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  • Venerdì 31 agosto 2018

La Francia contro Karim Benzema

La lunga storia di scandali e discriminazioni che ha portato all'esclusione dalla nazionale francese di uno dei migliori calciatori al mondo

di Pietro Cabrio

Karim Benzema nel 2011 durante l'amichevole tra Francia e Belgio (FRANCK FIFE/AFP/Getty Images)
Karim Benzema nel 2011 durante l'amichevole tra Francia e Belgio (FRANCK FIFE/AFP/Getty Images)

L’esclusione di Karim Benzema dalla nazionale di calcio francese è così scontata che persino la sua assenza ai Mondiali in Russia è passata inosservata. Eppure si tratta di uno dei centravanti più forti della sua generazione: è fra gli stranieri con più presenze e successi nella storia del Real Madrid e uno dei giocatori francesi più vincenti di sempre. Ai tanti titoli vinti finora in Spagna, Benzema avrebbe potuto aggiungere anche una Coppa del Mondo, quella del 2018, che invece la Francia ha vinto senza di lui.

La sua esclusione dai Mondiali fu motivata come scelta tecnica, dovuta però al fatto che nei tre anni precedenti l’allenatore Didier Deschamps non lo aveva mai convocato, neppure per le amichevoli. La sua esclusione era stata causata dal coinvolgimento in un caso giudiziario, preceduto però da quello che in molti definiscono un accanimento nei suoi confronti. Per due grandi e influenti ex giocatori francesi come Thierry Henry ed Eric Cantona, l’esclusione di Benzema dalla nazionale rappresenta una delle più grandi ingiustizie nella storia del calcio francese.

I problemi per Benzema iniziarono il 4 novembre del 2015 quando venne messo in stato di fermo per un giorno intero dalla polizia di Versailles, fuori Parigi. Di lì a poco sarebbe stato incriminato nell’intricato caso di estorsione che riguardava un altro calciatore, suo compagno di nazionale, Mathieu Valbuena.

Il caso Valbuena
Un mese prima dell’arresto di Benzema, alcune persone erano entrate in possesso di un video privato girato da Valbuena e avevano iniziato a ricattarlo chiedendogli soldi per impedirne la diffusione. Il giocatore rifiutò la prima richiesta e a quel punto i ricattatori si servirono di un loro conoscente come intermediario, sapendo che quest’ultimo era amico d’infanzia di Benzema.

Karim Zenati, la persona contattata dai ricattatori, era un pregiudicato cresciuto nello stesso quartiere popolare di Lione dove era cresciuto Benzema, col quale aveva sempre mantenuto rapporti nonostante le loro vite avessero preso direzioni diverse. Dopo essere stato contattato dai ricattatori per fare da intermediario, Zenati raggiunse a sua volta Benzema per discutere della vicenda. Il 5 ottobre, durante un allenamento della nazionale francese a Clairefontaine, Benzema si rivolse in via confidenziale a Valbuena, con cui era in buoni rapporti. Il giorno seguente Benzema chiamò Zenati riassumendogli la discussione; tre giorni dopo giocò senza saperla la sua ultima partita in nazionale.

Valbuena e Benzema prima della partita dei Mondiali 2014 tra Francia e Nigeria (AFP PHOTO / FRANCK FIFE)

Nel corso delle indagini nate dalla denuncia di Valbuena, Benzema confermò agli investigatori di aver parlato ancora con Zenati, dicendogli di aver girato a Valbuena il suo contatto per risolvere la questione. Si era accorto però che Valbuena dava l’impressione di essere titubante: gli disse quindi di lasciare perdere e di parlare con la sua famiglia, avvisandola di ignorare lo scandalo che si sarebbe potuto creare con la pubblicazione del video. Benzema lo disse due volte anche al telefono: «Gli ho detto: lascia perdere, lascia che lo pubblichino».

Dopo la notizia dell’arresto, a indagini in corso, alcuni spezzoni della prima telefonata fra Benzema e Zenati finirono in qualche modo in possesso dell’emittente televisiva Europe 1, che li diffuse:

Gli ho detto: Sistemo io le cose. Incontra il tizio, verrà a parlare con te. Ti do la mia parola, non ci sono altre copie del video. […] Se vuoi che venga eliminato, il mio amico ti incontrerà a Lione, puoi sistemare le cose con lui.

