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  • Mercoledì 22 agosto 2018

Quanto è costato portare l’Aquarius a Valencia?

EuObserver ha provato a fare i conti: secondo una stima molto conservativa, il governo italiano ha speso almeno 300mila euro per mandare a Valencia i migranti soccorsi

(EPA/Kai Foersterling)
(EPA/Kai Foersterling)

Un’inchiesta del sito di news EuObserver ha stimato che l’operazione del governo italiano per scortare a Valencia i migranti soccorsi dalla ong Aquarius dall’11 al 17 giugno, compiuta da due navi militari italiane, sia costata circa 290mila euro per una delle due navi, quasi tutti coperti da fondi europei destinati al soccorso delle persone in mare. Non ci sono ancora informazioni sui costi sostenuti dalla seconda nave italiana. Le stime pubblicate da EuObserver consentono di quantificare in maniera più chiara quanto sia costata la decisione del governo nel brevissimo termine, quanto abbia fatto risparmiare in termini di accoglienza nel breve termine, e danno qualche prima indicazione su quanto potrebbe costare in futuro una chiusura totale delle frontiere.

Nella prima metà di giugno il caso Aquarius occupò per giorni le pagine dei giornali italiani. Fu la prima occasione in cui il nuovo governo italiano, guidato dal Movimento 5 Stelle e dalla Lega, si rifiutò di aprire i porti italiani a una nave carica di migranti soccorsi al largo della Libia, che prima di allora erano quasi sempre sbarcati in Italia (anche per via delle leggi internazionali che regolano il soccorso in mare).

L’Aquarius rimase per tre giorni in alto mare con 630 migranti a bordo, tra cui 123 minori non accompagnati e 7 donne incinte, in attesa che venisse trovata una soluzione. La situazione fu sbloccata l’11 giugno, quando il governo spagnolo di centrosinistra guidato da Pedro Sanchez rese disponibile il porto di Valencia, distante più di 1.500 chilometri da dove si trovava l’Aquarius. Per facilitare il viaggio, il governo italiano mise a disposizione una nave della Marina militare italiana, la Orione, e una della Guardia costiera, la Dattilo, che presero a bordo alcuni migranti. Le tre navi arrivarono nel porto di Valencia il 17 giugno.

In seguito al caso Aquarius, EuObserver ha inoltrato una richiesta di documenti prevista dalla legge cosiddetta FOIA (Freedom of Information Act), una misura approvata nel 2016 dal governo italiano che consente di accedere liberamente alle informazioni e ai dati raccolti dalle pubbliche amministrazioni. EuObserver ha chiesto alla Guardia Costiera e alla Marina militare quali siano i costi operativi rispettivamente delle navi Dattilo e Orione, per farsi così un’idea di quanti soldi sia costata la decisione del governo di chiudere i porti e mandare i migranti in Spagna, una misura che fino a quel momento non aveva precedenti e che fu pesantemente criticata dalle organizzazioni internazionali e dalle associazioni per i diritti umani.

Secondo le informazioni che EuObserver ha ottenuto dalla Guardia Costiera, mantenere in navigazione la nave Dattilo ha un costo di 740,15 euro all’orala nave Dattilo ha un costo di 740,15 euro all’ora. In quei giorni, inoltre, la nave ha pagato 5.500 euro al giorno di straordinari all’equipaggio a bordo. La Dattilo, fra andata e ritorno a Valencia, è rimasta in mare per 12 giorni. Di conseguenza il governo ha speso circa 215mila euro per mantenerla in viaggio e 77mila per pagare il suo equipaggio, per un totale di circa 292mila euro.

La marina militare non ha ancora risposto alla richiesta di EuObserver sui costi operativi della Orione, ma possiamo stimare che siano paragonabili: la Orione è leggermente più piccola ma ha bisogno di un equipaggio maggiore rispetto alla Dattilo (60 contro 41). Se anche i costi di operatività fossero inferiori, si può stimare che per mandare entrambe a Valencia il governo italiano abbia speso circa mezzo milione di euro (ma occhio, è solo una stima).

Nella sua risposta a EuObserver, la Guardia Costiera ha aggiunto che «solo il 10 per cento delle spese è stato garantito dai fondi statali, mentre il resto è arrivato dall’Unione Europea». I soldi spesi per la Dattilo provengono infatti da un fondo speciale da 150 milioni di euro garantiti all’Italia dall’UE dal 2014 al 2020, con l’obiettivo di migliorare il soccorso e l’accoglienza dei migranti.

È tanto o poco?
È indubbio che se la Dattilo o la Orione avessero trasportato i migranti in Italia, la loro missione sarebbe stata molto più corta: dall’isola di Malta le coste italiane distano meno di cento chilometri. Oppure, la Aquarius avrebbe potuto compiere da sola il tragitto, lasciando la possibilità alla Dattilo e alla Orione di dedicarsi ad altre missioni.

Il governo italiano ha sicuramente risparmiato sui costi di accoglienza dei 630 passeggeri dell’Aquarius, almeno nel breve termine. Possiamo calcolarlo con le stime dell’ultimo DEF (Documento di Economia e Finanza), secondo cui le spese per l’accoglienza nel 2017 sono ammontate a 4,36 miliardi di euro. Per ogni minore non accompagnato, che ha bisogno di attenzioni e cure speciali, per esempio, il governo spende circa 45 euro al giorno. Moltiplicati per il numero dei minori che erano a bordo dell’Aquarius (123) e un soggiorno di circa due anni nei centri italiani (quindi di 73o giorni), il governo italiano ha risparmiato circa 4 milioni di euro. Per i migranti adulti entrano in gioco troppi fattori per calcolare stime affidabili: possiamo comunque parlare di una cifra superiore ai 6-7 milioni di euro e non superiore a 15. Parliamo comunque di spese indirette, cioè soldi che non vengono dati ai migranti – se non in piccolissima parte – ma agli italiani che si occupano di loro.

A questi calcoli dobbiamo però aggiungere i benefici economici a lungo termine che porta l’immigrazione in termini di tasse pagate e contributi: soprattutto in un paese come l’Italia, che avrà bisogno di sempre più soldi per mantenere un generoso sistema pensionistico. Secondo una nota stima del presidente dell’INPS Tito Boeri, se chiudessimo completamente le frontiere agli arrivi dei migranti extra-comunitari il nostro sistema pensionistico si troverebbe in grosse difficoltà. Secondo una simulazione fatta dai tecnici dell’istituto, da oggi al 2040 l’INPS perderebbe in totale 38 miliardi di euro, per una media di 1,6 miliardi all’anno.