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  • Martedì 3 luglio 2018

Un generale iraniano ha accusato Israele di “furto di nuvole”

L'accusa – un complotto per far sì che le nuvole dell'Iran non scarichino la pioggia – non è nuova, ma è completamente infondata

Una nave bloccata nei sali del lago Oroumieh, in Iran, a circa 600 chilometri a nord-ovest della capitale Teheran, aprile 2011 (AP Photo/Vahid Salemi, File)
Una nave bloccata nei sali del lago Oroumieh, in Iran, a circa 600 chilometri a nord-ovest della capitale Teheran, aprile 2011 (AP Photo/Vahid Salemi, File)

Il generale iraniano Gholam Reza Jalali, comandante della difesa civile del paese, ha parlato lunedì 2 luglio durante un convegno nazionale sulla protezione delle popolazioni e ha accusato Israele di «rubare le nuvole» all’Iran, e agire in modo che le nuvole che arrivano nel cielo iraniano non siano in grado di scaricare la pioggia. L’Iran sta affrontando una grave siccità.

L’ISNA, un’agenzia di stampa iraniana vicina al governo, ha riportato il discorso del generale: «I cambiamenti climatici in Iran sono sospetti», ha detto. E ancora: «L’interferenza straniera è sospettata di aver avuto un ruolo nel cambiamento climatico. Centri scientifici del paese hanno condotto uno studio su questo argomento e il loro risultato conferma questa ipotesi». Secondo quanto riportato da ISNA, il generale ha spiegato che «Israele e un altro paese della regione hanno squadre congiunte che lavorano per assicurare che le nuvole che entrano nel cielo iraniano non siano in grado di scaricare la pioggia». Il generale ha anche esplicitamente parlato di «furto di nuvole e di neve» e ha citato «un’indagine quadriennale» che mostrerebbe come oltre i 2.200 metri di altitudine tutte le aree di montagna tra l’Afghanistan e il Mediterraneo siano coperte di neve, eccetto l’Iran.

Da diversi mesi la siccità sta colpendo l’Iran, un paese con bassi livelli di precipitazioni annuali, con risorse idriche limitate e con un alto tasso di spreco d’acqua. L’eccessivo consumo di acqua non è una novità ed è in corso da diversi decenni: è causato dallo sviluppo economico del paese e anche dall’aumento della popolazione. L’opinione condivisa secondo cui l’acqua sarebbe poi una ricchezza data da Dio, e non un bene scarso e prezioso, ha aggravato la situazione. Nel paese l’agricoltura è responsabile di gran parte del consumo di acqua (utilizza il 92 per cento dell’acqua dolce del paese) e i sistemi di irrigazione tradizionali comportano un alto livello di spreco. Negli ultimi mesi la gestione del problema da parte del governo ha causato la rabbia degli agricoltori e diverse manifestazioni di protesta per chiedere un migliore approvvigionamento di acqua potabile.

Nel 2011 l’allora presidente dell’Iran Mahmoud Ahmadinejad, durante un discorso pubblico tenuto in occasione dell’inaugurazione di una diga, aveva rivolto un’accusa simile a quella del generale contro le nazioni occidentali: quella di «usare la loro tecnologia per forzare le nuvole a far cadere la pioggia sul loro continente: è questo che impedisce alla pioggia di cadere in altre regioni, come l’Iran». Il discorso si inseriva in quello più ampio – e molto ricorrente in Iran – secondo cui i paesi occidentali, guidati dagli Stati Uniti, organizzerebbero continuamente dei complotti per indebolire la repubblica islamica e impedire il suo sviluppo economico, e a loro si devono tutti i problemi del paese.

Il direttore del servizio meteorologico nazionale dell’Iran, Ahad Vazife, ha replicato al generale Jalali dicendo: «Probabilmente ha documenti su questo argomento di cui non sono a conoscenza, ma sulla base delle conoscenze meteorologiche, non è possibile per un paese “rubare” la neve o le nuvole». Ha anche aggiunto che se questo fosse possibile, «non ci sarebbe la polizia dell’acqua negli Stati Uniti, perché gli americani ruberebbero le nuvole da altri paesi». Qualche anno fa la California (stato in cui ci sono spesso grandi siccità) ha effettivamente istituito la cosiddetta”polizia dell’acqua”, incaricata di assicurare la conservazione delle risorse idriche dello stato. Secondo Vazife, l’Iran «soffre di una prolungata siccità, e questa è una tendenza globale», che non si applica solo al suo paese: «Sollevare questioni di questo tipo (come ha fatto il generale, ndr) non solo non risolve nessuno dei nostri problemi, ma ci impedirà di trovare le giuste soluzioni».