Il “decreto Genova” deve essere riscritto?

Approvato con gran ritardo, secondo il commissario Bucci è pieno di cose che non vanno; il ministro Toninelli – che è stato contestato – ha detto che è stato «scritto col cuore»

Il moncone di ponte Morandi visto dal limite della Zona Rossa. Genova, 4 ottobre 2018
(ANSA/LUCA ZENNARO)
Il moncone di ponte Morandi visto dal limite della Zona Rossa. Genova, 4 ottobre 2018 (ANSA/LUCA ZENNARO)

Lunedì 8 ottobre a Genova è stata organizzata una manifestazione di protesta per chiedere di “liberare la Valpolcevera”, l’area più colpita dal crollo del ponte Morandi dello scorso 14 agosto. Contemporaneamente a Genova c’era anche il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli, che è stato contestato e ha risposto dicendo che il decreto sulla ricostruzione del ponte non dovrebbe essere contestato perché è stato scritto «con il cuore». Il sindaco di Genova Marco Bucci, che è stato infine nominato commissario per la ricostruzione, in un’audizione alla Camera ha fatto notare che il decreto approvato dal governo con gran ritardo ha molte criticità: secondo alcuni giornali, andrà molto probabilmente riscritto in Parlamento.

Alla manifestazione di protesta di ieri a Genova hanno partecipato più di mille persone: hanno sfilato anche davanti al palazzo della regione e alla prefettura. È stata la prima reazione di piazza dopo il crollo del ponte Morandi. Al corteo erano presenti, tra gli altri, cittadini, commercianti e sfollati: chiedono di far ripartire la vita nei quartieri più vicini alla zona colpita, di riaprire alcune strade come quelle lungo la sponda destra del torrente Polcevera, decisive per molte attività commerciali, hanno parlato di un calo degli incassi del 50 per cento e hanno preteso impegni concreti. Lo slogan scelto per il corteo era “Oltre il Muro”. Uno degli organizzatori ha spiegato che «a nord del ponte Morandi c’è una comunità da 50 mila persone che soffoca nell’isolamento, per la mancanza di collegamenti, per il traffico impazzito, per la lontananza dagli ospedali e per la perdita di clienti e commesse». Ha anche detto che la loro protesta proseguirà, se le richieste minime sulla riapertura di alcune strade non saranno accolte e risolte.

Un momento della manifestazione organizzata da cittadini, commercianti e sfollati dopo il crollo di ponte Morandi, Genova, 8 ottobre 2018 (ANSA/LUCA ZENNARO)

A Genova, ieri, era presente anche il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli: ha incontrato la commissaria europea ai Trasporti Violeta Bulc e ha chiesto di non contestare il decreto – approvato con gran ritardo e che «sarà migliorato» – «perché non solo è scritto con il cuore ma anche con la mente vicina ai genovesi, e anche con una tecnica giuridica molto molto elevata che permetterà al commissario Bucci di lavorare bene senza preoccuparsi dei ricorsi». La scorsa settimana il sindaco di Genova, Marco Bucci, era stato scelto dal governo come commissario per la ricostruzione del ponte Morandi.

Il “decreto Genova” sulla ricostruzione del ponte Morandi è in vigore da sabato 29 settembre, dopo settimane di ritardi, imprevisti, pasticci del governo e critiche delle opposizioni. Entro 60 giorni dovrà essere convertito in legge dal Parlamento, dopo modifiche che si preannunciano molto corpose. Il decreto contiene “disposizioni urgenti per la città di Genova e la sicurezza della rete nazionale delle infrastrutture e dei trasporti” ed è composto da 46 articoli (erano 17 il 13 settembre, quando se ne occupò il Consiglio dei ministri), non tutti relativi a Genova. Le decisioni più importanti che hanno a che fare con Genova riguardano lo stanziamento dei fondi per la ricostruzione, l’esclusione di Autostrade dai lavori e la creazione di una nuova agenzia nazionale di vigilanza su strade e ferrovie. Ieri alla Camera sono state avviate le audizioni informali davanti alle commissioni Ambiente e Trasporti; sono stati ascoltati i rappresentanti della diocesi di Genova, il commissario straordinario del governo per la ricostruzione nei territori colpiti, i rappresentanti di Legambiente, dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato (AGCM), di Autostrade per l’Italia Spa, dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI) e il sindaco di Genova e commissario Marco Bucci.

