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  • Sabato 14 luglio 2018

Almeno 127 morti in due attentati in Pakistan

Durante due diversi comizi in vista delle elezioni, previste tra dieci giorni: nel più grave un attentatore suicida ha ucciso 123 persone

Militari pakistani nel luogo in cui è avvenuto l'attentato del 13 luglio 2018 a Bannu, in Pakistan (AP Photo/Abdul Haseeb)
Militari pakistani nel luogo in cui è avvenuto l'attentato del 13 luglio 2018 a Bannu, in Pakistan (AP Photo/Abdul Haseeb)

Sabato ci sono stati due attacchi terroristici in Pakistan, durante due distinti eventi della campagna elettorale in vista delle elezioni parlamentari del 25 luglio: sono morte almeno 127 persone, secondo le agenzie di stampa internazionali. L’attentato più grande, che ha ucciso almeno 123 persone, è avvenuto nella città di Dringarh, che si trova nella regione sud-occidentale del Belucistan: un attentatore suicida si è fatto esplodere durante un comizio del partito Belucistan Awami (BAP). Nell’attentato è morto anche Siraj Raisani, candidato all’assemblea regionale per il BAP.

L’altro attentato è avvenuto a Bannu, nella regione nord-occidentale di Khyber Pakhtunkhwa, durante un comizio dell’Associazione degli Ulam dell’Islam, un partito conservatore: almeno 4 persone sono morte e 19 sono state ferite. L’attentato non è stato compiuto da un kamikaze, ma attraverso una bomba azionata a distanza. Akram Khan Durrani, il politico che stava tenendo il comizio, è rimasto illeso.

Nessuno dei due attentati è stato rivendicato. Il Belucistan è una delle province storicamente più instabili del Pakistan, oltre a essere la più grande: ha una lunga storia di ribellioni e guerriglia portate avanti da diversi gruppi separatisti, ma ha avuto molti problemi anche per la presenza di al Qaida. Nelle ultime settimane c’erano già stati alcuni attacchi degli indipendentisti beluci in vista delle elezioni, e in passato nella zona di Dringarh il  gruppo armato jihadista Lashkar-e-Jhangvi aveva compiuto attentati che avevano colpito soprattutto musulmani sciiti diretti in pellegrinaggio in Iran. Il BAP ha annunciato che per tre giorni la campagna elettorale sarà sospesa per lutto.

Già lo scorso martedì in Pakistan c’era stato un attacco terroristico durante un comizio: era successo a Peshawar ed erano morte 20 persone, tra cui il politico Haroon Bilour del Partito Nazionale Awami (ANP), che si oppone ai Talebani. L’attacco era stato rivendicato dal gruppo Tehreek-e-Taliban (TTP), i cosiddetti talebani pakistani, che nel 2012 avevano ucciso anche il padre di Bilour, un altro oppositore del gruppo islamista. Anche nel 2013, prima delle ultime elezioni parlamentari, c’erano stati molti attentati: più di 158 persone erano morte complessivamente nelle sei settimane prima del voto, secondo i dati dell’organizzazione Pak Institute of Peace Studies.

Sabato sera è successa un’altra cosa importante in Pakistan, seppure non collegata. L’ex primo ministro Nawaz Sharif, condannato in contumacia a 10 anni di carcere per corruzione all’inizio del mese, è stato arrestato all’aeroporto di Lahore al suo rientro da Londra. Insieme a Sharif è stata arrestata anche sua figlia Maryam Nawaz Sharif, considerata da molti l’erede politica dell’ex primo ministro e a sua volta condannata a 7 anni di carcere. Per via delle condanne nessuno dei due si è potuto candidare alle elezioni del 25 luglio. I due sono tornati da Londra probabilmente per aiutare la campagna elettorale del loro partito, la Lega Musulmana del Pakistan. Migliaia di sostenitori dei due politici si erano radunati nell’area dell’aeroporto di Lahore in vista del loro arrivo, ma sono stati respinti dalla polizia. Gli Sharif sono stati portati nella prigione di Adiala, vicino a Rawalpindi.