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  • Giovedì 2 agosto 2018

Il governo britannico metterà da parte cibo e medicine in caso di mancato accordo su Brexit

Lo ha fatto capire il governo, suscitando qualche preoccupazione in vista dei negoziati che ricominceranno a settembre

(Matt Cardy/Getty Images)
(Matt Cardy/Getty Images)

Da qualche giorno nel Regno Unito si è cominciato a discutere di cosa succederebbe concretamente nel caso in cui il governo britannico e i negoziatori europei non trovassero alcun accordo per Brexit. Fra le altre cose, il governo britannico ha ammesso che si assicurerà che i cittadini britannici abbiano abbastanza cibo, e sta già lavorando affinché non manchino le scorte dei medicinali a breve scadenza.

Con o senza accordo, il Regno Unito inizierà il processo di uscita il 29 marzo 2019: gli eventuali disagi dipenderanno dall’ultima fase di negoziati, che riprenderà a settembre, ma a causa delle ultime tensioni nelle trattative l’ipotesi di un’uscita “disordinata” non è più così remota.

Oltre alle conseguenze a lungo termine – si parla di una contrazione di diversi punti del PIL nei prossimi anni – l’assenza di un accordo si farà sentire soprattutto nell’immediato. Al momento, ad esempio, il principale partner commerciale del Regno Unito è proprio l’Unione Europea. Dal porto di Dover, ben collegato alla Francia, passano ogni anno due milioni e mezzo di camion, che trasportano nei loro rimorchi il 17 per cento del valore complessivo dei beni commerciati nel paese. Nelle strutture del porto tutto è studiato per rendere più rapido possibile lo sbarco dei camion e l’immissione in autostrada: un carico che arriva dall’Unione Europea passa dalla stiva di una nave alla strada in circa otto minuti. Le merci che arrivano da altri paesi impiegano invece da 20 minuti a diversi giorni per passare il confine. In caso di mancato accordo, il Regno Unito si troverebbe fuori dal mercato comune europeo, che garantisce la libera circolazione delle merci, e dovrebbe trattare quelle che arrivano dall’UE come tutte le altre.

Limitazioni simili potrebbero verificarsi anche negli aeroporti, dove i problemi potrebbero essere perfino maggiori. Politico scrive che in caso di mancato accordo «i voli fra il Regno Unito e i ventisette paesi dell’Unione si interromperebbero immediatamente, perché le licenze di volo concesse dall’UE non sarebbero più valide, e le compagnie britanniche non avrebbero più il permesso di volare nei paesi comunitari».

Il disagio maggiore riguarderebbe probabilmente il cibo. In un articolo semiserio pubblicato qualche giorno fa, il Guardian ha dato indicazioni ai suoi lettori su quali cibi comprare, fra quelli che arrivano soprattutto dall’UE, per evitare di rimanere senza in caso di mancato accordo: «iniziate con l’olio d’oliva, la pasta, il pepe e il riso. Procuratevi anche le spezie come il chili e le erbe aromatiche, le acciughe e i pomodori». Per le medicine, dovrebbero esserci meno problemi: martedì scorso il segretario alla Salute, Matt Hancock, ha fatto sapere che il suo dipartimento si sta già occupando di mettere da parte dispositivi medici e medicine varie, soprattutto quelle a breve scadenza.

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