Quello che attirò i giudizi negativi di gran parte della stampa francese, e che probabilmente influenzò l’opinione di Valbuena nei confronti di Benzema, furono i toni usati nella chiamata: i due infatti risero e scherzarono dall’accaduto, schernendo lo stesso Valbuena per la situazione in cui era finito. Benzema si scusò per i toni usati nella telefonata in una successiva intervista mandata in onda su TF1 e vista da più di 7 milioni di spettatori. Nel frattempo i legali di Benzema contestarono la legittimità delle indagini. Due anni dopo, nel 2017, la Corte di Cassazione francese invalidò l’inchiesta nei suoi confronti per l’uso illegittimo di intercettazioni telefoniche.

I nuovi francesi
La percezione del caso Valbuena venne inevitabilmente viziata da continue fughe di notizie, peraltro incomplete, e dalle ricostruzioni dei rapporti tra Benzema e il suo quartiere di Lione, in cui risiedevano numerosi pregiudicati, alcuni dei quali amici di vecchia data, come Zenati. Il caso ebbe inizialmente un’unica reale conseguenza: l’esclusione di Benzema dalla nazionale francese. Il Real Madrid, invece, sostenne sempre le sue posizioni e non mise mai in discussione il suo ruolo in squadra.

Il presidente della federazione francese Noël Le Graët disse comunque di ritenere Benzema non implicato nel caso: ci era stato trascinato marginalmente da “brutte amicizie” e da una serie di coincidenze. L’esclusione sembrava quindi temporanea e destinata a rientrare nel giro di qualche mese, ma questo non avvenne e le polemiche su Benzema continuarono.

Il quartiere periferico di Bron (PHILIPPE DESMAZES/AFP/Getty Images)

Il caso Valbuena non fu la prima volta che Benzema finì al centro di dibattiti nazionali collegati a due temi complicati come l’immigrazione e l’integrazione degli extracomunitari.

Benzema è infatti nato a Lione da genitori algerini ed è cresciuto nella banlieue di Bron, nella periferia sud-orientale della città. Iniziò a giocare nelle giovanili del Lione nel 1996, quando il padre insistette per farlo trasferire nell’accademia del club anche per farlo uscire il prima possibile dal quartiere. Il suo talento divenne presto evidente grazie alle caratteristiche che gli permisero poi di diventare uno degli attaccanti più forti in attività. Non era un centravanti puro, perché aveva una tecnica sopra la media e poteva giocare anche partendo da posizioni defilate, segnando però con la stessa frequenza. Oltre a segnare, sapeva creare occasioni e trame per i compagni e risultava determinante negli ultimi metri.

Dalle giovanili andò in prima squadra, con cui vinse quattro campionati francesi, passando dai cinque gol segnati nella prima stagione ai venti con cui nel 2008 vinse il titolo di capocannoniere del campionato. Un anno dopo, insieme a Cristiano Ronaldo, Kakà e Xabi Alonso, fu tra gli acquisti con cui il presidente Florentino Perez diede inizio all’ultimo grande ciclo vincente del Real Madrid.

Benzema è ora in squadra da nove anni, una longevità che solo pochi altri giocatori stranieri hanno avuto in quel club. I successi del Real Madrid sono ormai noti e per molti anni Benzema è stato probabilmente il miglior compagno di reparto possibile per Cristiano Ronaldo. Una carriera straordinaria per un giocatore straordinario, insomma. Ma con la nazionale francese le cose sono sempre state più complicate.

La generazione di cui fa parte Benzema fu una delle prime chiamate a sostituire quella che tra il 1998 e il 2000 vinse Mondiali ed Europei entrando di diritto nella storia del calcio. Oltre a Benzema, i simboli di quella nuova generazione erano anche Samir Nasri e Hatem Ben Arfa, entrambi di origini nordafricane, accomunati da un grande talento, ma anche da caratteri bizzosi e rendimenti poco costanti. Nel 2007 i tre iniziarono ad avvicinarsi al giro della nazionale maggiore, dopo aver ottenuto tanti promettenti successi con le nazionali giovanili. Ma già alla prima convocazione, Benzema dovette affrontare polemiche.

