Milano trasportano solo turisti.

La parziale copertura e chiusura dei navigli di Milano fu decisa con il Piano Beruto, un piano regolatore approvato nel 1889: prevedeva la copertura di ampi tratti dei canali che presentavano problemi igienici e strutturali e che erano sempre meno utilizzati come mezzo di trasporto. Venne attuato qualche decennio dopo: nel 1929 fu chiusa la cerchia interna, un canale artificiale che circondava la parte centrale di Milano e che univa le acque dei tre navigli e il fossato attorno al castello Sforzesco. Oggi corrisponde alla circonvallazione interna di Milano.

Il progetto di riapertura del Comune prevede di rimettere in funzione i tratti che erano stati chiusi o coperti, partendo dalla ricostruzione del collegamento tra il naviglio della Martesana e la Darsena – che quindi dovrebbe attraversare tutto il centro – con tubature sotterranee e cinque tratti aperti in superficie. I lavori durerebbero circa sei anni, per un costo complessivo stimato di 150 milioni di euro; in alcuni punti sfrutterebbero i cantieri dei lavori, già avviati, di costruzione della linea quattro della metropolitana. Un referendum consultivo del 2011 aveva chiesto ai milanesi se fossero favorevoli o meno al progetto e il 94,36 per cento dei votanti (il 49 per cento degli aventi diritto) si era espresso a favore. Il primo passo è stata la ristrutturazione della Darsena, che nel 2015 si trasformò da una grande buca trascurata e stagnante a un bacino circondato da una passeggiata, con un piccolo complesso di negozi e botteghe.

La Darsena, Milano, 12 marzo 2017
(LaPresse – Claudio Furlan)

Il progetto prevede la valorizzazione di una infrastruttura storica che creerebbe spazi d’acqua in una delle rarissime grandi città europee a esserne priva; la riqualificazione ambientale delle zone interessate dai tratti a cielo aperto; e la promozione di una mobilità più sostenibile, poiché i canali sarebbero affiancati da percorsi ciclopedonali e da aree verdi sottostanti al traffico. Sarebbero migliorati anche i sistemi di irrigazione delle aree agricole a sud di Milano e l’utilizzo di nuove tubature per installare nelle abitazioni impianti a pompa di calore al posto delle caldaie, più inquinanti.

Come tutti i progetti, anche questo ha critici e dubbiosi. Gli abitanti delle zone interessate temono la diminuzione dei parcheggi e il possibile aumento del traffico d’auto, già complicato in alcune zone a causa dei lavori per le nuove metropolitane. Altri dicono che i lavori toglierebbero fondi ad altri progetti più importanti, come quelli riguardanti le periferie.

L’obiettivo finale del comune è la riapertura completa della cerchia interna, che permetterebbe di rimettere in funzione la navigabilità dell’intero sistema: dal Ticino, a ovest, fino all’Adda, a est. Per procedere con la seconda fase però solo serviranno più fondi, altri anni di lavori e cantieri, il raggiungimento degli obiettivi della prima prima fase dei lavori e la determinazione delle future giunte comunali di portare avanti il progetto.

Questo e gli altri articoli della sezione Milano per profani sono un progetto del corso di giornalismo 2018 del Post alla scuola Belleville, pensato e completato dagli studenti del corso.