Un momento della conferenza stampa del ministro Danilo Toninelli e della commissaria europea Violeta Bulc, Genova, 8 ottobre 2018 (ANSA)

Bucci ha fatto diverse richieste di modifica del decreto, dicendo di aver già ricevuto delle garanzie da parte del governo su alcune di queste. Il sindaco-commissario ha parlato innanzitutto dei fondi, dicendo che servono 120-140 milioni in più «ai quali aggiungerne altri 90 per gli sfollati». Ha anche spiegato che il limite massimo di indennizzo per le imprese che hanno subito danni e cali dopo il crollo del ponte – fissato in un articolo del decreto – «è veramente basso»: i 5 milioni di euro messi a disposizione «sono circa 8 volte meno di quanto servirebbe».

La seconda questione critica, secondo Bucci, riguarda l’esclusione di Autostrade: nel decreto c’è scritto che non ci potrà essere «alcuna partecipazione diretta o indiretta in società concessionarie di strade a pedaggio, o siano da quest’ultime controllate o ad esse collegate, anche al fine di evitare un indebito vantaggio competitivo nel sistema delle concessioni autostradali». Il problema è che quel che resta del ponte Morandi è ancora in concessione ad Autostrade, concessione che non è stata revocata e su cui il decreto non dà indicazioni: il decreto non contiene insomma le norme che consentano in modo rapido al commissario di prendere in carico il ponte per la progettazione, la demolizione e la ricostruzione: «Per metterci le mani serve un esproprio, o la revoca della convenzione», ha detto Bucci. Il sindaco ha infine sottolineato che se non si vuole coinvolgere Autostrade, «bisogna che nel decreto legge sia scritto chiaramente che gli indennizzi agli sfollati li eroga il commissario, che poi si rivarrà su Autostrade per avere indietro le risorse».

La questione Autostrade potrebbe comunque non essere chiusa. Autostrade ha infatti fatto sapere di non volersi rassegnare all’esclusione dai lavori. L’amministratore delegato Castellucci davanti alle commissioni ha detto: «Pensiamo di avere il diritto e il dovere di ricostruire» e non ha escluso l’intenzione di presentare un ricorso in tribunale.

Un altro problema ha infine a che fare con i tempi della ricostruzione: «Se vogliamo avere il ponte ricostruito per il Natale 2019, dobbiamo fare il progetto entro 45 giorni, partire a dicembre con le demolizioni e poi la ricostruzione dopo aver fatto il progetto esecutivo», ha detto Bucci. Finora, dice il Corriere, il sindaco ha studiato quattro progetti di ponte e ognuno di essi prevede un massimo di quindici mesi dall’apertura del cantiere con lavori simultanei di demolizione e costruzione da ovest e est, perché il moncone di ponente dovrebbe essere il primo a essere dissequestrato. Ma le questioni ancora da sistemare fanno già pensare che i tempi annunciati non saranno rispettati: «Il decreto Genova affida al commissario ampi poteri di deroga alle normative vigenti, in particolare per l’affidamento della ricostruzione. Ma se vogliamo che il primo dicembre, quando la magistratura dissequestrerà le aree, possano partire i lavori di demolizione, dobbiamo stabilire in modo molto più chiaro nel decreto legge quali sono le deroghe, quale deve essere la procedura per attivare le deroghe», ha detto Bucci.

Oggi, martedì 9 ottobre, proseguiranno le audizioni alla Camera sul decreto: ci saranno rappresentanti di imprese e categorie come Camera di Commercio, Confindustria, associazioni del mondo portuale e rappresentanti sindacali. Nel frattempo il gip ha autorizzato la riapertura di via 30 giugno 1960, la strada sotto il ponte Morandi, accogliendo la richiesta del presidente della regione, Giovanni Toti.