Cosa prevede il “decreto dignità” sulla pubblicità del gioco d’azzardo

La vieta, in sostanza, ma non per tutti i giochi, non da subito e con altri criteri che fanno discutere

(Britta Pedersen/dpa)
(Britta Pedersen/dpa)

Il cosiddetto “decreto dignità“, approvato dal Consiglio dei ministri una settimana fa con lo scopo di combattere il lavoro precario, contiene anche alcune norme molto discusse sul gioco d’azzardo. In particolare il decreto vieta di sottoscrivere nuovi contratti per fare pubblicità a certi tipi di gioco d’azzardo. «Vietare la pubblicità al gioco d’azzardo è un passo storico di grande valore culturale», aveva detto Luigi Di Maio, capo politico del Movimento 5 Stelle e, in quanto ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, autore del provvedimento.

La norma che vieta la pubblicità del gioco d’azzardo è stata accolta con soddisfazione dalle associazioni che lottano contro la diffusione del gioco d’azzardo. L’Italia è uno dei paesi al mondo dove si gioca di più e, visto che a giocare sono spesso i più poveri e meno istruiti, diversi economisti hanno definito la spesa che finisce in giochi una “tassa volontaria” sull’ignoranza. Nel 2017 il settore ha fatturato circa 96 miliardi di euro, con una spesa netta per i giocatori (pari al denaro speso nel gioco, meno le vincite) pari a 20,5 miliardi di euro. Il decreto però ha anche incontrato l’opposizione delle società che si occupano di gioco d’azzardo e di coloro che dalle loro inserzioni pubblicitarie ci guadagnano, come le squadre di calcio (11 su 20 squadre di serie A ricevono sponsorizzazioni da società di gioco d’azzardo).

La Lega Serie A, che organizza il più importante campionato di calcio in Italia, ha scritto in un comunicato che le misure non sono “realmente efficaci” per arginare la ludopatia, cioè l’abuso patologico del gioco d’azzardo, e ha espresso “estrema preoccupazione” per gli effetti sulle squadre di calcio che rischiano di perdere importanti sponsorizzazioni. Il presidente della Lega, Gaetano Micciché, ha detto di essere «preoccupato per la tenuta occupazionale e lo sviluppo del calcio italiano e del suo indotto e per il rischio che si incrementi il ricorso al gioco d’azzardo clandestino».

Stefano Zapponini, presidente di Sistema Gioco Italia, l’associazione delle imprese del settore affiliata a Confindustria, ha detto: «Il nostro sistema non ha bisogno di divieti ma di riforme. È illusorio poter risolvere il problema delle patologie in questo modo. Quello che auspichiamo è l’apertura di un tavolo di confronto su un argomento che non può essere affrontato, come è stato fatto, con un decreto d’urgenza». Di Maio ha risposto alle critiche dicendo che anche se gli spiace «far arrabbiare qualche squadra di calcio», il punto è che «non si possono fare soldi sul gioco d’azzardo che sta mandando sul lastrico alcune famiglie». In un altro intervento ha rifiutato l’offerta di Sistema Gioco Italia di aprire una discussione sul tema.

Il decreto non è ancora entrato in vigore (qui avevamo spiegato perché è una stranezza) quindi di fatto è ancora possibile che le società del gioco d’azzardo si accordino per effettuare sponsorizzazione pluriennali che, una volta entrato in vigore il decreto, potranno continuare a funzionare regolarmente. Il decreto, infatti, stabilisce che sono vietati solo i nuovi contratti rispetto alla data di entrata in vigore del decreto stesso. La settimana scorsa era stato proprio un esponente del settore a ricordare a Di Maio questo rischio. Lo svedese Niklas Lindahl, direttore di LeoVegas Gaming Italy, aveva infatti rivolto a Di Maio cinque domande, tra cui una in cui chiedeva:

Nel Decreto è scritto che “Ai contratti di pubblicità in corso di esecuzione alla data di entrata in vigore del presente decreto resta applicabile la normativa vigente anteriormente alla medesima data”. Lei sa dirci quanti contratti di pubblicità pluriennali verranno siglati prima della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale di domani? Può veramente affermare che, grazie a questo Decreto, non ci sarà più pubblicità su giochi e scommesse nei prossimi anni, con contratti regolari?

Peraltro il decreto non è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale il giorno dopo l’approvazione, ma è ancora in attesa di pubblicazione. Quindi le società di gioco d’azzardo hanno avuto finora ben dieci giorni per sottoscrivere nuovi contratti di sponsorizzazione. La Roma, per esempio, ha sottoscritto martedì un contratto di sponsorizzazione fino alla stagione 2020-21 con la società di scommesse Betway. Nei prossimi anni, quindi, continueremo a vedere pubblicità di giochi d’azzardo e sponsorizzazioni, almeno fino a che i contratti in essere e quelli sottoscritti in questi giorni non arriveranno alla scadenza. A quel punto, se il decreto sarà ancora in vigore, non potranno più essere rinnovati.

Inoltre, ci sono problemi e discussioni anche per il modo in cui il decreto introduce il divieto. In particolare è stata molto criticata l’eccezione al divieto di pubblicità che il decreto prevede per le “lotterie differite nazionali”, ossia quei giochi a estrazione che non prevedono una vincita immediata. Si tratta principalmente della Lotteria Italia e dei giochi del Lotto e del SuperEnalotto: il primo gestito dalla società Lottomatica –posseduta al 52 per cento da DeAgostini – e il secondo gestito da Sisal.