La Cina ha parzialmente cancellato il divieto di commerciare in prodotti legati alla caccia di tigri e rinoceronti

Due tigri del Bengala nel parco nazionale indiano di Ranthambhore. A causa del bracconaggio, sono rimasti meno di 4000 esemplari in libertà
(© Sudhir Shivaram/Photographers against wildlife crime™)
Due tigri del Bengala nel parco nazionale indiano di Ranthambhore. A causa del bracconaggio, sono rimasti meno di 4000 esemplari in libertà (© Sudhir Shivaram/Photographers against wildlife crime™)

La Cina ha parzialmente cancellato il divieto di commerciare in prodotti legati alla caccia di tigri e rinoceronti, dicendo che lo permetterà in “circostanze speciali” legate a ricerca scientifica o medica. La notizia è stata diffusa lunedì con una nota del governo cinese, che non parla di cambiamenti della legge del 1993 che aveva istituito il divieto ma solo di alcune eccezioni al divieto stesso. Le unghia di tigre e le corna di rinoceronte sono usate nella medicina tradizionale cinese, nonostante non ci siano prove scientifiche della loro efficacia medica. Il governo ha detto che il commercio di prodotti legati a tigri e rinoceronti sarà strettamente sorvegliato e che sarà permesso vendere e comprare solo prodotti derivanti dall’uccisione di animali allevati.