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  • Giovedì 25 ottobre 2018

Gli ospedali che tengono i pazienti in ostaggio

Ne parla un'inchiesta di Associated Press, che ha trovato molti casi in paesi africani, asiatici, sudamericani e anche europei

(AP Photo/Bram Janssen)
(AP Photo/Bram Janssen)

Associated Press ha raccontato che ci sono decine di ospedali nel mondo che tengono in ostaggio i pazienti: anche se sono guariti e potrebbero dimetterli, gli ospedali non li fanno uscire finché loro o i loro parenti non pagano una sorta di riscatto. A volte il prezzo corrisponde alle tariffe da pagare per la loro permanenza in ospedale; altre volte è molto più alto e non ha niente a che fare con i servizi, spesso scarsi, offerti dalle strutture. In alcuni casi i pazienti vengono chiusi a chiave nelle loro stanze, in altri sono legati, in altri ancora ci sono guardie armate a presidiare certe aree degli ospedali.

L’articolo di Associated Press – a cui ne seguirà un altro, non ancora online – parte da un rapporto dell’associazione britannica Chatham House e racconta che queste situazioni esistono in almeno 30 paesi del mondo, «tra cui la Nigeria, il Congo, la Cina, la Thailandia, la Lituania, la Bulgaria e alcuni paesi di America Latina e Medio Oriente». Ashish Jha, medico e direttore dell’Harvard Global Health Institute, ha detto ad Associated Press: «La cosa preoccupante è che più cerchiamo e più casi troviamo. Si parla, probabilmente, di centinaia di migliaia di situazioni di questo tipo in giro per il mondo. Forse addirittura di milioni di casi».

L’articolo dice che su venti ospedali analizzati a Lubumbashi, la seconda città del Congo, solo uno non praticava una sorta di riscatto per dimettere i pazienti. In Bolivia, invece, almeno 49 persone sono state «detenute in ospedali o cliniche» negli ultimi due anni. Uno degli ospedali in cui la situazione è più preoccupante è però il Kenyatta National Hospital, in Kenya: è il più grande dell’Africa orientale e funziona anche grazie a decine di donazioni e fondi di grossi partner internazionali. Associated Press ha raccontato, tra gli altri, la storia di un uomo di nome Robert Wanyonyi: un anno fa gli spararono durante una rapina, ora è paralizzato e per uscire gli è stato chiesto di pagare circa 40mila dollari. L’articolo parla anche di centinaia di corpi di persone morte che ospedali e obitori restituiscono alle famiglie solo a pagamento. Trattandosi spesso di pazienti poveri, i riscatti spesso non vengono pagati. Più che per i soldi del riscatto, molti ospedali usano questa pratica come deterrente: per dissuadere persone povere dall’andare in quell’ospedale.