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  • Mercoledì 11 luglio 2018

Che novità ci sono dalla grotta in Thailandia

I ragazzi stanno bene, ma si è scoperto che si è evitato di poco un disastro e che uno dei soccorritori più importanti si trovava in Thailandia per caso

(Linh Pham/Getty Images)
(Linh Pham/Getty Images)

L’operazione di salvataggio con la quale sono stati estratti dalla grotta thailandese di Tham Luang i dodici ragazzi e il loro allenatore di calcio si è conclusa soltanto martedì, e sono ancora molte le cose che non sappiamo. Probabilmente le scopriremo nei prossimi giorni, quando verranno intervistati i soccorritori, l’allenatore e forse gli stessi ragazzi, che presumibilmente racconteranno di più di come hanno fatto a sopravvivere per oltre due settimane al buio, senza sapere per giorni se sarebbero stati ritrovati. Qualcosa però lo abbiamo già scoperto, a distanza di poche ore: per esempio che si è evitato un disastro soltanto per qualche ora, e che uno dei soccorritori più importanti si trovava in Thailandia per caso. Ci sono anche notizie rassicuranti sui ragazzi, e altre un po’ più preoccupanti su quello che sarà della grotta.

Come stanno
Mercoledì mattina lo staff medico che sta seguendo i 12 ragazzi e il loro allenatore ha tenuto una conferenza stampa. Stanno tutti bene, mangiano e digeriscono regolarmente: da questa sera potranno tornare a mangiare pasti “normali”. I ragazzi che presentano segni di infezioni polmonari sono sotto controllo, e non ci sono indicazioni di malattie contratte nella grotta. Nelle oltre due settimane in cui sono rimasti intrappolati hanno perso in media due chili.

Per ora le famiglie dei primi otto ragazzi estratti (quelli usciti nelle operazioni di domenica e lunedì) possono vedere i figli solo a due metri di distanza, e indossando una tuta speciale, per ridurre il rischio di infezioni.

Guarda anche: il primo video dei ragazzini thailandesi salvati dalla grotta

Qualche dettaglio in più su come si è svolta l’operazione
Michael Safi del Guardian, che ha seguito sul posto le operazioni, ha raccontato alcune informazioni un po’ più precise sullo svolgimento delle operazioni. Per più di otto ore al giorno, nei tre giorni dell’estrazione, una catena umana di soccorritori si è disposta lungo il percorso della grotta, per assistere passo per passo i sommozzatori con al seguito i ragazzi. La rapidità con cui è stato progressivamente possibile fare tutto il tragitto avanti e indietro è dipesa in buona parte dalla diminuzione del livello dell’acqua, dovuta al lavoro delle pompe. Inizialmente per percorrere il chilometro e mezzo dal campo base delle operazioni all’uscita ci volevano cinque ore, che sono alla fine diventate una sola.

Soldati thailandesi trasportano le bombole d’aria nei preparativi per le operazioni. (YE AUNG THU/AFP/Getty Images)

I ragazzi, con indosso le maschere speciali che rendevano più facile respirare sott’acqua rispetto alle normali valvole dei sub, sono stati trasportati su barelle nei pezzi del percorso all’asciutto. Ma in mezzo c’erano almeno tre passaggi che i sommozzatori hanno descritto come dei “sifoni a S”, lunghi tra i 10 e i 20 metri, attraverso i quali i ragazzi e i sub sono dovuti passare nuotando. Il passaggio più stretto è stato stimato da qualcuno come al di sotto del mezzo metro, ma Safi dice che era di circa un metro: in ogni caso troppo piccolo per farci passare le normali attrezzature da sub. I sommozzatori hanno dovuto attrezzarsi con un equipaggiamento speciale, e far passare le bombole sul proprio fianco, invece che sulla schiena.

I ragazzi erano sedati durante il percorso?
Sembra di sì, anche se non è ancora chiaro in che misura. Lunedì il primo ministro thailandese Prayuth Chan-ocha aveva detto che erano stati somministrati loro dei normali ansiolitici, per non farli agitare durante il viaggio aumentando i rischi per la loro incolumità. Jonathan Head di BBC News ha però scritto che un sommozzatore gli ha detto che i ragazzi non erano coscienti quando sono usciti dalla grotta.

Si è rischiato un disastro
Safi ha parlato con tre sommozzatori australiani che hanno partecipato alle operazioni, rimasti anonimi, che hanno raccontato di un rischio notevole corso poche ore dopo che gli ultimi ragazzi e l’allenatore erano stati estratti. Quando i sommozzatori e gli altri soccorritori erano ancora dentro alla grotta, a smantellare le attrezzature usate per le operazioni, la pompa principale per drenare l’acqua della grotta si è rotta.

I tre sommozzatori erano nella cosiddetta “Camera 3”, l’ambiente che ospitava il campo base delle operazioni a 1,5 chilometri dall’ingresso e a 1,7 chilometri dal punto dove sono stati trovati i ragazzi. All’improvviso hanno sentito urlare e hanno visto gli altri soccorritori correre verso l’uscita: il livello dell’acqua si stava alzando a vista d’occhio, ha detto un sommozzatore. I circa 100 soccorritori ancora nella grotta sono usciti nel giro di un’ora.

I tubi con cui è stata drenata l’acqua dalla grotta. (AP Photo/Sakchai Lalit)

Il dottore che è rimasto dentro fino alla fine
Si chiama Richard Harris, è australiano ed era in vacanza in Thailandia quando è arrivata la notizia del ritrovamento dei ragazzi. È andato sul posto per aiutare come volontario, essendo un sub esperto, ed è rimasto per tutti e tre i giorni delle operazioni insieme ai ragazzi, per assisterli. È stato lui a decidere l’ordine con cui fare uscire i ragazzi, e probabilmente a somministrare loro le medicine per affrontare il difficile e claustrofobico percorso. Harris è stato anche l’ultimo soccorritore a uscire dalla grotta, insieme ad altri tre sommozzatori: poco dopo, ha saputo che suo padre era appena morto.  

Attrazione turistica
Nella conferenza stampa alla fine delle operazioni, le autorità thailandesi hanno genericamente parlato della volontà di rendere la grotta di Tham Luang un’attrazione turistica in grado di accogliere i turisti di tutto il mondo. Dopo l’enorme esposizione mediatica delle ultime settimane, è in effetti prevedibile che molte persone, soprattutto appassionati di speleologia, vogliano visitarla, meglio se non nella stagione dei monsoni.

Ne aveva già parlato la scorsa settimana il responsabile dell’Autorità per il turismo thailandese a Chiang Rai, la città principale vicino alla grotta, mentre martedì Prayuth aveva sottolineato la necessità di aumentare le misure di sicurezza fuori e dentro alla grotta: «dobbiamo monitorare l’accesso e l’uscita. La grotta è diventata famosa in tutto il mondo: dobbiamo installare più luci all’interno e mettere segnalazioni», per «venire incontro alle attività turistiche».

Il film
La rivista di cinema Variety dice che la casa cinematografica Pure Flix Entertainment, specializzata in film di orientamento cristiano e per famiglie, sta cercando di ottenere i diritti per fare un film sull’operazione di salvataggio. Michael Scott, dirigente della società, vive in Thailandia per lunghi periodi e dice di aver assistito e aiutato durante le operazioni, e che sua moglie era cresciuta con Saman Kunan, il sommozzatore morto giovedì scorso durante i preparativi per l’estrazione.