La Camera ha approvato il decreto legge sulla cessione delle motovedette alla Libia

Era già stato approvato dal Senato e ora, dopo un'agitata discussione tra deputati del M5S e del PD, è legge

(AP Photo/Santi Palacios)
(AP Photo/Santi Palacios)

La Camera ha approvato il decreto per la cessione gratuita di 12 motovedette italiane alla Guardia costiera libica con 382 voti favorevoli, 11 contrari e 1 astenuto. Sul decreto – ora convertito in legge, visto che era già stato approvato dal Senato – c’è stato un acceso dibattito, soprattutto tra deputati del Movimento 5 Stelle e del PD (questi ultimi non hanno votato): prima del voto finale, la Camera aveva respinto le pregiudiziali di costituzionalità presentate dal deputato di +Europa Riccardo Magi, che aveva sostenuto che dare motovedette alla Libia per pattugliare le proprie coste poteva essere equiparato a fare dei respingimenti di migranti, quindi a non garantire il diritto d’asilo, una pratica vietata dalla Costituzione; l’Aula aveva anche respinto gli emendamenti presentati dal PD, che chiedevano più garanzie sulle attività della Guardia costiera libica a bordo delle motovedette e in generale sul rispetto dei diritti umani in Libia.

Il decreto era stato proposto per «incrementare la capacità operativa delle autorità costiere libiche» nella sorveglianza e gestione dei flussi migratori: in altre parole, per bloccare i migranti diretti in Italia che partono dalla Libia, un paese che viene considerato da molti un “porto non sicuro”, cioè un posto dove vengono compiute sistematiche violazioni dei diritti umani. Nello specifico, prevede il trasferimento a titolo gratuito al governo libico di dieci unità navali CP classe 500 in dotazione alla Capitaneria di porto e due vedette da 27 metri classe Corrubia in dotazione alla Guardia di finanza, oltre che uno stanziamento per il 2018 di più di 2 milioni e mezzo di euro per la manutenzione dei mezzi e l’addestramento del personale di Tripoli. Sono provvedimenti in linea con quanto fatto dal precedente governo di Paolo Gentiloni, il primo a stringere accordi con la controversa Guardia costiera libica, accusata di essere legata ad attività criminali, tra cui il traffico di esseri umani.