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  • Domenica 19 agosto 2018

La Diciotti è ancora al largo di Lampedusa

La nave della Guardia costiera italiana con a bordo 177 migranti è ancora ferma, in attesa di qualcuno che accolga i suoi passeggeri

Alcuni migranti a bordo della Diciotti, in una foto del 2015 (AP Photo/Carmelo Imbesi)
Alcuni migranti a bordo della Diciotti, in una foto del 2015 (AP Photo/Carmelo Imbesi)

La nave Diciotti, una nave della Guardia costiera italiana con a bordo 177 migranti soccorsi al largo della Libia, è bloccata da quattro giorni a largo di Lampedusa, in attesa che venga deciso chi accoglierà i migranti a bordo.

Sulla Diciotti si trovano i migranti che a bordo di un barcone erano arrivati vicino alla costa di Malta ma che, nella notte prima di Ferragosto, il governo maltese aveva scelto di non soccorrere. Il barcone aveva quindi lasciato la zona SAR maltese (acronimo di search and rescue, “ricerca e salvataggio”) ed era arrivata vicino alle coste italiane, dove la Diciotti ha soccorso i migranti: quelli passati dal barcone alla Diciotti erano 190, ma nel frattempo 13 di loro sono stati portati al poliambulatorio di Lampedusa perché in condizioni peggiori rispetto agli altri. Sulla Diciotti resterebbero comunque ancora alcune donne e alcuni bambini.

I migranti sono bloccati sulla Diciotti perché – come in diversi casi simili accaduti negli ultimi mesi – il governo italiano si rifiuta di accoglierli tutti e vuole che altri paesi dell’Unione Europea prendano una parte dei migranti prima di autorizzare l’eventuale sbarco. Nel pomeriggio di domenica, Salvini ha anche minacciato che in assenza di un accordo i migranti a bordo della Diciotti verranno riportati in Libia. Non è chiaro se Salvini abbia l’autorità per dare un ordine del genere alla Guardia Costiera, ma se le cose andassero così l’Italia rischierebbe di violare le norme del diritto internazionale sullo sbarco in un “porto sicuro” delle persone soccorse in mare.

La Libia non può considerarsi un “porto sicuro”: le violazioni sistematiche dei diritti umani compiute sui migranti rinchiusi nei centri di detenzione libici – torture, stupri, pratiche legate alla schiavitù – sono state ampiamente documentate. Questa è anche la linea dell’UNHCR, l’agenzia ONU che si occupa di rifugiati, dell’OIM, un’altra agenzia ONU che si occupa più in generale di migranti, della Commissione Europea, delle ONG che soccorrono i migranti nel Mediterraneo e di vari esperti di immigrazione.

Salvini ha inoltre criticato pesantemente il governo di Malta, accusandolo di avere “accompagnato” la barca di migranti verso le acque territoriali italiane, in una zona cioè dove l’Italia ha la responsabilità dei soccorsi e allo stesso tempo dove il governo esercita la propria sovranità con una serie di obblighi relativi all’accoglienza dei migranti. Secondo Malta, le autorità maltesi non erano obbligate a intervenire, visto che la barca – poi soccorsa dalla nave militare italiana Diciotti – non era in pericolo. Malta ha sostenuto che proprio in virtù del fatto di non essere intervenuta, non era nemmeno obbligata a indicare un “porto sicuro” di attracco alla Diciotti. Un ulteriore problema è dato dal fatto che in questo caso (a differenza, per esempio, dei migranti soccorsi altre volte dalla Aquarius) i migranti si trovano su una nave militare italiana – quindi già in territorio italiano – e non a bordo della nave di una ong.

La nave Diciotti sta ancora aspettando che il governo italiano le comunichi dove attraccare, ma intanto la situazione si è complicata: perché Salvini ha detto che se l’Europa non interverrà su questo singolo caso, l’Italia ritirerà la sua disponibilità – che era stata inizialmente smentita dallo stesso Salvini – ad accogliere 20 dei 141 migranti che erano a bordo dell’Aquarius e che sono sbarcati ieri a Malta.

I giornali scrivono che nel frattempo il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi si sta occupando della situazione per provare a trovare una “soluzione condivisa” con altri paesi dell’Unione Europea. Nella mattina del 19 agosto il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli (che ha la responsabilità della Guardia costiera italiana e della gestione dei porti italiani) ha criticato Malta, ha scritto che «l’Italia non si tira mai indietro quando si tratta di salvare vite umane» e ha invitato l’Unione Europea a «aprire i propri porti alla solidarietà».

Sulla situazione della Diciotti si è espresso anche Mauro Palma, Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà: ha chiesto al comando della Guardia costiera di avere con urgenza informazioni sui migranti a bordo della nave e sulle loro condizioni di salute, che non sono ancora chiarissime.