La Soyuz ha compiuto un atterraggio di emergenza

Un malfunzionamento dei suoi motori dopo il lancio verso la Stazione Spaziale Internazionale ha reso necessaria una manovra di rientro: a bordo ci sono due persone

La Soyuz subito dopo il lancio dal cosmodromo di Baikonur, in Kazakistan (NASA / Roscosmos)
La Soyuz subito dopo il lancio dal cosmodromo di Baikonur, in Kazakistan (NASA / Roscosmos)

Poco dopo il lancio della Soyuz, verso la Stazione Spaziale Internazionale, si è reso necessario un rientro di emergenza sulla Terra a causa del malfunzionamento dei motori del razzo. L’equipaggio, formato da due persone, è atterrato nel Kazakistan centrale intorno alle 11:20 e secondo le prime notizie è in buone condizioni. Le squadre di soccorso hanno impiegato circa un’ora per raggiungere la zona. Al loro arrivo hanno trovato il cosmonauta russo Alexey Ovchinin e l’astronauta statunitense Nick Hague all’esterno della capsula spaziale. Il lancio era avvenuto dal cosmodromo di Baikonur, sempre in Kazakistan.

Il problema ai motori si è verificato poco dopo la separazione del primo stadio del razzo. L’equipaggio ha avvertito la parziale assenza di peso e poi nuovamente un’accelerazione non prevista. È stata quindi avviata una manovra di rientro di emergenza con una ripida discesa.

La Soyuz è un mezzo di trasporto spaziale molto affidabile. Il suo ultimo incidente risale a oltre 40 anni fa: il 5 aprile del 1975 l’ascesa verso l’orbita terrestre fu interrotta dopo circa 5 minuti. L’equipaggio tornò regolarmente sulla Terra, anche se dovette affrontare un’accelerazione che raggiunse un massimo di 21 G, pari cioè a 21 volte la forza di gravità terrestre.

L’incidente porterà a una probabile sospensione dei lanci con le Soyuz, l’unico mezzo spaziale che attualmente può trasportare astronauti verso e dalla Stazione Spaziale Internazionale (ISS). Ovchinin e Hague avrebbero dovuto raggiungere altri tre membri già a bordo della ISS. Non è chiaro come sarà gestita l’emergenza nelle prossime settimane, tutto dipenderà dalla durata delle indagini per scoprire che cosa non abbia funzionato dopo il lancio. Senza Soyuz potrebbe interrompersi il ricambio degli equipaggi sulla ISS, portando a un suo temporaneo abbandono.

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Che cos’è la Soyuz
Il veicolo spaziale che porta gli astronauti sulla ISS si chiama Soyuz, ed è uno dei più rodati e utilizzati mezzi nella storia delle esplorazioni dello Spazio. Soyuz in russo significa unione: portano questo nome sia il lanciatore, cioè l’insieme dei razzi per il lancio, sia la navetta spaziale che poi materialmente compie il suo attracco con la ISS.

Nei loro anni di preparazione alla missione che li aspetta, gli astronauti studiano, imparano, ripetono e perfezionano le procedure necessarie per sapere comandare la loro Soyuz in qualsiasi situazione, anche di emergenza. L’addestramento prevede diversi scenari, che sono sperimentati all’interno di simulatori che riproducono tutti i comandi e gli spazi molto angusti della capsula spaziale.

Il razzo che ha il compito di vincere la gravità terrestre e di portare gli astronauti in orbita ha una lunghezza complessiva di circa 50 metri con un diametro che nel punto di massima larghezza arriva intorno ai 10 metri. La sua massa complessiva è di 310 tonnellate. Il razzo è formato da tre “stadi”, cioè tre sezioni che a momenti precisi durante il lancio si separano per dare la spinta necessaria per proseguire il viaggio. La spinta viene prodotta grazie a una miscela di kerosene e ossigeno liquido, che bruciando insieme producono un’enorme energia.

La Soyuz vera e propria, cioè la navetta, si trova sulla sommità del razzo, racchiusa all’interno di un involucro, che ha il compito di proteggere la navetta fino al superamento dei primi strati dell’atmosfera. La navicella è divisa a sua volta in tre parti: il modulo orbitale, a forma di sfera, in cui si trovano strumentazioni e altro materiale da trasportare sulla ISS; il modulo di rientro, che ospita gli astronauti sia per il viaggio di andata sia per il ritorno sulla Terra; e il modulo di servizio, che contiene diverse strumentazioni, i motori e i serbatoi per effettuare le manovre spaziali e quelle di rientro.

Nove minuti per andare in orbita