Hatem Ben Arfa, Karim Benzema e l’allenatore Laurent Blanc (FRANCK FIFE/AFP/GettyImages)

In un’intervista a Radio Monte Carlo, gli venne chiesto se avesse già deciso per quale nazionale giocare, la Francia o l’Algeria, avendo doppia cittadinanza (l’Algeria è stata una colonia francese per quasi un secolo, fino agli anni Sessanta del Novecento). Benzema rispose dicendo: «Ho parlato con il presidente della federazione e l’allenatore dell’Algeria. Ho detto loro che l’Algeria è il paese dei miei genitori ed è nel mio cuore, ma sportivamente giocherei per la nazionale francese. Sarò sempre presente per la nazionale francese». La sua scelta di giocare con la Francia “per motivi sportivi” fu giudicata da molti come opportunista, e l’intervista venne considerata offensiva nei confronti dell’identità nazionale. Le sue parole vennero menzionate e riesumate di continuo negli anni successivi, anche da esponenti di partiti politici, spesso dopo dei risultati negativi.

«L’Algeria è il mio Paese, la Francia è solo dove faccio sport – che vada a giocare per il suo paese se non è felice». Il tweet che Marion Le Pen, nipote di Marine, scrisse dopo l’esclusione di Benzema.

Nel documentario francese che ripercorre la carriera di Benzema, lo storico francese Pascal Blanchard descrive così la vicenda: «Nella società francese e in quella algerina l’idea di trovarsi tra due paesi non si è ancora integrata culturalmente. Benzema ha scelto di parlarne, è un suo diritto. Il problema è che pensava di essere capito automaticamente, senza aver prima misurato correttamente l’impatto che le sue parole avrebbero avuto in una parte di società. Il fatto che non abbia scelto automaticamente la Francia è una cosa che disturba. Ma bisogna capire che non è facile, non lo è per tutte le persone con doppia cittadinanza. Avere due paesi significa proprio questo: quello dei propri genitori e quello in cui si cresciuti e in cui si è andati a scuola. A un certo punto bisogna scegliere».

La figura dall’arabo
Per Benzema la carriera in nazionale iniziò ugualmente nel 2007. La sua popolarità in Francia aumentò notevolmente, e con essa le attenzioni sul suo stile di vita: iniziarono per esempio a circolare critiche ai modi con cui utilizzava i social network, gli stessi di tanti altri ragazzi cresciuti nelle periferie disagiate, tra riferimenti alla musica rap (nel 2016 è apparso in un video di Booba) e foto di macchine sportive. Non fece tempo neanche a mettere insieme qualche presenza in nazionale che venne coinvolto in un’altra grossa polemica, quella sull’inno.

Nella storia della nazionale francese – ma anche di tante altre nazionali di calcio – ci sono sempre stati dei giocatori che non hanno cantato l’inno, per vari motivi. Spesso questi giocatori hanno affrontato critiche e dibattiti, e lo stesso successe a Benzema, che per giunta si portava dietro le polemiche sulla doppia cittadinanza.

Benzema non ha mai parlato dei motivi specifici per cui non canta la Marsigliese: probabilmente è semplicemente una scelta che lo mette più a suo agio. Nel documentario Le K Benzema dice: «La prima volta, se mi avessero detto che era obbligatorio, avrei cantato. Ma se mi dici di fare come voglio, poi non puoi venire a dirmi di cantare». Come commentò lo storico Yvan Gastaut, anche in questo caso le critiche a Benzema sembravano influenzate dalla sua storia, dato che in passato molti altri calciatori francesi non avevano cantato l’inno senza generare così tante critiche: «Le polemiche sulla Marsigliese sono legate all’identità nazionale. Nella società francese è presente da secoli la figura dall’arabo, fin da quando rappresentava un pericolo. Benzema, che ci piaccia o meno, rappresenta questo. Nel calcio del passato gli arabi non erano adeguatamente rappresentati, oggi la loro presenza è una cosa normale e questo genera dei dibattiti che trovano in Benzema un bersaglio perfetto».

