In Messico ha vinto López Obrador
Il candidato populista e di sinistra, che qualcuno aveva definito "il Trump messicano", ha stravinto le elezioni con più del 50 per cento dei consensi
Andrés Manuel López Obrador, conosciuto con la sigla Amlo, diventerà il nuovo presidente in Messico, dopo avere ottenuto il 53 per cento dei voti alle elezioni presidenziali di domenica, più del doppio del suo più vicino rivale. I risultati non sono ancora definitivi, ma la distanza dei consensi è tale che gli altri candidati hanno già ammesso la sconfitta e riconosciuto l’elezione di López Obrador, che però non si insedierà prima di dicembre.
López Obrador era considerato il grande favorito di queste elezioni: è un populista nazionalista di sinistra, ex sindaco di Città del Messico e leader del Movimento di rigenerazione nazionale (MORENA), partito nato intorno alla sua figura nel 2011. Si era già candidato alla presidenza del paese per due volte, nel 2006 e nel 2012, senza però ottenere i voti sufficienti per essere eletto. Nell’ultima campagna elettorale le sue critiche si sono dirette soprattutto contro il Partito rivoluzionario istituzionale (PRI), di orientamento centrista, nel quale lui stesso aveva militato da giovane e che ha governato il Messico ininterrottamente dal 1928 al 2000 e poi dal 2012 a oggi.
López Obrador ha 64 anni, parla in modo semplice e ripete molti slogan durante i suoi comizi. Quando descrive i suoi avversari nel mondo della politica e dell’imprenditoria usa spesso la parola “privilegio”, in senso negativo, così come “élite” e “mafia del potere”. Ha scritto un libro su Trump in cui ha espresso posizioni molto dure sul presidente americano – «Trump e i suoi consiglieri parlano dei messicani come Hitler e i nazisti si riferivano agli ebrei, proprio prima di intraprendere l’infame persecuzione e l’abominevole sterminio» – ed è visto dai suoi sostenitori come l’unica persona che potrebbe tenergli testa. I suoi elettori si trovano soprattutto nel sud più povero del Messico, dove la maggioranza della popolazione è indigena e dove l’economia agricola è stata devastata dalle importazioni di prodotti alimentari statunitensi.
Le promesse più importanti che ha fatto ai suoi elettori sono state la fine della corruzione dilagante e la riduzione della violenza e della povertà, anche se non ha specificato con che soldi avviare il massiccio piano di riforme che finora ha solo annunciato nelle sue linee più generali. Nel voto di domenica, López Obrador ha superato nettamente gli altri due candidati, Ricardo Anaya del Partito Azione Nazionale (PAN, di orientamento conservatore) e José Antonio Meade del PRI.