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  • Giovedì 12 luglio 2018

Ci sono nuovi guai per il ministro dell’Interno tedesco

Horst Seehofer ha festeggiato l'espulsione di 69 afghani e ci ha anche scherzato sopra: poi uno di loro si è ucciso appena rientrato a Kabul

Il ministro dell'Interno della Germania, Horst Seehofer (Kay Nietfeld/picture-alliance/dpa/AP Images)
Il ministro dell'Interno della Germania, Horst Seehofer (Kay Nietfeld/picture-alliance/dpa/AP Images)

Circolano molte richieste di dimissioni in Germania verso il ministro dell’Interno, Horst Seehofer, in seguito al suicidio di una delle 69 persone di cui aveva disposto il rimpatrio in Afghanistan la scorsa settimana. Commentando l’espulsione, Seehofer aveva fatto una battuta facendo notare che i 69 afghani avevano lasciato la Germania proprio nel suo 69esimo compleanno. La dichiarazione è stata molto criticata, soprattutto quando lo stesso ministero dell’Interno ha dovuto confermare la notizia della morte per suicidio, in un centro di accoglienza di Kabul, di un ragazzo di 23 anni che aveva vissuto in Germania da quando ne aveva 15.

L’espulsione era avvenuta nell’ambito dell’inasprimento delle regole sulla gestione dei migranti decisa da Seehofer, e che in queste settimane ha portato a ripetuti scontri con la cancelliera tedesca Angela Merkel, sostenitrice di una posizione più aperta sul tema. Seehofer aveva minacciato le dimissioni nel caso in cui Merkel non avesse trovato un accordo con gli altri paesi dell’Unione Europea, in modo da rendere più semplici e condivisi i respingimenti al confine. La crisi era poi rientrata senza che Seehofer ottenesse molto, secondo la gran parte degli analisti, e il ministro dell’Interno tedesco aveva continuato a fare dichiarazioni molto dure e nette sui migranti, causando nuove difficoltà e malumori nella coalizione che sostiene il governo Merkel, messa insieme a fatica dopo l’esito incerto delle ultime elezioni e che comprende anche il Partito Socialdemocratico (SPD).

Secondo le informazioni fornite dal governo dell’Afghanistan, uno degli espulsi cui non era stato riconosciuto il diritto di asilo aveva 23 anni e aveva raggiunto la Germania quando ne aveva 15. Dopo l’espulsione e il suo arrivo a Kabul, era stato trasferito in un centro di accoglienza dove secondo le autorità locali si è ucciso. Le motivazioni non sono ancora chiare ma non si può escludere che abbia influito la prospettiva di vivere in un paese per lui straniero, visto che aveva vissuto in Germania fin da quando era adolescente, molto diverso dall’Europa e soggetto a continui attentati.

Proprio per la pericolosità della vita in molte aree dell’Afghanistan ancora in guerra, in passato Merkel aveva stabilito che il governo tedesco avrebbe espulso e rinviato in Afghanistan solamente i criminali e le persone considerate un pericolo per la Germania. Le cose sono però cambiate negli ultimi tempi, sulla base di nuove valutazioni sullo stato della sicurezza in Germania, su decisione del ministero dell’Interno tedesco. Le autorità di Amburgo hanno segnalato che il ragazzo morto in Afghanistan aveva comunque alcuni precedenti. Era stato accusato di furto, tentate lesioni personali e di violazione delle leggi sulle droghe. A Kabul era stato sistemato in un centro di accoglienza ricavato in un albergo, in attesa di essere trasferito nella provincia occidentale di Herat.

I politici appartenenti a quasi tutti gli schieramenti, fatta eccezione per i sostenitori di Seehofer e i membri del partito xenofobo e di estrema destra Alternativa per la Germania, nelle ultime ore hanno chiesto le dimissioni del ministro dell’Interno. Gyde Jensen del Partito Liberale Democratico, e a capo della Commissione parlamentare sui diritti umani, ha chiesto espressamente le dimissioni di Seehofer: “Chiunque festeggi 69 espulsioni per il proprio 69esimo compleanno sta facendo il lavoro sbagliato. Di quanti altri incidenti ha bisogno questa coalizione prima di decidersi a far dimettere il ministro dell’Interno? La misura è colma”. Per ora Merkel non ha fatto dichiarazioni sulla vicenda.

Seehofer è sempre stato molto severo sul tema dei migranti, ma negli ultimi mesi ha ulteriormente inasprito le proprie posizioni e in parte a fini elettorali. Il prossimo autunno la sua Unione Cristiano-Sociale (CSU), il partito fratello dell’Unione Cristiano Democratica di Germania di Merkel, dovrà affrontare elezioni locali molto importanti in Baviera. La CSU in questi mesi ha continuato a perdere consensi, a fronte dell’andamento molto positivo dei partiti di estrema destra, che per la prima volta dal dopoguerra potrebbero sottrarle la maggioranza assoluta dei seggi nel parlamento locale. Seehofer pensa che dimostrandosi intransigente e applicando politiche più severe contro i migranti possa recuperare consensi, dimostrando agli elettori di avere il tema dell’immigrazione tra le sue priorità.

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Dove chiedere aiuto
Se sei in una situazione di emergenza, chiama il 118. Se tu o qualcuno che conosci ha pensieri suicidi, puoi chiamare il Telefono Amico al 199 284 284 oppure via internet da qui, tutti i giorni dalle 10 alle 24.
Puoi anche chiamare i Samaritans al numero verde gratuito 800 86 00 22 da telefono fisso o al 06 77208977 da cellulare, tutti i giorni dalle 13 alle 22.
Chi risponde 24 ore su 24 è il numero del Portale Amico, lo 02 99 777, che si può contattare anche via chat qui il lunedì e il giovedì sera.