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  • Giovedì 27 settembre 2018

La testimonianza contro il giudice Kavanaugh

Christine Blasey Ford ha ripetuto alla commissione Giustizia del Senato statunitense le accuse contro il candidato alla Corte Suprema, in modo piuttosto convincente

Christine Blasey Ford giura prima di testimoniare di fronte al Senato statunitense (Getty Images)
Christine Blasey Ford giura prima di testimoniare di fronte al Senato statunitense (Getty Images)

Giovedì – quando in Italia era pomeriggio e poi sera – si sono svolte a Washington DC le audizioni presso la commissione Giustizia del Senato della dottoressa Christine Blasey Ford e del giudice Brett Kavanaugh, che è il candidato alla Corte Suprema proposto dall’amministrazione Trump e che Ford accusa di avere tentato invano di violentarla nel 1982, quando Kavanaugh aveva 17 anni e lei 15, durante una festa.

La prima a essere ascoltata è stata Ford, che ha letto una dichiarazione scritta confermando le sue accuse ed elencando – con la voce spesso rotta – le sofferenze che le hanno procurato sia la tentata violenza di cui accusa Kavanaugh sia le vicende delle ultime settimane, quando la sua accusa l’ha messa al centro dell’attenzione e degli attacchi di diversi media e molti cittadini americani. Dopo hanno iniziato a succedersi le domande dei senatori Democratici, alternate a quelle della procuratrice Rachel Mitchell, che i senatori Repubblicani della commissione – tutti uomini – hanno delegato a interrogare Ford. Ford ha raccontato di avere temuto di morire per il tentativo di Kavanaugh di farla tacere tenendole una mano sopra la bocca, ha detto di ricordare le risate di Kavanaugh e del suo amico Mark Judge, che era nella stanza con loro, e di essere sicura “al cento per cento” che il suo aggressore fosse Kavanaugh, obiettando alla linea difensiva di Kavanaugh che si è dichiarato estraneo a qualunque aggressione Ford ricordi.

A giudicare dai commenti dei giornalisti, degli addetti ai lavori e del pubblico che ha seguito la diretta dell’audizione, Ford è stata piuttosto convincente per l’opinione pubblica e la strategia dei Repubblicani di farla interrogare da una procuratrice non sembra aver funzionato. Ford non è apparsa affatto una persona motivata dalla cinica motivazione di far fuori il giudice Kavanaugh, e d’altra parte ha dimostrato di essersi fatta avanti con la sua denuncia prima che il presidente Trump decidesse di nominarlo, quando aveva letto sui giornali che Kavanaugh era tra i papabili.

Brett Kavanaugh è stato ascoltato alla fine dell’audizione di Ford: ha ripetuto la sua estraneità alle accuse, ha contestato – anche con una certa rabbia – la persecuzione nei suoi confronti e annunciato che esclude di ritirare la propria candidatura. Kavanaugh ha ammesso di aver bevuto molto durante la sua carriera di studente ma ha sostenuto di essere completamente estraneo alle accuse; accuse che peraltro non riguardano solo Ford, visto che nel frattempo altre due donne hanno denunciato – anche loro sotto giuramento – di essere state molestate o stuprate da Kavanaugh.

La commissione Giustizia del Senato dovrà votare venerdì mattina sulla conferma della nomina di Kavanaugh a giudice della Corte Suprema – un incarico importantissimo che dura tutta la vita – e qualora Kavanaugh superasse quel voto si andrebbe poi al voto dell’intera aula. I Democratici hanno chiesto più volte un supplemento di indagine, visto che le altre donne che hanno accusato Kavanaugh non sono state sentite dalla commissione e nemmeno Mark Judge, il più importante testimone dell’aggressione denunciata da Ford, ma i Repubblicani hanno intenzione di tirare dritto. Hanno un solo voto di maggioranza, sia in commissione che in aula.