La maglietta di Levi’s che vedete ovunque è effettivamente ovunque

Il Guardian ha provato a capire perché, senza andare molto lontano (c'entrano forse «questi tempi incerti e spaventosi»?)

Da mesi sembra che tantissime persone indossino la stessa maglietta, quella con il logo Levi’s (lo sapete vero, che si pronuncia “livàis“?) in varie combinazioni di colori, ma soprattutto bianca col logo rosso: basta farsi una passeggiata di pochi minuti per vederla portata da ragazzini e adulti, uomini e donne, che si tratti di grandi città, comuni di provincia e capitali europee, mentre su Instagram l’hashtag #levistshirt è usato decine di migliaia di volte.

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Al Post – dove tre redattori hanno comprato la maglietta in questione, e uno ne ha due diverse – abbiamo provato a capire il motivo di questo successo contattando direttamente Levi’s: era giugno, la magliette giravano da qualche mese ma erano già molte, anche se non avevano raggiunto l’ubiquità di adesso. Levi’s però non aveva dati che fosse possibile diffondere sulle vendite delle magliette, né una spiegazione sul successo che avevano avuto. Il fenomeno nel frattempo è stato notato anche dal Guardian, tra i più importanti quotidiani britannici, che ha cercato di darsi una spiegazione non potendo contare sull’appiglio concreto dei dati. «Potrebbe essere che, in questi tempi incerti e spaventosi, un marchio classico come Levi’s sia rassicurante?», scrive, ricordando la doppia natura di Levi’s: contemporaneamente un grande classico e un simbolo di indipendenza e ribellione. Aiuta il fatto che le t-shirt sono facili da trovare: nei negozi monomarca e sul sito di Levi’s, e rivendute da grandi catene di abbigliamento, sia fisiche che online, come Asos e Amazon. In più la maglietta costa relativamente poco: 25 euro.

Secondo il Guardian ha pesato anche il successo dell’ultima campagna pubblicitaria di Levi’s, Circles, uscita nell’agosto del 2017. Mostra persone di tutto il mondo che si divertono ballando: è stato uno dei video più visti dell’anno, 22 milioni di volte.

Inoltre la maglietta, nella sua versione più comune, ricorda un po’ quella celebre dell’azienda di streetwear Supreme, con il logo rosso su sfondo bianco, con la differenza che Levi’s è economicamente più accessibile e più conosciuta.

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Levi’s intanto va economicamente molto bene: nel secondo trimestre dell’anno, chiuso il 27 maggio, le entrate sono state di 1,25 miliardi di dollari (circa un miliardo di euro), paragonate al miliardo dello stesso periodo dell’anno precedente (800 milioni di euro); i profitti sono stati 77 milioni di dollari (66 milioni di euro), contro i 17 (14 milioni di euro) del secondo trimestre del 2017. Negli Stati Uniti, il mercato principale di Levi’s, le vendite sono aumentate dell’11 per cento arrivando a 670 milioni di dollari (578 milioni di euro), la metà del totale; segue l’Europa, con un aumento del 31 per cento ed entrate per 367 milioni (316 milioni di euro); e infine l’Asia con il 13 per cento in più e vendite per 209 milioni di dollari (180 milioni di euro). In Cina invece c’è stato un calo del 3 per cento, dovuto alla chiusura, nell’ultimo anno, di 100 negozi in franchising per lasciare il posto ad altri gestiti direttamente dall’azienda. Intanto sempre nel secondo trimestre gli acquisti online sono aumentati del 19 per cento rispetto all’anno precedente. Levi’s non ha comunque trascurato i negozi fisici: nell’ultimo anno ne ha aperti 53 e progetta di aprirne altri 50 entro la fine del 2018.

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