Come per la convocazione in nazionale, anche le polemiche sulla Marsigliese si esaurirono col tempo, nonostante Benzema abbia continuato a non cantarla. Allo stesso modo, però, tornavano puntualmente alla ribalta nei periodi più negativi. Nell’estate del 2010, poi, arrivò uno scandalo.

Benzema fu coinvolto in un caso di prostituzione minorile insieme a una decina di persone, fra cui il calciatore Franck Ribery. Il giudice istruttore lo accusò di istigazione alla prostituzione di una modella, Zahia Dehar, quando questa era ancora minorenne. Benzema negò sempre di essere coinvolto in qualsiasi modo, sostenuto dal suo legale, che denunciò i continui attacchi al giocatore provenienti da qualsiasi fronte. La ministra dello Sport Roselyne Bachelot commentò le notizie dicendo che la presenza in nazionale di calciatori incriminati sarebbe stata “un grosso problema”. L’allora allenatore della Francia, Laurent Blanc, rispose di dover prendere soltanto una decisione sportiva, e continuò a convocare Benzema. Le indagini del giudice istruttore sul caso Dehar durarono quattro anni, durante i quali i dubbi sulla posizione di Benzema vennero continuamente alimentati dai media. Nel gennaio del 2014 la Corte dei magistrati di Parigi lo assolse perché fra le persone ritenute coinvolte, la ragazza disse chiaramente che Benzema era l’unico che non aveva mai incontrato.

L’esclusione dalla Nazionale
L’ultima partita giocata con la Francia da Benzema fu l’amichevole contro l’Armenia dell’ottobre del 2015. Le ripercussioni del caso Valbuena lo tennero lontano dalla nazionale per i mesi successivi, ma nel 2016 se ne ritornò a parlare con insistenza per via degli Europei che in estate la Francia avrebbe ospitato in casa. Deschamps ipotizzò un suo ritorno in squadra, e lo descrisse come un giocatore “invidiato da tutto il mondo”. In un’intervista all’Equipe disse che la sua immagine non era coerente con la sua persona, e aggiunse poi di rispettare l’opinione pubblica, ma che questa non lo influenzasse affatto. Pochi giorni dopo, però, la situazione cambiò di nuovo, probabilmente influenzata dalle parole dell’allora primo ministro francese Manuel Valls, che – in piena campagna elettorale – in un’intervista radiofonica disse: «Le condizioni non sono ottimali perché Benzema possa giocare in nazionale. È ancora sotto inchiesta». Il ministro dello Sport sostenne quanto detto da Valls, dicendo che la presenza del giocatore avrebbe potuto turbare l’ambiente.

Il 13 aprile Benzema venne chiamato al telefono da Deschamps, che gli comunicò l’esclusione dagli Europei. Gli disse che la decisione era stata motivata dalle pressioni dei media. La sera stessa Benzema annunciò l’esclusione dal suo profilo di Twitter, scrivendo: «Sfortunatamente per me e per quelli che mi sostengono, non sarò convocato agli Europei in Francia».

Il mese successivo, a Milano, Benzema vinse la sua seconda Champions League in carriera. Al termine della stagione diede una lunga intervista a Marca, giornale sportivo di Madrid, in cui parlò apertamente della questione della nazionale. Ai giornalisti spagnoli disse che Deschamps «aveva ceduto alle richieste della parte razzista del paese» in un periodo in cui il partito della destra radicale francese, il Front National, aveva raggiunto il secondo turno alle elezioni presidenziali. L’intervista fece scalpore in Francia e venne subito commentata dal ministro dello Sport come inaccettabile. Marine Le Pen, leader del Front National e candidata alla presidenza alle precedenti elezioni di aprile, disse: «Non mi sorprende che il signor Benzema scelga di nascondere la sua villania dietro un’accusa tanto grave rivolta ai francesi».

Le reazioni all’intervista data a Marca incrinarono definitivamente i rapporti con Deschamps, che dalla telefonata precedente agli Europei non parlò mai più con lui. Al termine della stagione successiva, Benzema vinse da protagonista la sua terza Champions League – un risultato incredibile nel calcio – diventando, insieme al compagno di squadra Raphael Varane e a Raymond Kopa, il giocatore francese con più vittorie nel torneo. In estate l’inchiesta nei suoi confronti venne invalidata.